Forse è arrivato il momento dei buoni propositi, mai da fare il primo dell’anno perché come già detto una volta non ha senso, giacché il clima è uguale e i cambiamenti e le scelte importanti non si fanno mai con lo stesso tipo di abbigliamento addosso.
Ora che la temperatura si sta alzando forse ho bisogno di sistematizzare e quindi scrivere ed elencare un po’ di caos interiore per poter meglio organizzare tutto.
Gli stimoli fuori sono troppi e le cose belle e i pensieri felici si susseguono ma seguono e vengono inseguiti da certi inevitabili pensieri meno felici, le piccole ombre negli occhi che mi fanno guadagnare aggettivi come cupa e carina tra le peculiarità che mi contraddistinguono.
L’ultimo dei miei pensieri ora – o il primo di quelli fastidiosi – è tradurre e tentare ancora invano di capire una lingua che non mi piace, che non mi interessa che mi annienta un po’, mentre sulla scrivania i primi due libri per la tesi (uno nero, uno fucsia che creano una bella coppia cromatica) attirano l’attenzione insieme a tante idee da sistematizzare e scrivere. (Nuovo Mantra)
In più il sole diventa caldo ogni giorno che passa e ciò tendenzialmente mi porta a stare fuori (fisicamente parlando) e a pensare a terre lontane già viste e quelle Baltiche e Finlandesi da vedere fra qualche mese.
Ritorno a scrivere – senza velleità economiche sia chiaro (cit.) – ma questa volta qualcosa che finalmente non abbia a che fare con politici piccoli piccoli e beghe di quartiere. Scrivere come esercizio settimanale e discuterne in aula. Farlo senza peso, lievemente.
Energia che genera altra energia.
E poi ci sono le discussioni serie che se fatte al telefono arricchirebbero enormemente le compagnie telefoniche ma che in macchina hanno il sapore del vero e del futuro vicino.
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