Stasera (26 Luglio), alle ore 21 presso la Theaterkapelle (Boxhagenerstr. 99), sarà rappresentata la prima dello spettacolo “E.C.F.C – So verrückt waren wir” del collettivo AKR. Il volantino che pubblicizza l’evento ha suscitato in chi vi scrive una spontanea curiosità, perché si tratta di una chiara parodia dei manifesti che il DKP, partito comunista tedesco, ha utilizzato per le scorse elezioni. In quel Plakat erano rappresentati i profili di Marx, Engels e Lenin e la dicitura “i nostri consiglieri per la crisi”: la stessa scritta che sovrastava i profili di alcuni artisti del collettivo stampati sul flyer.
“Si tratta di un discorso immorale a proposito della lotta armata del passato, presente e futuro – un allestimento teatrale intimo, personale ed emotivo su cosa porti il terrorista, una sgradita vittima della società che lo ha in fin dei conti rifiutato, a diventare tale [...]” . Così l’enigmatica dicitura. A questo punto, non potevo far altro che presenziare al Presse Party organizzato presso la Theaterkapelle ieri sera, per cercare di fugare i numerosi dubbi che mi ronzavano in testa.
Partiamo dal luogo. La Theaterkapelle è una chiesa sconsacrata che sorge nella Boxhagener Strasse, affianco ad un cimitero. Il legame tra il camposanto ed il teatro è forte, tanto che ogni due settimane occorre smontare tutto per far posto ai funerali, che si svolgono tutt’ora al suo interno. Forse è per questo che l’edificio appare tragicamente maestoso, affascina ed incute una sorta di timore reverenziale. Non a caso, è proprio da qui che i ragazzi del collettivo cominciano: “in un certo senso, questo posto ci ha dato l’impulso per ricominciare a fare del teatro” ci spiega Domenico Catano.
La storia di E.C.F.C. è infatti travagliata: “nel 2008 abbiamo cominciato a scrivere il pezzo, che abbiamo messo in scena un anno dopo in Italia, in due contesti molto diversi: un concorso in piena regola ed una festa della liberazione. In entrambi i casi la rappresentazione non è piaciuta. Nel primo caso siamo stati tacciati di simpatie eversive, nel secondo di fare proselitismo”. I ragazzi spiegano questo iniziale fallimento con il loro modo dissacrante di affrontare un argomento come quello degli anni di piombo, che pur essendo stato già analizzato presenta ancora dei lati tanto oscuri quanto delicati. “Abbiamo osato giocare con un tabù, e il pubblico non ha capito: erano convinti che fossimo simpatizzanti di ciò che mostravamo sul palco”, continua Domenico. “A quel punto, siamo stati tentati di lasciar perdere”.
Poi l’incontro con la Theaterkapelle nel 2010, e le numerose rappresentazioni in Germania che hanno fornito ai ragazzi una soddisfazione maggiore di quella raccolta in terra natia: “Il pubblico tedesco ha reagito diversamente, ha capito l’ironia e l’intento più profondo del nostro lavoro” afferma Aurora Kellermann. Dal 2010 lo spettacolo si è evoluto nella forma (in italiano e tedesco) e nel contenuto, grazie al suo carattere cangiante che gli permette di adattarsi al luogo nel quale viene rappresentato. Secondo momento di una trilogia cominciata con “Antigone”, esso è tuttavia giunto a quella che si può definire una forma “finale”, che conclude un lungo lavoro di ricerca.
Per l’occasione, il collettivo si è avvalso della collaborazione degli attori Lorenzo Pennacchietti e Andreas C. Meyer, che affiancano Maria Laura de Bardi e Aurora Kellerman sul palco. “Ci siamo trovati subito a nostro agio con i ragazzi di AKR”, affermano le due new entries, “perché qui i componenti del gruppo non lavorano in diversi compartimenti stagni, la suddivisione dei ruoli è labile e c’è una tendenza orizzontale che rende la collaborazione e la reciproca influenza più facile”. Secondo Meyer inoltre, “qui non si respira l’aria di concorrenza e competitività tipica dei teatri statali tedeschi, c’è una maggiore condivisione di intenti”.
Lo spettacolo sembra dunque presentare numerosi punti di interesse, perché si propone di affrontare un tema scomodo in una maniera inconsueta e provocatoria, senza intenti storici o descrittivi. Inoltre, visti i tempi che corrono, l’estremismo politico è un argomento che presenta un forte carattere di attualità. In momenti di crisi simili a quello che stiamo vivendo negli ultimi anni, la storia ci insegna come parti più o meno ampie della società considerino, per convinzione politica o mancanza di alternative, la lotta armata come una possibile soluzione.
Riccardo Motti