Ecomafia: l’Italia fa un passo indietro

Creato il 20 maggio 2011 da Amandacastello2010

Lo schema di decreto legislativo con cui, ad aprile, il governo ha dato seguito all’obbligo imposto dall’Unione europea di tutelare penalmente l’ambiente rappresenta un’occasione mancata per una “riforma di civiltà”: inserire nel codice penale i delitti contro l’ambiente.

L’Italia presenta fenomeni di ecomafia e di criminalità ambientale gravissimi e il recepimento delle direttive 2008/99 e 2009/123 avrebbe potuto essere l’occasione per porre rimedio alla situazione attuale di norme solo contravvenzionali.

Si parla di eventi di gravità estrema: i delitti ambientali in forma organizzata, l’inquinamento ambientale, il danno ambientale e pericolo per l’incolumità pubblica, il disastro ambientale, l’alterazione del patrimonio naturale (flora e fauna), il traffico illecito di rifiuti, la frode ambientale, il ravvedimento operoso.

Ma nel testo approvato di tutto ciò non c’è traccia e i reati ambientali continuano a rientrare tra le contravvenzioni, con sanzioni irrilevanti, tempi di prescrizione bassissimi, l’impossibilità di usare adeguati strumenti investigativi e di chiedere rogatorie internazionali.

Il provvedimento evita all’Italia di incorrere in un’ennesima procedura d’infrazione, senza, però, cogliere appieno lo spirito della direttiva europea.

Il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza ha dichiarato: “Una riforma efficace sarebbe quella che prevede pene reclusive crescenti in base alla gravità degli illeciti, dal danno ambientale al delitto di ecomafia o di frode ambientale. A fronte della sistematica aggressione al nostro patrimonio ambientale è stata elaborata, invece, una legislazione penale blanda, inefficace e priva di fattispecie delittuose. Così come lascia perplessi la mancata condivisione dell’iter di recepimento con associazioni, forze dell’ordine, magistrati e tutti coloro che si confrontano ogni giorno con i limiti di questa normativa”.

La sola novità degna di rilievo è l’introduzione nel nostro ordinamento della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, che finalmente saranno chiamate a rispondere con il proprio capitale per i reati ambientali.

La direttiva 2008/99, inoltre, non prevede nulla per i reati nell’ambito del ciclo del cemento. Così la legislazione italiana, non elaborando niente di specifico, lascia senza un’adeguata tutela il paesaggio e la fragilità geomorfologia e urbanistica dei territori, mentre tutela chi costruisce abusivamente, perché non punibile con la reclusione.

Non crediamo che questo si possa considerare un comportamento civile, che dà rilievo all’incalzante attenzione che il singolo presta al luogo in cui abita e nel quale vuole che i propri figli crescano.

E’ importante che alle spalle del cambiamento che stiamo vivendo e che è sotto gli occhi di tutti, ci sia una legislazione forte che non permette sgarri!


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