Economics for dummies/4

Da Iomemestessa

Se la Grecia uscirà o meno dall’Euro, con tutto quel che ne consegue, lo scopriremo alla fine di questa settimana.

Detto ciò, ed indipendentemente da quel che accadrà quando scorreranno i titoli di cosa, alcune considerazioni sono d’obbligo.

Anzitutto, la Grecia dall’indipendenza (1830) ad oggi è andata in default 7 volte. Troppe, per essere un caso. In realtà è il risultato di comportamenti reiterati nel tempo e mai modificato, oltre che di debolezze strutturali del sistema Paese.

La Grecia è uno dei Paesi più corrotti d’Europa, per certo il più corrotto di quello che era un tempo il ‘blocco occidentale’, e mi riferisco solo ed esclusivamente della pubblica amministrazione. Anche nel privato la corruzione è regola. E non per sentito dire. Chiunque si occupi di export, piuttosto che occuparsi del mercato greco si farebbe volentieri investire da un TIR tale è il fetore (e nonostante il nostro essere italiani, peraltro).

Il 60% della popolazione attiva è impiegata nella pubblica amministrazione, che, di fatto, è l’unica entità produttiva dello Stato. Non occorre essere fini economisti per comprendere quanto questo incida sulla competitività del Paese.

Il comparto produttivo propriamente detto è insignificante, e si riduce sostanzialmente ai notissimi armatori che lo Stato ellenico da sempre coccola senza che questo porti alcun beneficio. Le tasse, quelle poche che pagano, le pagano all’estero, dove, con l’aiuto di valentissimi consulenti esportano i loro ingenti capitali. Del tutto legalmente, ça va sans dire.

Non che l’Europa sia stata inappuntabile nella vicenda. Perchè resta da capire con che criterio sia stato permesso alla Grecia di allargare la propria base debitoria sino ai livelli attuali. Fermo restando che quello è un Paese che avrebbe dovuto uscire dall’Euro molto prima e, peraltro, neppure entrarci.

Se il farlo entrare faceva parte di una valutazione politico/economica che valicava i (ristretti) margini di manovra dei trattati, ha poco senso lamentarsene ora. Anche se si può affermare con sufficiente convinzione che senza la devastante crisi economica (globale) di questi ultimi otto anni, il problema Grecia sarebbe rimasto ben occultato sotto il tappeto ancora per molto tempo.

Ma l’Europa, è, poi, così iniqua?

Tsipras propone

– una tassa del 12% per quelle imprese che realizzano utili superiori ai 500.000 euro l’anno. Cioè gli armatori di cui sopra che pagano (pur legalmente) le tasse all’estero. Possiamo ridere, ridiamo.

– di aumentare la corporate tax dal 26 al 29% per quelle imprese che realizzano utili in Grecia. A parte che vale per pagare tasse sugli utili occorre produrli (gli utili) vale la pena menzionare che in Italia la pressione fiscale sugli utili di impresa è al 65,8% (con la Francia al 64,7 e la Spagna al 58,6). e comunque ribadisco, in un sistema produttivo come quello greco è una misura inutile indipentemente dall’aliquota.

– di mantenere gli sconti sull’IVA nelle Isole (sull’aliquota del 23% uno sconto del 30%). Peccato che la maggior parte degli scambi ivati li generi il turismo, fenomeno prettamente isolano.

– Si rende disponibile a rivedere l’età pensionabile, elevandolo a 67 anni a partire dal 2022 (inzialmente dal 2025) e a 62 per chi ha 40 anni di contributi. In Italia uomini e donne andranno in pensione (nel privato) a 66 anni e 7 mesi già dal 2018, e potranno chiedere l’anticipo laddove abbiano maturato 42 anni di contribuzione. Questo tipo di impostazione è peraltro condivisa dalla maggior parte dei Paesi europei. Non è un abuso nei confronti del popolo greco, ma un mero dato di fatto che accomuna i greci agli italiani, agli spagnoli, ai tedeschi ed agli olandesi (per dirne alcuni). I danesi, peraltro, se la passano peggio e gli tocca lavorare un anno di più.

Soprattutto rifiuta:

– i tagli alla difesa (ne accetta per 200 mln e non per i prescritti 40 milioni)

– ma soprattutto (sembra una fesseria, ma è altamente significativo)  accetta di di riformare le regole per le licenze per gli investitori, ma non di farlo sotto la supervisione della Banca Mondiale. E qui torniamo, se volete, alla piaga della corruzione. Chi controlla il controllore? Nessuno. E perchè tanta acrimonia nei confronti del controllore? Ah, saperlo.

