Edimburgo, Highlands e Isole Ebridi: un viaggio in Scozia segnato dalla delusione

Creato il 08 settembre 2013 da Nonsoloturisti @viaggiatori

Sono un grande appassionato della Gran Bretagna, e sono ormai diversi anni che io e la mia compagna Giovy viaggiamo in quelle isole alla loro scoperta. Dopo avere visitato Inghilterra, Galles ed Isola di Man, quest’anno abbiamo deciso di esplorare un po’ di Scozia: Edimburgo, le Highlands e le Isole Ebridi. Purtroppo devo riconoscere che ho trovato questo viaggio un po’ deludente, e la Scozia un po’ troppo mitizzata e sopravvalutata.

Tutte le toilette pubbliche sono a pagamento. Pare (l’ho letto in un cartello) per una legge emanata dal Parlamento locale. Se può essere comprensibile per le stazioni ferroviarie, è perlomeno irritante negli altri casi. Il personale non dà resto e le macchinette cambiamonete non ci sono praticamente mai, quindi senza spiccioli o la fate per strada, o entrate in un pub. A proposito: fuori dai grandi centri abitati è difficilissimo trovare un pub. E quelli che ci sono, a dire la verità, non sono granché.

Ad Edimburgo, prima tappa, iniziamo già bene in aeroporto: tra attesa per parcheggiare l’aereo e avere la scaletta, file bibliche alla frontiera e bagagli che non si capisce se arrivano o no sul nastro indicato, passano circa due ore prima che possiamo uscire dallo scalo. La capitale scozzese è bellissima, ma troppo costosa: alloggi alle stelle (B&B a 30-40 £ in più a notte rispetto al resto del Paese), 16.00 £ per l’Edinburgh Castle, 12.95 £ per 45 minuti nei sotterranei di Mary King’s Close (senza potersi fermare da nessuna parte, e con divieto di fotografare). Nella cattedrale di Saint Giles vendono libri e cartoline direttamente in chiesa, e fanno pagare il permesso per le foto e l’ingresso ad una cappella interna.

Inverness, la presunta “capitale delle Highlands” in cui facciamo base per alcuni giorni, è in realtà un luogo piuttosto anonimo e deprimente. Brutte facce e locali dozzinali si trovano un po’ dappertutto, e sembra la periferia di un centro industriale. A Inverness non c’è molto da fare, a parte passeggiare sul fiume e visitare un museo dedicato al kilt. Nel castello, che è uno dei suoi simboli, non si può entrare perché sede di polizia. Troviamo però due bei pub: probabilmente, penso io, sono lì per sbaglio.

Mentre Loch Ness e Urquhart Castle sono una gradita sorpresa (stupidaggini sul mostro a parte), il resto è abbastanza deludente. Fort Augustus, paesino tra il lago ed il Caledonian Canal, non ha niente tranne una chiusa ed un paio di supermercati e pub per turisti. La distilleria Balblair, in cui avevamo da mesi prenotato un tour, ha cancellato tutto causa lavori di manutenzione. Avvertirci via mail era troppa cortesia, visto che venivamo lì apposta dall’Italia? Anche gli autobus sono stati un divertimento, tra un autista spericolato che prendeva le curve in quasi derapata (e che ci ha venduto corse singole come andata e ritorno), ed uno incompetente a cui piaceva colpire tutti i marciapiedi che trovava. L’ultimo giorno cancelliamo un giro perché mi rifiuto di salire ancora sui loro mezzi.

Nelle Ebridi facciamo base a Stornoway, nell’isola di Lewis. Opuscolo e sito del locale ufficio turistico la descrivono come una specie di paradiso boreale, frequentato da velisti e surfisti, dove trovi quintali di pesce in ogni locale pubblico. Anche Stornoway è abbastanza deprimente, senza molto da vedere e con un castello chiuso al pubblico. I pub sono dozzinali, ed una volta capitiamo quasi in mezzo ad una rissa tra ubriachi che (non si sa grazie a quale miracolo) ci ignorano e passano oltre. Qui ci sono molte auto truccate, e tutti si salutano a colpi di clacson. Anche abbandonare i carrelli del supermercato nei parcheggi o alle pensiline del bus sembra una consolidata usanza locale. La religione però è presa molto sul serio: la domenica è tutto chiuso a parte un emporio ed un ristorante indiano, ed i bus non circolano. Di surfisti non ne ho visto nemmeno uno, e di barche a vela molto poche. Il pesce, nonostante sia zona di pescatori, è raro e quando lo trovi è costosissimo (fish and chips a parte). A Lewis ci sono il bellissimo complesso neolitico di Callanish ed il villaggio storico di Gearannan, ma l’impressione generale è che abitanti e visitatori vivano in due universi paralleli che si ignorano l’un l’altro.

Arriva il ritorno in Italia, e l’aeroporto di Edimburgo mette la ciliegina sulla torta, con il suo cervellotico sistema di check-in che ci fa passare ore in fila prima dell’imbarco. Per una volta partiamo senza troppi rimpianti. A parte per i soldi spesi, nel vero spirito scozzese.

E voi, siete mai stati in Scozia? Condividete la vostra esperienza con noi lasciando un commento qua sotto!


Gianluca Vecchi

Classe 1967, amo soprattutto la natura, la fotografia e gli aquiloni. Dopo una vita passata a fare tutt’altro, scopro la bellezza dei viaggi come conoscenza di cose e persone nuove e non solo come svago. Fotografo per passione, quando possibile uso le immagini al posto delle parole per descrivere situazioni e stati d’animo.

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