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Ed Miliband detta il segno

Creato il 09 luglio 2013 da Danemblog @danemblog
Ed Miliband oggi alla St. Bride’s Foundation ha probabilmente segnato un passaggio epocale: lo svincolo, il taglio del legame, del cordone ombelicale, che lega il Labour party ai sindacati.
Legame fisico, non soltanto culturale come dalle nostre parti, perché l'opzione opt-out, è una specie di silenzio/assenzio in base al quale gli iscritti ai sindacati finiscono automaticamente tesserati ai laburisti, contribuendo per di più con 3 fucking pound annuali al finanziamento delle casse del partito.
Ci sarà modo di tornare a commentare i risvolti di quel che è successo o meglio succederà. Intanto voglio riportare per intero tutto il discorso che Red Ed ha fatto oggi.
Sono qui oggi per parlare di come possiamo costruire un tipo differente di politica. Una politica radicata in ogni comunità del paese. E che raggiunga persone attraverso ogni sentiero della vita. Questo è quello che intendo per «One Nation». Un paese dove ognuno faccia la sua parte. Una politica aperta. Trasparente. E di cui si abbia fiducia. Esattamente l’opposto della politica che abbiamo visto recentemente a Falkirk. Una politica chiusa. Una politica di macchinazione. Una politica che giustamente è odiata.
Quello che abbiamo visto a Falkirk sono gli ultimi spasmi della vecchia politica. E la ragione per cui Falkirk è così nociva è che contribuisce alla sfiducia nella politica. La gente pensa che si faccia politica per se stessi. Non per ottenere fiducia. Non per essere creduti. E ogni volta che qualcosa come Falkirk accade, va a confermare i peggiori sospetti della gente. E come Labour – il partito della classe lavoratrice – abbiamo una speciale responsabilità ad impegnarci per una politica migliore. E perciò voglio costruire un Labour migliore. E una politica migliore per la Gran Bretagna. E questo è quello che farò.
Faremo questo forgiando un partito adeguato al ventunesimo secolo e non al ventesimo secolo, nel quale il Labour è nato. Bisogna capire che viviamo in un mondo dove gli individui legittimamente rivendicano di esprimersi con la propria voce. Dove i partiti devono andare oltre i loro stessi affiliati. E dove il nostro partito, sempre, deve identificarsi con il paese, diverso, che vogliamo servire. Rappresentando l’interesse nazionale. Edificando una politica migliore attraverso un partito che sia ben radicato in ogni comunità e in ogni esperienza di vita.
Cento anni fa i sindacati aiutarono a fondare il Labour. Decennio dopo decennio, da Neil Kinnock a John Smith a Tony Blair, abbiamo cambiato questa relazione. E la nostra generazione, se vuole costruire una nuova politica, deve fare di più, e non di meno, affinché ogni singolo membro dei sindacati faccia parte del nostro partito.
Tre milioni di dipendenti, infermieri, ingegneri, autisti di bus, lavoratori edili, del settore privato o del pubblico: il problema non è se questi lavoratori comuni, uomini e donne, condizionino il Labour. Il problema è che non sono fino in fondo parte di quello che noi facciamo. La stragrande maggioranza di queste persone non sono iscritte alle sezioni locali. Non sono attive nelle nostre campagne. Dobbiamo invertire il senso. I lavoratori devono essere il cuore del nostro partito.
Le nostre relazioni con i membri dei sindacati devono cambiare. I sindacati hanno risorse politiche per ogni campagna o attività che intendono promuovere. Questi fondi sono disciplinati da una legge, approvata negli anni ’80, ed è previsto che si possa scegliere di non prendere questi contributi se non si vuole che il denaro venga speso in attività politiche (il cosiddetto opt-out).
