Magazine Società
Ho ricevuto una mail dall'editore della Città del Sole Edizioni di Reggio Calabria, nella quale viene censurata la scelta fatta da molti blogger di condividere in formato ebook il libro: Cinque Anarchici del Sud, uscito nel 2001 e che molti di voi conoscono.
Il passaggio della lettera, il cui testo essendo personale vi risparmio, che voglio con voi condividere per una riflessione, concerne il rapporto fra editori e autori, un rapporto che da quando esiste il libro a stampa ha dato vita a lunghe contese dialettiche.
L'irruzione di internet non ha cambiato radicalmente solo il modo di comunicare, ma ha messo in crisi il nesso tra economia di mercato e economia della conoscenza.
Sotto l'egida del copyright tutto viene blindato, preservato al solo scopo di tutelare profitti, come se i libri, al pari della musica o dell'arte in genere non fossero “beni comuni creativi”, secondo una felice definizione di Carlo Gubitosa, autore del felice: "Elogio della pirateria", scaricabile gratuitamente in rete.
Altro elemento essenziale: non ho mai firmato alcun contratto con questa casa editrice fissando su carta percentuali sulle vendite o sullo sfruttamento dell'opera in questione!!
Ho scritto l'opera in questione da solo, per passione civile, per narrare una storia che, a partire da una piccola città di provincia come la mia, ha saputo rievocare una stagione e parlare al cuore e alla mente di tanti lettori.
Pertanto rispedisco al mittente le varie accuse che mi vengono imputate, da quella di utilizzare improbabili account email per diffondere il libro in formato digitale, a quella di essere l'animatore del blog: http://greennotgreed.noblogs.org/ .
Purtroppo non lo sono, ma vorrei esserlo, perchè questa caparbia esperienza del web sta svolgendo la meritoria opera di trasformare quanto più libri in formato digitale del pensiero anarchico internazionale per condividerli con la rete.
Il blog in questione ha fatto arrabbiare non poco l'editore anche per l'epigrafe che ha in apertura:
"NON NUTRIAMO I PORCI EDITORIALISTI"; urlo di rabbia, condiviso da molti autori gabbati dagli editori o costretti a pagare di tasca loro per vedere pubblicato un proprio libro.
L'editore, se lo desidera, potrà richiedere al magistrato di turno che il sito venga oscurato, ci sarà un processo e lì si giocherà la vera partita tra copyright e copyleft, al di là di offese e delle insinuazioni.
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