Confondere la situazione greca con quella italiana è un errore. La posizione italiana nasce più sfumata, e si origina, soprattutto, dalla cronica incapacità di riformarsi che ci affligge da sempre che non dalla sua incapacità di onorare le scadenze. Paradossalmente, pur nelle molte difficoltà, siamo stati gli unici, tra i Paesi a rischio, a non attingere a fondi di emergenza, e a continuare a pagare le nostre quote come da accordi. E pure a rimborsare le quote di interessi sul debito pubblico. certo non ce l’avremmo fatta senza la BCE, potrebbe sostenere qualcuno. Ma d’altronde la BCE, quando giocò pesante col nostro spread per levarsi Silvio B. dai coglioni, si riprese tutto e pure con gli interessi.

Il lavoro sporco della trojka in Italia lo fece Monti con l’avallo di Napolitano. Una trojka travestita, perchè l’Italia ha troppo peso per poterla commissariare come una Grecia.

Il nostro vero limite, in ogni caso, è l’esserci dotati (ed è colpa nostra, non solo loro) di una classe politica tanto imbecille quanto corrotta.

In questo, però, i Greci sono stati assai ben più fessi di noi, e dopo essersi affidati per anni alla famiglia Papandreu (gente che ai nostri corrotti faceva una pippa, per dire) si è fatta prendere per il culo dalle idee, dalla bella presenza, dallo stile giovane e dai proclami di Tsipras e Varoufakis. Che non si capisce se sono imbecilli, criminali o ambo le cose.

Hanno condotto la trattativa che peggio non si poteva.

Durante la trattativa non hanno mai dato la sensazione di lavorare per un accordo, animati dalla (falsa) convinzione che l’Europa fosse terrorizzata dal Grexit. E qui hanno dimostrato la loro pochezza. L’Europa era terrorizzata dall’uscita della Grecia dall’Euro nel 2012. Mentre la crisi picchiava duro. Mentre Italia e Spagna traballavano pesantemente. Soprattutto mentre non esistevano ancora strategie di uscita.

Ma ora? Ora la BCE ha preso le sue contromisure. Il crollo dell’Euro ha dato nuova spinta all’export. L’economia in Spagna ed in Italia si è riavviata (per quanto stentatamente), ma soprattutto sono stati iniettati nelle banche quattrini sufficienti ad evitare il rischio contagio.

Li ricordate tutti quei fondi che venivano iniettati nelle banche per far ripartire il credito alle imprese? E che invece alle imprese non sono mai arrivati? Ecco, il sosetto che quei fondi servissero a depurare le banche dai titoli tossici del debito greco e a preparare l’uscita dei Greci dall’euro è fortissimo.

E ora, l’ineffabile duo, Tsipras e Varoufakis, che ha giocato la propria partita sulla pelle dei Greci ha spostato la responsabilità della scelta sui greci stessi, in nome di un’idea di democrazia che non condivido e così riassumibile. ‘Tu mi hai delegato a trattare. Io non sono riuscito a portare a termine la trattativa. Ora decidi tu, popolo’ Che sarebbe anche un formato interessante di partecipazione diretta se:

a. tu non mi facessi decidere in un termine brevissimo, mentre i bancomat mi erogano 60 Euro al giorno, e il Paese si muove in uno spazio sospeso tra limbo e panico.

b. la coerenza sia una bella cosa, ma non necessariamente un valore. Quando guidi un Paese anche la capacità di correggere in corsa il tiro ha una valenza. Soprattutto se sei in grado di argomentare a chi ti ha votato la ragione

c. un governo lo si elegge per assumersi delle responsabilità, fare il referendum era un’idea lodevole, ma tre mesi fa. Che a febbraio, si era già capito l’andazzo.

Si aggiunga che, in questi mesi, mai hanno dato l’idea di cercare un rilancio della Grecia, ma solo di ambire a nuovi fondi per tirare a campare. Peraltro con un piglio da bulletti poco adatto alle circostanze.

Come finirà lo diranno le cronache e lo racconteranno un giorno i libri di storia. A noi non resta, in questi giorni d’estate che assistere sconfortati alla sconfitta dell’ideale europeo in senso più ampio. Un’ideale europeo, però, che è stato tradito da tutti, dall’Eurogruppo e dalla BCE, ossessionati dai bilanci e dimentichi delle persone. E dalla Grecia, che mai come in questi giorni è parsa interessata solo a prendere e mai a dare.

Aggiungo solo che le richieste finali dell’eurogruppo, quelle commentate sopra non sono né crudeli né inique ma sono applicate dalla maggior parte dei Paesi europei inclusi quelli dell’ex-blocco dell’est. Smettiamola quindi con la litania dei tedeschi cattivi. Che loro, le loro riforme, se le sono fatte da soli ed obtorto collo dieci anni fa per pagare i costi della riunificazione. E qualche risultato, quelle riforme, lo hanno apportato.


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