Non dobbiamo cambiare questa legge o il diritto dei sindacati ad avere questi fondi. Piuttosto io voglio cambiare il modo in cui i singoli membri dei sindacati sono affiliati al Labour attraverso questi fondi. Al momento, spesso risultano automaticamente affiliati. Non voglio che per affiliarsi al Labour si paghi questa sorta di tassa, a meno che non si scelga deliberatamente di farlo. I sindacalisti devono poter scegliere di aderire al partito attraverso questa tassa, e non deve valere l’affiliazione automatica.
Nel ventunesimo secolo non ha senso iscriversi a un partito, se non quando si sceglie di farlo. Gli uomini e le donne dei sindacati devono essere in grado di fare scelte individuali, più attive, in relazione alla loro possibile membership nel partito. Sarebbe meglio per loro, e per il nostro partito.
Tutto questo potrebbe accrescere il numero di iscritti, da 200mila a una cifra maggiore. Radicarsi genuinamente nel paese, nell’esperienza di più persone. Ho un messaggio ai milioni di aderenti ai sindacati attualmente iscritti al Labour: con questi cambiamenti vi invito a stare al centro di quello che questo partito realizza, giorno dopo giorno, a livello locale. Cambiamo insieme le nostre comunità e il nostro paese.
Muoverci verso questo sistema ha implicazioni importanti, storiche, sia per i sindacati che per il partito. E bisogna perseguirle. Sarò chiaro sulla direzione verso cui dobbiamo andare. Ho chiesto a Ray Collins, ex segretario generale del Labour, di guidare il lavoro che renderà concreto questo cambiamento. E guarderà anche alle altre riforme che sto per proporre oggi.
Una nuova politica inizia con il vibrare del nostro partito. Questo rende necessario che, alle elezioni, ci siano candidati propriamente scelti e realmente rappresentativi del paese. È quello che stiamo facendo come partito. Questo avviene perché negli ultimi anni abbiamo intrapreso passi per avere più candidati da settori solitamente sottorappresentati. E perché abbiamo riposto un’enfasi sul fatto di avere come candidati più lavoratori comuni. E perché abbiamo le liste femminili, che hanno trasformato la rappresentanza femminile in Parlamento, attualmente al 33%, ma destinata a crescere.
Sono incredibilmente orgoglioso di quanti candidati brillanti abbiamo selezionato per il Labour. Coloro che hanno servito nelle forze armate e nella sanità, imprenditori di successo, insegnanti scolastici, dipendenti dei negozi: tutti selezionati per rappresentare il Labour alle prossime elezioni. Gente proveniente da ogni sentiero della vita. Ma dobbiamo assicurarci che ogni processo selettivo avvenga nella maniera più equa possibile. Non è quello che abbiamo visto a Falkirk. Dunque, vedremo un nuovo codice di condotta per chi aspira a essere selezionato come parlamentare. E osservarlo sarà la condizione per chi intende presentarsi come candidato del nostro partito.
Come forza che crede così solidamente nelle pari opportunità, non possiamo permettere, inoltre, che una parte del partito sia capace di mescolare le carte in modo da favorire un candidato su un altro, semplicemente tramite la spesa di denaro. Eviteremo che questo avvenga. Questo è il motivo per cui imponiamo urgentemente nuovi limiti di spesa per la selezione dei parlamentari, per far sì per la prima volta che tutta la spesa provenga da organizzazioni esterne. E questo varrà anche per le elezioni europee o per le primarie per la leadership.
Una nuova politica concerne la diversità dei candidati, da più background, scelti in modo trasparente. E riguarda la fiducia nei membri del Parlamento. Così come sono orgoglioso dei nuovi candidati, sono fiero dei nostri rappresentanti in Parlamento. Tutti loro servono localmente il partito. Tutti loro sono responsabili verso le loro circoscrizioni elettorali e verso il paese. Questo è il modo in cui agiscono.
Diversi membri del Labour hanno accordi con i sindacati. Questi accordi aiutano a predisporre campagne che localmente interessano la gente del posto, i lavoratori. Voglio che sia assolutamente chiaro che questo è il luogo più adatto per intese come queste. Consentire campagne locali, dalla violenza contro i dipendenti dei negozi, alla promozione dell’apprendistato. Queste cose aiutano il nostro partito a restare connesso con i bisogni dei lavoratori.
