Un libro , in questi giorni in libreria,che insinua una sorta d'interrogativi intelligenti.
Mi riferisco al saggio del gabonese Jean Pin(foto in basso), uomo politico africano,che è stato oltre che ministro degli Esteri del Gabon anche presidente della Commissione dell’Unione Africana (UA) dal 2008 al 2013.
Un libro che per adesso dobbiamo leggere solo in francese, non essendo stato ancora tradotto in italiano.
Tema di fondo dell’argomentare di Jean Pin, di padre cinese e di madre gabonese, è una disamina critica e una conseguente severa valutazione di quanto non sia stato affatto positivo per la Libia e tutta l’Africa sub sahariana l’eliminazione dalla scena politica del colonnello Gheddafi.
Quei bombardamenti della NATO che hanno fatto migliaia di morti innocenti, potevano forse essere sostituiti, alla vigilia della crisi del 2011, da forme di mediazione diplomatiche ?
E’ ciò che si chiede e ci chiede il “consumato” uomo politico.
L’Unione Africana (UA) aveva, in effetti, gli strumenti per farlo, sostiene Pin.
Si poteva ricorrere,ad esempio, ad una transizione condivisa e, successivamente magari a una elezione con l’ausilio di una supervisione internazionale.
Non è detto che sarebbe stata una passeggiata ma valeva la pena provare.
Come abbiamo avuto modo di constatare, invece, le conseguenze di quelle atrocità gratuite, messe in piedi, a suo tempo, per annullare il “demone” Gheddafi, il nemico “numero Uno” degli USA, in seguito hanno prodotto in Libia soltanto una crisi difficile da sanare.
Una crisi, che non cessa e che è sotto gli occhi di tutti, ancora oggi, e il cui prezzo peggiore lo sta pagando in particolare la popolazione civile.
Una lettura questa che, ancora una volta, fa riflettere sui danni enormi dei conflitti in cui si fa ricorso alle armi. E , implicitamente, invita, specie per l’Africa, a fare la scelta di altri percorsi, che non siano solo aggressivi tout court.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)