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Editing e revisione: luoghi comuni da sfatare

Da Anima Di Carta
Editing e revisione: luoghi comuni da sfatare
Se vi state chiedendo che fine io abbia fatto in questo periodo, vi dico subito che gli alieni non c'entrano né sono stata in qualche località esotica per una vacanza, purtroppo! La colpa della mia sparizione è tutta di un odioso virus che si era affezionato a me e mi ha atterrata nel corso di vari round, lasciandomi con le forze di un uccellino. Comunque sia, eccomi qui...
Come vi avevo accennato, è mia intenzione scrivere una serie di post che si concentrano sulla revisione di un romanzo, sia da un punto di vista di contenuti che da quello della correzione formale del testo, e ho pensato di dare il via a questo argomento parlando prima di tutto del perché revisionare un testo.
Riscrittura e revisione sono sostanzialmente dei processi che puntano a perfezionare ciò che abbiamo scritto, a migliorarne la qualità o in certi casi a renderlo adatto a essere letto da un pubblico. Probabilmente per molti di voi si tratta di un passaggio scontato, ma purtroppo non è così per tutti. Ho avuto modo di conoscere aspiranti scrittori che non sono soliti neppure rileggere una volta quello che scrivono, e perfino professionisti della scrittura tra i miei colleghi giornalisti per i quali è sempre "buona la prima". Rivedere un testo dovrebbe essere un passo naturale, ma non è sempre così.
La mia impressione è che negli ultimi anni l'avvento delle pubblicazioni fai da te abbia portato con sé molti fraintendimenti e una certa dose di luoghi comuni che niente hanno a che vedere con la realtà. Editing per esempio è diventato sinonimo di revisione, ma io propongo di usare i due termini per identificare due attività distinte: secondo me si dovrebbe parlare di editing quando a intervenire sul testo è un professionista, mentre la revisione è un compito che spetta all'autore, il quale dovrebbe fare di tutto per presentare al meglio un testo, ai lettori o agli editori.
D'altra parte, in giro ci sono molte dicerie a proposito di editing e revisione che assomigliano più che altro a scuse per evitare la fatica di sistemare e correggere quello che abbiamo scritto. E molte altre voci che tendono a convalidare l'idea che rivolgersi a uno dei tanti servizi editoriali a pagamento nati di questi tempi sia un passo obbligatorio per diventare scrittori.
1) Tanto ci pensa l'editor
Che si tratti di editor o di correttore di bozze, non credo che sia giusto rimandare ad altri un lavoro che spetta a noi, in quanto autori. Secondo me è una questione di rispetto per chi leggerà e di amor proprio cercare di fare del nostro meglio prima di inviare un manoscritto a una casa editrice o a un'agenzia o a un valutatore in genere. Un testo sciatto, pieno di buchi, di salti logici e incongruenze, è un pessimo biglietto da visita e un segno tangibile di mancanza di considerazione per chi deve leggerlo o correggerlo.
Dopo aver fatto del nostro meglio, potrebbe rendersi ancora necessaria una cura massiccia da parte di un esperto. Anzi, è sempre auspicabile che un bravo editor se ne occupi, ma questo non vuol dire che qualcun altro deve fare tutto il lavoro sporco al nostro posto.
2) Lo faccio correggere dagli amici
A meno che non abbiate un amico editor o un super esperto di romanzi, nessun amico può sostituirsi alla vostra revisione. E' chiaro che i lettori-cavie possono darci molti consigli utili, suggerendo tagli, aggiunte, mostrando punti deboli, refusi, e così via, ma non scriveranno mai al posto nostro. E nessuno di loro conosce il testo meglio di quanto lo conosciamo noi.
Come vi ho raccontato molte volte, il mio primo lettore è mio marito, che mi segnala persino le virgole sbagliate o le parole da cambiare. Non sempre lo ascolto, ma la regola ferrea per me è sempre quella di fargli leggere il testo solo dopo aver fatto tutto il possibile per sistemarlo. Potete fare il contrario, se per voi è meglio, cioè seguire i consigli di un amico man mano che scrivete o rivedete quello che avete scritto. Ma la revisione finale spetterà sempre e comunque a voi.