Ma questi accordi necessitano di una regolamentazione appropriata.
Quindi d’ora in avanti, il Labour stabilirà accordi standard per collegi elettorali con ciascun sindacato, in modo che nessuno possa più asserire che gli individui subiscono pressioni a livello locale.
E c’è un altro nodo che tutti i partiti devono sciogliere, se vogliamo ricostruire la fiducia nella politica. Ed è ora di parlarne di nuovo.
Il nodo è quello della ricerca di lavori ulteriori, esterni, che a volte permettono di ricevere salari più alti di quello che si riceve come parlamentari. Decenni fa, essere un parlamentare era spesso visto come un secondo lavoro. Le sedute del Parlamento iniziavano nel pomeriggio, per permettere di poter svolgere un altro lavoro la mattina.
Abbiamo cambiato tale approccio. Ma un problema permane, come recenti episodi riguardanti lobbying e lavori esterni ci hanno mostrato.
La grande maggioranza dei Parlamentari ha adempiuto ai proprio obblighi in modo corretto, rispettando le regole. E sollevare la questione non getta alcuna ombra su ciò.
Ma dobbiamo porci delle domande sulle regole. Il problema del secondo lavoro esterno dei parlamentari è stato discusso, ma non affrontato nel modo corretto, per un’intera generazione.
Gli inglesi si aspettano che i loro rappresentanti in Parlamento li rappresentino, e rappresentino la nazione, nessun altro. Capiscono che i parlamentari abbiano bisogno di mantenersi in contatto con il mondo oltre a Westminster, e che scriveranno sempre articoli e terranno sempre discorsi. Ma può essere giusto che le regole permettano loro di guadagnare centinaia di migliaia di sterline dalla pratica privata dell’avvocatura, quando si suppone siano parlamentari? O da aziende esterne, senza una qualsiasi forma di regolamentazione? Cambieremo le cose nella prossima legislatura.
Questo perché credo che come minimo ci debbano essere nuovi limiti ai guadagni da lavori esterni, così come accade in altre nazioni. Che ci debbano essere nuove regole sul conflitto di interessi.
Gli inglesi devono essere sicuri del fatto che i loro rappresentanti in Parlamento lavorino per loro.
Essere un parlamentare non dovrebbe essere un lavoro extra. È un privilegio ed un dovere. E le regole devono riflettere tale condizione. Chiedo anche agli altri leader di partito di rispondere a questa richiesta di cambiare il sistema.
Farò quindi tutto ciò che è in mio potere per potere avere partiti locali differenti, candidati selezionati in modo equo, per chiarire una volta per tutte che la lealtà dei parlamentari va al loro collegio elettorale ed alla nostra nazione. 
Ma mentre operiamo tali cambiamenti, dobbiamo riconoscere che una nuova politica deve costantemente creare un dialogo con sempre più persone. Viviamo in un’epoca totalmente differente da quella della fondazione del Labour.
In Gran Bretagna oggigiorno è sempre meno probabile che le persone aderiscano ai partiti politici. È più probabile che si concentrino su singole questioni. E giustamente, pretendono un tipo di politica aperto, piuttosto che chiuso. Ecco perché il Labour sta diventando sempre più un’organizzazione comunitaria. Che guida e partecipa a campagne individuali, dal salario minimo alle chiusure delle biblioteche alle campagne contro l’usura legalizzata.
So che tanti di voi qui oggi sono pionieri di questo tipo di iniziative, e vi faccio i miei più sentiti complimenti per questo.
Mentre ridisegniamo il nostro Partito guardando al futuro, dobbiamo sempre attribuire il giusto valore ai componenti del Partito.
Ed io lo faccio.
