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Editoriale: Il calcio italiano allo sbando e l’Europa così lontana

Creato il 24 ottobre 2014 da Tuttocalcio @cmercato24h

Le sconfitte di Roma e Juventus, aldilà del roboante risultato dei capitolini, hanno dimostrato ancora una volta come il calcio italiano non abbia nulla a che vedere con il calcio europeo. Non parliamo di questioni tattiche e nemmeno di mentalità vetuste, ma di una questione molto più terra terra: i soldi.

Sì è vero, in Italia i giovani trovano troppo poco spazio, come è anche vero che la nostra mentalità difensivista a volte è portata all’estremo e diventa un’arma a doppio taglio invece che una risorsa come dovrebbe essere. Tutto vero per carità, ma la vera differenza tra il nostro calcio e il calcio delle big europee è semplicemente un altro: loro hanno i campioni, oggi chiamati top player, mentre noi no. Punto.

”Abbiamo scoperto l’acqua calda” diranno in molti, ma qualcuno doveva pur dirla questa semplice, quanto innominabile verità. Innominabile sì, perché ad ascoltare molti ”esperti” o presunti tali, pare che il calcio italiano abbia problemi strani, assurdi e che per tornare competitivi ad altissimi livelli bisogna iniziare lunghi e faticosi percorsi la cui complessità è seconda solo alla teoria della relatività per un bambino di quinta elementare.

Il problema principale è solamente uno: mancano i soldi, quindi invece di comprare i vari Bale, Robben, Cavani, Falcao e Diego Costa, le nostre big comprano Vidic, Evra e Cole, ovvero gli scarti degli altri campionati.
Il calcio italiano è sempre stato cosi, tattico fino all’esasperazione, catenacciaro e con la paura di lanciare i giovani, ma fino a quando c’erano i soldi si vinceva. Una volta c’erano Maldini, Zidane, Milito, Eto’o, Crespo, Batistuta e Nesta, mentre oggi o si comprano ex calciatori che vengono in Italia solo per svernare, oppure si prova qualche affare a costo zero facendo i salti mortali per portare nel nostro paese ragazzi non ancora bolliti ma che si sono po’ persi, tipo Galliani con Menez e Torres per intenderci.

C’è poco da parlare e da scervellarsi insomma, va bene pensare ai giovani, dargli fiducia e far di necessità virtù, ma pensare di poter competere con certe realtà armati solo di buona volontà è una cosa che riesce una volta ogni vent’anni.
E per questo ventennio già ci ha pensato l’Atletico Madrid, quindi meglio non sperarci troppo.


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