3) Non voglio togliere spontaneità e freschezza al testo
Questa è una frase che proprio non capisco, con tutta la buona volontà. A meno che non siate davvero maghi della penna, scrivere una prima stesura perfetta è impossibile. E anche se una revisione è un lavoro noioso, che nulla ha a che vedere con la magia della scrittura spontanea, anche se è un lavoro snervante e faticoso, dovremmo proprio sforzarci di farlo, perché fa parte dell'essere scrittori.
Se abbiamo intenzione di autopubblicarci, non cediamo alla fretta evitando il passo fondamentale di rivedere l'intero testo, leggendolo fino alla nausea e considerando ogni possibile miglioramento. Chi acquista un libro (anche se costa pochi euro) ha il diritto di avere un prodotto ineccepibile.
Se invece scegliamo la strada più tradizionale dell'editore, dovremmo sforzarci di presentare un lavoro nei limiti del possibile senza errori. Considerate quanta concorrenza c'è, quanti manoscritti arrivano alle case editrici, e riflettete su questo: voglio che il mio romanzo spicchi per quanto l'ho curato o che si smarrisca tra quelli freschi e spontanei?
4) Il testo perfetto non esiste
Questo è in parte vero. Una revisione potrebbe durare all'infinito, perché non ci sono limiti al perfezionamento di quello che si scrive. A un certo momento si deve dire basta, ma ciò non toglie che i margini di miglioramento ci sono sempre. Questa verità però non può diventare un alibi per evitare la revisione, né ci si deve accontentare di una prima stesura. Leggere e rileggere tante volte è necessario, anche se non esistono testi perfetti.
5) Non mi serve l'intervento di un professionista - L'editing professionale serve sempre
Sono due affermazioni opposte, ma è difficile dire dove sia il giusto, perché non si può generalizzare.
Poniamo il caso che la storia fili, il testo scorra e non ci siano errori di nessun genere. Abbiamo fatto un buon lavoro, insomma. A questo punto serve o no che qualcuno metta ancora le mani sul nostro scritto? A volte sì, a volte no.
Sulla base della mia esperienza personale, posso dire di aver speso molto tempo per revisionare il mio primo romanzo anni fa, cercando di rendere il testo più fluido possibile e riscrivendo diverse volte il finale. Eppure oggi, a distanza di anni, so che c'era ancora molto che si poteva fare, molto da approfondire e da aggiungere, imperfezioni da eliminare, ecc.
Penso che un aiuto esterno sia quasi sempre auspicabile, perché  molto ci sfuggirà nelle correzioni, considerato quanto siamo coinvolti emotivamente con il nostro figlioletto!
C'è anche da dire che di questi tempi la smania del self-publishing ha fatto nascere l'idea che tutto sia pubblicabile, così com'è o grazie all'intervento di un editor.  Attenzione, a questo punto. Prima di tutto, sono tanti quelli che vogliono solo speculare sugli aspiranti scrittori, quindi è importante valutare bene a chi vi affidate. Vedo spuntare come la muffa agenzie di servizi editoriali, editor free lance e così via, con poca o quasi nessuna competenza.
Secondo, nessun editing può fare miracoli, di questo bisogna essere coscienti. La storia è la vostra e l'impostazione generale deve restare in massima parte intatta. Se qualcuno vi propone di stravolgere troppo, probabilmente vi sta dicendo che non avete fatto un buon lavoro in partenza.
D'altra parte, se puntiamo a una pubblicazione con un editore, dobbiamo sperare che sia lui a occuparsi di questo passo, facendo un editing adeguato, il che non sempre avviene.
Insomma, il discorso è complesso e bisognerebbe valutare caso per caso. Quello che è sicuro è che la revisione, vista come un'operazione che punta a migliorare la qualità delle nostre creazioni deve:
  • essere di nostra competenza e non si può delegare a nessuno
  • prescinde da un editing futuro, professionale (di una casa editrice o di un'agenzia o di un editor free lance).
Vi lascio con un paio di articoli interessanti sull'argomento:
Editing, la Pietra Filosofale dello scrittore di Tenar del blog "Inchiostro fusa e draghi", che spiega bene il concetto di editing; La revisione: sfoltire, arricchire, tagliare un testo di Cristina M. Cavaliere del blog "Il Manoscritto del Cavaliere" incentrato sul lavoro di revisione.
E voi come la pensate su revisione ed editing?
Anima di carta

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