Il mercato delle costruzioni sta cambiando faccia. Tra il 2006 e il 2013, infatti, il valore complessivo della produzione del mercato delle costruzioni si è ridotto del 32%; gli investimenti in nuova edilizia residenziale sono crollati del 58,7% e il giro di affari del mercato immobiliare si è ridotto, a causa del crollo del numero delle compravendite e dei prezzi, del 60%.
(donnegeometra.it)
A causare questo sembra sia stata la crescita dell’attività di manutenzione e di recupero del patrimonio esistente sul totale del valore della produzione, che è aumentato di oltre 11 punti percentuali. La crescita dell’attività di recupero è dipesa, da un lato, dalla pesante riduzione degli investimenti per le nuove costruzioni, crollati in termini assoluti e a valori correnti, da 85 miliardi di euro del 2006 a meno di 51 nel 2013; dall’altro, dalla crescita dell’attività di manutenzione, rinnovo, recupero, che è passata, sempre in valori correnti, dai 106,5 miliardi di euro del 2006 ai 115,1 del 2013. Questi sono alcuni dei dati che emergono da una ricerca del Cresme presentata in occasione del Forum RI.U.SO03 promosso da Ance, Consiglio Nazionale Architetti e Legambiente.
La ricerca lancia anche l’allarme per lo spreco energetico: l’Italia spende 45,2 miliardi di euro ogni anno per consumi termici ed elettrici negli 11,8 milioni di edifici residenziali, 1,3 miliardi nelle 52mila scuole e 644 milioni nei 13,7mila edifici pubblici. La sfida lanciata in occasione del Forum è quella di sviluppare una strategia dedicata a quei segmenti del patrimonio oggi più deboli dal punto di vista energetico e maggiormente energivori: quel 49% di edifici per uffici pubblici che ha più di 70 anni, quel 35% di scuole con il vetro singolo fra quelle costruite più di 50 anni fa. Le risorse da destinare al risparmio energetico non possono più essere considerate come spese ma come investimenti.
Nel 2013, sostiene il Cresme, il valore della produzione delle costruzioni è stato pari a 173,5 miliardi di euro (comprensivi degli investimenti in impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili ed escluse le spese per i trasferimenti di proprietà), mentre la spesa per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio esistente, che comprende anche l’efficientamento energetico, è ammontata a 115,1 miliardi di euro, pari al 66,4% dell’intero mercato delle costruzioni. E se a questi vengono aggiunti i 7,5 miliardi dieuro degli investimenti in fonti energetiche rinnovabili, si supera il 70% del valore delle costruzioni.
Dunque, negli anni 2000 la crescita del valore della produzione del mercato del recupero e dell’efficientamento energetico, oltre a quello delle fonte energetiche rinnovabili, è stata sostenuta dalle misure fiscali volte ad agevolare queste attività. Si tratta di una delle poche politiche industriali di settore che, pur caratterizzata da continuità faticosa, ha segnato un intero periodo economico. E se gli effetti degli incentivi sul mercato non sono stati secondari, anche per lo Stato i conti non sono stati negativi.
Sempre nel 2013, gli incentivi per la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica sono ammontati a 19 miliardi di euro pari al 42% del residenziale, di cui 14,5 miliardi gli investimenti incentivati per la ristrutturazione edilizia e 4,5 quelli per la riqualificazione energetica.