Oggi le edicole scioperano e dalle 8 della mattina in poi [*] non verranno venduti i quotidiani. Vedremo a fine giornata quale sarà stato l’effettiva adesione alla protesta per una categoria che non brilla certo per compattezza ma comunque vada credo sia giusto parlarne.
È giusto parlarne perché i media, gli editori contro i quali la protesta è indirizzata, ovviamente ne parlano poco e nulla.
È giusto parlarne perché negli ultimi cinque anni 10mila edicole hanno chiuso. Un fenomeno che ha un impatto sociale rilevante sia per le famiglie direttamente coinvolte che indirettamente poichè molto spesso le edicole sono lanterne, punti di riferimento e di aggregazione nelle periferie delle città, nelle migliaia di piccoli paeselli di cui è composta l’Italia.
È giusto parlarne perché per le 10mila famiglie — e per tutte quelle che ahimè verranno — non è previsto alcun ammortizzatore sociale contrariamente a quanto avviene per le altre categorie coinvolte — giornalisti e poligrafici –in questa crisi senza fine.
È giusto parlarne perché è doveroso dare voce ai “peones dell’editoria” che lavorano 80 ore alla settimana e, complice la crisi delle editoria, che editori e tutta la filiera distributiva [per una ricarica telefonica l’aggio è del 2%, per un biglietto autobus 4%, noccioline] scaricano sull’anello debole della catena, i negozi “puri”, solo edicole, non portano a casa neppure mille euro al mese nel silenzio assoluto dei media.
È giusto parlarne perché è bene che si sappia che gli edicolanti lavorano in base ad un accordo del maggio 2005 scaduto ormai da 5 anni e mai rinnovato, riveduto.
È giusto parlarne perché un ampliamento della distribuzione, sia esso attraverso la liberalizzazione degli esercizi commerciali autorizzati alla vendita di giornali [altra ragione della protesta] che attraverso altri canali quali il digitale, non è condizione sufficiente di per se stessa a garantire un aumento delle vendite. Si tratta dell’ennesima chimera, dell’ennesimo abbaglio da parte degli editori, come ampiamente dimostrato.
È giusto parlarne perché le edicole, forse non tutti lo sanno, garantiscono da sempre “libertà di trattamento”, garantiscono che qualunque giornale, di qualsiasi visione politica, sia distribuito capillarmente attraverso quella che è una rete di diffusione e vendita senza pari. Condizione essenziale per un vero pluralismo dell’informazione. Cancellare o favorire la scomparsa delle edicole farebbe dell’Italia, un paese meno democratico e più povero. Intellettualmente e culturalmente.
È giusto parlarne perchè la sopravvivenza delle edicole, e dunque di quella che ad oggi resta in tutto il mondo la maggior fonte di ricavi per l’industria dell’informazione, passa attraverso la modernizzazione del sistema di distribuzione e vendita della stampa quotidiana e periodica il cui obiettivo è anche quello di assicurare una adeguata certificazione delle copie distribuite alle quali, tra l’altro, dal 2013 sono legati i finanziamenti statali, come stabilito dal decreto legge di metà maggio dell’anno scorso, successivamente convertito con alcune modifiche dalla legge 16 luglio 2012, n. 103, recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonche’ di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicita’ istituzionale. Ambito d’intervento per il quale la roadmap prevedeva il lancio a metà 2014 e del quale non si hanno invece notizie certe ad oggi.
È giusto parlarne perché anche di “edicola italiana”, il progetto multi-editore di cui si parla da quasi due anni per la vendita di copie digitali, il cui lancio era stato annunciato per la primavera di quest’anno, non si hanno notizie. Ennesimo segnale, evidenza del torpore di un settore che continua a fondarsi su proclami pour cause in assenza una visione strategica.
È giusto parlarne, last but not least, perchè a questo tema ho dedicato tempo scrivendo un libro che credo resti di assoluta attualità a 18 mesi dalla pubblicazione e che, in accordo con l’editore, mi offro di regalare [ma volendo costa solo 2,99€] all’attuale Presidente della FIEG, al Sottosegretario Lotti ed a tutti coloro che sono, a vario titolo, coinvolti, affinchè questo immobilismo che brucia ingenti risorse cessi di essere.
COPYRIGHT INFORMANT
[*] Le edicole scioperano dalle 8 della mattina affinchè le copie non vengano distribuite ad edicole che non aderiscono vanificando l’iniziativa. In pratica si apre, si mette [quasi] tutto in resa e si va a casa. Per chiarezza.