Ma attribuire valore ai membri del partito non può essere una scusa per escludere la voce del più ampio pubblico. Da quando sono diventato leader del Labour, abbiamo aperto il processo di creazione di policy, e aperto il partito ai sostenitori registrati. Persone che non vogliono essere membri del Labour ma che condividono i nostri obiettivi.
Ma io voglio andare oltre. Se dobbiamo ricostruire la fiducia nel nostro sistema politico, dobbiamo fare di più per coinvolgere i membri del pubblico nei nostri processi decisionali. Dobbiamo fare ancora di più per aprire il nostro modo di fare politica.
Propongo quindi che per le prossime elezioni per la carica di Sindaco di Londra il Labour organizzi delle primarie per la selezione del candidato.
Qualsiasi londinese dovrebbe poter votare, tutto quello che dovrà fare sarà registrarsi come sostenitore del Labour in qualsiasi momento fino al momento del voto. E Ray Collins sarà incaricato di giudicare la fattibilità di esportare quest’idea anche altrove. In modo che nelle prossime elezioni parlamentari, al momento dell’uscita di un parlamentare il cui partito locale ha subito un calo, una sessione di primarie possa essere maggiormente rappresentativa come processo di selezione. Voglio sentire quello che il Labour a livello locale pensa di questa idea. Perché tutti noi sappiamo che ci sono parti della nazione dove questo processo potrebbe portare nuove energie al nostro partito.
Per poter conquistare fiducia, dobbiamo anche cambiare il modo nel quale il sistema politico della nostra nazione è finanziato. Ripeto qui la mia proposta: tra i cambiamenti dovremmo inserire un tetto massimo alle donazioni da parte degli individui, delle aziende e dei sindacati. Chiedo che gli altri leader di partito riaprano urgentemente le discussioni su come si possa rendere trasparente il modo nel quale finanziamo la nostra politica. E se non lo faranno, allora il prossimo governo Labour inizierà di nuovo quel processo.
Ciò che ho proposto oggi sono grandi cambiamenti al modo in cui facciamo politica. Non vi è spazio all’interno del nostro partito per cattive prassi, da qualsiasi parte esse vengano.
Sono determinato ad ottenere un Labour che operi in modo equo, trasparente, aperto.
Sono determinato a sostenere l’integrità del nostro partito.
E che esso dialoghi con tutta la nazione.
Queste riforme non sono però semplici aggiustamenti di ciò che era sbagliato nel nostro partito. Sono molto di più.
Troppo spesso i partiti politici sono visti come completamente distaccati dalla vita delle persone. Dato che credo fortemente che il Labour debba essere in modo definitivo una forza rilevante, dobbiamo cambiare tale situazione.
Dobbiamo ottenere un partito non di 200mila, ma di molte, molte più persone.
Dobbiamo ottenere un partito con candidati con differenti background, che rispondano ai loro collegi elettorali.
Dobbiamo ottenere un partito che riesca in qualsiasi modo a dialogare con il popolo britannico, anche attraverso le primarie.
Attraverso questi cambiamenti riusciremo a cambiare in meglio la Gran Bretagna.
Tutto nella nostra storia dimostra che il cambiamento non viene da poche persone ai vertici. Il cambiamento si verifica quando le brave persone si riuniscono e lo pretendono. Ma per rendere possibile tale cambiamento, abbiamo bisogno di quelle persone nel nostro partito. E dobbiamo poter parlare anche a quelli che sono al di fuori del nostro partito.
Per poter costruire davvero un movimento.
Un movimento che renda possibile cambiare le cose nelle comunità in tutta la nazione.
Un movimento che cambi la Gran Bretagna.
Questo è ciò in cui io credo.
Questo è ciò che sapevano i fondatori del nostro partito.
Questo è ciò che vogliono ottenere le riforme.
Questo è il partito che vorrei costruissimo.
Queste è il modo nel quale renderemo nuovamente la Gran Bretagna una Nazione Unica.

Per la traduzione: Europa

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