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Economics for dummies/1

Da Iomemestessa

Che poi non è che perchè una rincorre i casi suoi, debba disinteressarsi per forza del mondo. Anzi, tutto il contrario. Che, si sa, l’osservazione della realtà offre spunti e idee imprenditoriali non necessariamente secondarie.

Mi son letta, con calma, le renziane proposte. Che qui, mica siam come i grillini, il cui unico scopo è demolire (ma proposte, in realtà, Grillo&Casaleggio, sin qui, poche).

Tutta roba condivisibile, quella di Renzi, per carità. Che il Paese abbia bisogno di ristrutturarsi, è questione ovvia quanto annosa. Ma questo produrrà effetti, se va bene, a medio-lungo termine. E per quel momento, il sistema-paese sarà morto stecchito.

C’è una sola cosa che dicono sia Grillo che la Lega, che ha un fondamento logico. E passa per l’uscita dall’Euro. Solo che non la sanno argomentare, essendo dei populisti del cazzo, ed avendo come base elettorale, di media, gente che si concentra massimo per sessanta secondi, neppure consecutivi (i leghisti soprattutto).

Uscire dall’Euro non è una passeggiata di salute, è ovvio. Ma potrebbe essere la soluzione. L’Italia sta giocando ad un tavolo che non si può permettere. Per dare un’immagine, è come stare al tavolo verde avendo finito le fiches. L’errore fu fatto a monte. Nella smania per entrare (che restar fuori pareva uno smacco) abbiamo accettato condizioni che non eravamo (e non siamo) in grado di ottemperare. Dare la colpa alla Merkel, sarà pure terapeutico, ma è ingiusto. Era lo standard ad essere fuori dalla nostra portata. Bastava fare come gli inglesi, e restarne fuori.

Paradossalmente, tra Italia, Portogallo, Spagna e Grecia, l’unica che si gioverebbe senza se e senza ma dell’uscita dall’area Euro, è proprio l’Italia. E forse il Portogallo. Una fuoriuscita ci consentirebbe di ricominciare il vecchio gioco della svalutazione della liretta, che per anni ha fatto da traino e colonna portante della nostra economia. Come cazzo credete che siano esistiti gli anni ’80? Si fondavano su un export impressionante. In doppia cifra costante. Altro che made in Italy. Non prendiamoci per il culo. il nostro ruolo è sempre stato quello dei cinesi d’Europa (le fabbrichette della Brianza copiavano, bene le idee degli altri). Il comparto tessile, manifatturiero, della meccanica di precisione produceva un prodotto decoroso, a volte perfino molto buono, ad un prezzo che, al tasso di cambio, era straordinariamente concorrenziale. E noi potevamo far finta di essere ricchi. Poi certo c’era l’Olimpo di cui si riempiva la bocca il craxismo (gli stilisti, la Milano da bere, etc). Ma le colonne erano il tessuto di piccole imprese scopiazzanti, che l’euro ha azzoppato, e non poteva essere altrimenti.

In Spagna, per contro, l’economia è sempre stata di carta (finanza, commercializzazione) con poca industria, molta agricoltura, molta edilizia, turismo a pacchi. Un’uscita dall’euro non cambierebbe eccessivamente la situazione, anche se probabilmente il comparto turismo, svalutando tornerebbe a volare. In Grecia, i problemi strutturali sono, e sono stati, ben altri. Un paese di 11 milioni di abitanti in cui il 65% della forza lavoro è composta da dipendenti pubblici, rende chiaro che l’unica risorsa di quest’economia è il turismo e qualche multinazionale (marginale). Non esiste null’altro. O comunque pochissimo altro. Il Portogallo, è in crisi da talmente tanto tempo, che si son abituati e non gliene fotte. Stanno bene così. Non son ricchi ma hanno una qualità di vita (inteso come tempi e spazi per sé) che soddisfano quel tipo di Paese e cultura.

Precisiamo. Non sto dicendo che uscire dall’euro sarà indolore. Bisogna mettere in conto una svalutazione del 40% (mediamente) dei nostri risparmi. Ma va anche detto che la BCE dovrà renderci, in qualche modo, i conferimenti di questi anni. Perchè se è vero che non adempiamo ai criteri, è vero anche che l’italia non ha chiesto nè prestiti nè aiuti, pertanto dispone ancora della piena titolarità del denaro conferito.

A quanti sostengono che questo è un anacronismo storico, oppongo le scelte più conservatrici degli inglesi (che col senno di poi avevano capito se non tutto molto) e quelle più logiche della Polonia, che appartiene all’area senza averne adottato la moneta (e infatti in Polonia si può transare con doppia valuta, euro, se vuoi, o zloty, comunque).

Non credeo che uscire dall’Euro rappresenti una sconfitta, deve essere invece vista come una sfida e come uno stimolo a far riprendere un economia, che, siamo oggettivi, non può ripartire solo attraverso cunei fiscali e detassazione del lavoro dipendente.

Che fra l’altro, serve a un cazzo, scusate il francesismo. Perchè attualmente molta parte del lavoro dipendente è sulla schiena dell’INPS attraverso gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione, mobilità, etc). Il che significa che i contributi non li paga nessuno (i famosi contributi figurativi, figurativi nel senso che figurano senza che nessuno abbia esborsato).


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