Anche quest’anno la classifica delle città italiane “smart” (più vivibili e sostenibili, per usare una dicitura non anglofila) vede il Nord primeggiare con ben 8 città nella top ten (e 17 nelle prime 20). I risultati affiorano come di consueto dal Dossier “Ecosistema Urbano” di Legambiente, la ricerca sulla vivibilità ambientale (giunta alla sua ventiduesima edizione e riferita ai dati completi relativi all’anno 2014) effettuata dall’associazione in collaborazione con l’istituto di ricerche Ambiente Italia e il Sole24Ore.
L’insieme degli indicatori selezionati per compilare la graduatoria copre cinque principali componenti ambientali presenti all’interno di una città: aria, acque, rifiuti, mobilità, energia. Tali indicatori consentono di valutare sia i fattori di pressione e la qualità delle componenti ambientali, che la capacità di risposta e di gestione ambientale. Dall’allineamento ed incrocio di tali indicatori emergono i dati capaci di definire il “ranking” della vivibilità delle città capoluogo di provincia italiane.
A laurearsi città leader con riferimento a tali requisiti è Verbania (Piemonte) davanti a Trento e Belluno. Dai risultati appare netta la “forbice” tra Nord e Sud della Penisola, con Bolzano che segue il terzetto di testa e, sul lato opposto della classifica, la Sicilia che mette a segno le performance peggiori (Messina, Agrigento, Palermo e Catania) insieme alla Calabria (Vibo Valentia è al quartultimo posto).
Scarica qui il dossier integrale di Legambiente “Ecosistema Urbano”.
Uniche eccezioni al dominio in classifica delle città settentrionali sono Macerata (che si posiziona al quinto posto), Oristano (la sorpresa sarda che conquista il sesto posto) e Cosenza (eccezione del sud all’undicesimo posto). In generale, ad ottenere migliori risultati sono le città piccole (al di sotto degli 80mila abitanti): tra le grandi, invece, l’unica virtuosa è Venezia, all’ottavo posto, mentre Firenze è alla posizione 43, seguita da Bologna (50), Milano (51), Bari (66), Roma (83), Torino (84) e Napoli (90).
Verbania raggiunge il top della classifica con il punteggio di 82,75, ad una certa distanza dall’empireo dei pieni voti. Anche le realtà meglio posizionate collezionano infatti qualche insufficienza: ad esempio Verbania ha una bassa offerta di trasporto pubblico, Belluno ha un alto tasso di motorizzazione, Trento destina poco spazio ai pedoni.
Il quadro generale ravvisato dal Dossier di Legambiente si caratterizza per una tendenziale staticità, con lievi passi in avanti sotto alcuni profili: meno Comuni hanno quest’anno oltrepassato i limiti sul fronte degli inquinanti, mentre la raccolta differenziata si appresta a crescere nelle nostre città (media 44%), pur al di sotto degli obiettivi europei (65% ). Va anche detto che le condizioni meteo (l’estate 2014 è stata particolarmente piovosa) e ultimi strascichi della crisi (meno acquisti d’auto, circolazione e consumi comunque contenuti) hanno chiaramente giovato all’ecosistema urbana. Si apre ora il grande campo da gioco della qualità urbana, con la palla che passa alle amministrazioni locali e alla loro capacità di innovare e pensare la città del futuro.
Leggi e compara i dati relativi all’indagine dell’anno scorso.
Il segno del cambiamento è il “marker” ricercato proprio Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente: “Ci sono altri miglioramenti, in particolare sul fronte delle rinnovabili e dei rifiuti, a dimostrazione che l’economia circolare ha nelle città un suo punto di forza e di reale insediamento nel sistema Italia – scrive Cogliati Dezza sul Sole24Ore di ieri -. Il bubbone nero rimane la mobilità. Qui nulla si muove (tranne isolate eccezioni, prima fra tutte Bolzano, che comunque dimostrano che qualcosa si potrebbe fare!) sia nel trasporto pubblico che nel modal share, con alcune gravi conseguenze: il tasso medio di motorizzazione dei comuni capoluogo italiani continua a crescere, anche se di poco; l’innovazione in questo settore, che pure all’economia circolare potrebbe dare un grande contributo, rimane insignificante; lo smog continua a provocare effetti devastanti che si scaricano sul sistema sanitario e sul benessere delle persone”.
“Non basta a smuovere le politiche – prosegue il numero uno di Legambiente -, occorre capire qual è il contesto in cui ci muoviamo e quali sono i fattori di cambiamento che possono funzionare da volano per migliorare le città (…). C’è un mondo che chiede cambiamento, che là dove può se lo inventa, che quando c’è l’offerta da parte delle istituzioni lo abbraccia con entusiasmo e che così facendo crea lavoro e sostiene l’innovazione”.