Gli Stati Uniti "lasciano" l'America del Sud al Brasile. È l'analisi fatta dal settimanale Economist che fotografa il progressivo abbandono dell'amministrazione Obama dall'impegno di aprire una nuova e "più matura" era nelle relazioni con il subcontinente.
Concedendo al Brasile spazi di manovra più ampi per consolidare il suo ruolo di leadership nell'area, Washington mantiene "influenza e interessi vitali nella regione", scrive l'Economist, ma dispute politiche interne e antiche diffidenze verso alcune capitali hanno finito per affievolire la voce della Casa Bianca. La testata cita il mancato pagamento della quota annuale di iscrizione all'Osa (Organizzazione degli Stati americani), frutto dei tagli ad alcuni capitoli di spesa in politica estera voluti dall'opposizione dei repubblicani: "Ai conservatori non è piaciuto l'atteggiamento del segretario generale, il socialdemocratico José Miguel Insulza", si legge nell'analisi. Al politico cileno viene contestato il forcing per reinserire Cuba nell'organismo e la scelta di sospendere l'Honduras dopo che i militari avevano costretto l'ex presidente Manuel Zelaya, sempre più vicino alle posizioni neosocialiste rappresentate dal venezuelano Hugo Chavez, a lasciare il paese. Ostaggio della "battaglia "politica interna" anche i Trattati di libero commercio tra gli Usa, la Colombia e Panama, strumenti cui tengono molto i paesi latinoamericani, non solo per i risvolti economici ma anche per gli strumenti in materia di politiche migratorie e di contrasto alla criminalità. Come risultato, scrive l'Economist "il Brasile spesso occupa uno spazio maggiore in gran parte dell'America del Sud".Fonte : Il Velino