Magazine Diario personale

Economics for dummies/6

Da Iomemestessa

Sì, lo so, è lunedì. Ma oggi il lunedì film cede il passo a economics for dummies, che la politica italiana è meglio di un film, e l’attitudine di tirare per la giacchetta incolpevoli economisti è una sceneggiatura già troppe volte vista.

Intanto una constatazione. Io capisco che un telegiornale dura una trentina di minuti, e non ci si può dilungare troppo, ma certe spiegazioni prenderebbero, si e no, dieci secondi, e renderebbero il quadro più chiaro a molti senza bisogno di troppe chiavi di lettura. L’assenza di queste spiegazioni, personalmente, la vivo come un generare confusione in maniera fraudolenta.

Fraudolenza o meno, la qualità dell’informazione economica che viene veicolata nel corso di un telegiornale è di livello talmente basso da rasentare l’imbarazzante. Se siete seguaci della Signora in giallo o di Law & Order, seguite pure il vostro telefilm preferito senza residui sensi di colpa. State perdendo molto, molto poco.

Nell’ultimo fine settimana almeno due economisti (veri) sono stati tirati gettati nell’agone dai 5 stelle e dai transfughi della sinistra PD.

Uno, Keynes, è morto e non ci può far nulla, l’altro, Stiglitz, quello vivo, non escluderei possa esprimere le sue rimostranze (d’altronde già lo fece con Fratelli d’Italia e il Front National quando tentarono un’operazione analoga a quella dei pentastellati).

Più che altro, nel grande bar sport che è la politica italiana, i riferimenti a Stiglitz e Keynes paiono più un riempirsi la bocca e un crearsi referenti economici che un ragionamento politico-economico espresso in modo coerente.

Keynes era un sostenitore dell’intervento dello Stato nell’economia. Il resto, moltiplicatore keynesiano, curve IS-LM, propensione marginale al consumo, domanda aggregata, sono tutte, permettetemi, pippe adatte agli addetti ai lavori. E un modo per evitare che l’opinione pubblica si formi un giudizio.

La teoria keynesiana garantisce la piena occupazione. E’ ovvio, ma diciamolo, che lasciare libertà di spesa allo stato, per occupare pienamente la forza lavoro, significa drogare l’economia indipendentemente dalla domanda.

Adesso proviamo un esercizio, leggete ad alta voce le righe a seguire e cronometratevi:

Keynes è un sostenitore dell’intervento dello Stato nell’economia. La teoria keynesiana garantisce la piena occupazione. Se si lascia libertà di spesa allo stato, per occupare pienamente la forza lavoro sarà sufficiente drogare l’economia indipendentemente dalla domanda, in questo modo tutti lavoreranno ed avranno un reddito. Questo ovviamente aumenterà il debito pubblico.

Io mi sono cronometrata: 14 secondi. E sono ragionevolmente più lenta di uno speaker professionista. L’informazione di cui sopra è del tutto neutra, illustra, né più né meno, il pensiero di Keynes. Senza giudizi di valore. Possiamo dire che un’informazione del genere è più completa di ‘i transfughi del PD vogliono un approccio economico fondato sulla teoria keynesiana’? Possiamo ammettere che per una parte degli ascoltatori la teoria keynesiana è un enorme buco nero?

Perchè ammettiamolo, è giusto che un telegiornale non dia giudizi.

I giudizi, allora, diamoli qui. Keynes era un teorico. Ed anche un grandissimo economista. La teoria keynesiana portò gli Stati Uniti e il mondo fuori dalla crisi del ’29. Fin qui tutto vero.

Ma durante la seconda crisi economica, quella degli anni ’70, l’applicazione delle teorie keynesiane aggravò la crisi. Perché? Perché erano cambiate le condizioni di partenza. C’era un cartello che governava il prezzo delle materie prime (in primis il petrolio). Come da manuale, governi incrementarono come sempre la spesa pubblica per uscire dalla crisi. Teoria keynesiana appunto. Partendo dall’assunto che, se aveva sortito effetti una volta, li avrebbe sortiti sempre.

Peccato che, variate le condizioni di fondo, l’unico risultato fu un incremento dell’inflazione e nessuna crescita del PIL. Quel grazioso fenomeno che prenderà nome di stagflazione (stagnazione+inflazione).

E comunque, anche quando funziona, il sistema keynesiano, genera un debito che prima o poi pagheranno le generazioni future. Praticamente la fotografia dell’economia italiana (e non solo) oggi.

Quindi Fassina e gli altri facessero il favore santo, la piantassero di riempirsi la bocca di nomi altisonanti per tirare su quattro voti in croce. Per fare le scarpe a Renzi, dovrebbero solo mettersi a lavorare. Seriamente.Evidenziando le (molte) pochezze del Premier ed i parecchi inciampi che ha sin qui collezionato. E lasciassero in pace Keynes.

Stiglitz, invece, porello, è diventato il nuovo vate dei Cinque Stelle. Intanto, caso mai, qualcuno l’avvisasse della fine che han fatto tutti quelli che l’han preceduto, Rodotà in testa. Che lì, se non sei d’accordo col capo, finisci al muro (e alla gogna mediatica) tempo zero.

In realtà, Stiglitz l’hanno cooptato perchè con Occupy Wall Street, la sua fuoriuscita dalla Banca Mondiale e i suoi interventi ‘contro’ è assurto a campione di certo antagonismo.

Quel che nessuno dice, però, é che Stiglitz non ha mai fornito alcuna ricetta per uscire dalla crisi. Intanto perchè non è il mestiere suo. Stiglitz è un grande microeconomista. E infatti il Nobel, nel 2002, l’ha vinto, in condivisione, per il suo contributo alle asimmetrie informative. La distinzione tra micro e macro-economia non è capziosa come i grillini vogliono far intendere. Un saltatore in lungo e un saltatore in alto fanno entrambi atletica nella categoria salto, ma nessuno si sognerebbe mai di considerarli intercambiabili.

Il vero dato di fatto, e in questo Stiglitz è profondamente pentastellato, é che il suo approccio macroeconomico è sempre stato demolitorio e critico. Questo non funziona, quell’altro non funziona. Eh, complimenti vivissimi. Lo potevamo dire gratis anche noi. Ma una ricetta anticrisi? Ecco, sulle ricette è sempre stato molto più cauto. Perchè non ne ha sostanzialmente. E anche le sue posizioni no-Euro sono molto più sfumate di quanto venga normalmente propagandato. E’ critico, certo, ma non ha mai parlato di fine dell’Euro a differenza di altri. Probabilmente perchè sa di trovarsi di fronte ad un processo irreversibile. Ed è per quello che, non essendo uno sciocco si è sfilato rapidamente dall’abbraccio mortale di Fratelli d’Italia e del Front National.

Questo non significa che stiglitz non dica cose assolutamente condivisibili. Quando critica il FMI ed le istituzioni finanziarie mondiali afferma cose largamente condivisibili, sia nel merito che nell’analisi. Ma basare le proprie convinzioni macroeconomiche su Stiglitz ha un vizio di fondo. L’assenza di una teoria macreconomica che da Stiglitz derivi. E questo è un vizio senza uscita.

La politica italiana dovrebbe smetterla di produrre fumo negli occhi, e i mezzi di informazione di propagandare questo fumo come se fosse Verbo. La realtà, molto più misera, é che questa crisi ha messo in ginocchio tutto senza eccezioni perché ad oggi nessuno ha ancora intercettato la Variabile, quella con la V maiuscola, quella che, unica, rappresenta la chiave di volta del problema.


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