
L’attacco. Sì insomma quell’attacco maledetto che, si ostina a violar il benestare dei miei virilissimi attributi ogniqualvolta mi vien la voglia matta di allietarmi scatarrando porcherie sulla retina del display di uno di quei prodotti fabbricati in una landa schifosa della California da quattro “panzoni” con le dita unte di caramello, che abusano dell’autoerotismo manco fossero adolescenti prostrati davanti le cosce di Barbara D’urso. Caspita. Manco gli avessi ammazzato la madre.Quel vil d’un attacco mi tormenta. Ce l’ha con me, ve l’ho detto!
Perché in effetti, per un qualsivoglia inutile essere appartenente alla razza più bassa del faceto globo, nel narrar storie d’ogni genere, l’attacco è sempre la parte più difficile. È come quando ti presentano una “gigina” da paura e sai che nei primi trenta infami secondi, quella decide se dormire con te o con quello più alto, più ricco, più… Orco cane! Per di più siamo a dicembre. Io lo odio dicembre. In effetti non so se mi faccia stare più male il pensiero di non poter stare seduto ad un bistrot senza che uno dei miei fratelli belli e impossibili mi scarichi addosso una forchettata di AK-47, o se invece, a farmi aggrovigliar il già delicato apparato digerente siano le visioni dei social network carichi di foto di alberi di Natale, porcherie nauseabonde da digerire per l’Epifania e, dulcis in cul… Gli avi della semper ripspettabils famiglia mia che, generoni e cafonari mi chiedono:“quando cazzo ti laurei?”
Sò problemi sò, ve lo dice un magnaccione. Anzi, perdonate codesto mio far iracondo e poco poco ineducato. Non so bene come presentarmi. Aspetta aspetta, magari ti faccio una roba alla Titta Di Girolamo e ti dico che non sono un uomo frivolo, che da otto anni abito in un albergo in Svizzera nel quale mi portano valige con dentro della roba da sciacquare, ma non in lavatrice. Insomma, non sarò stato partorito dalla fervida forma mentis di quel collezionista di statuette di Paolo Sorrentino, ma come tutti voi, sono pur sempre una “Conseguenza dell’amore”. Sono Gabriele Fonti. Un coglione come tanti, ma c’è gente che mi vuole bene. Li ricambio e cerco anche di rispettarli. Perché in effetti, per noi terroncini di matrice siceriota “u rispettu” è importante sì. Bisogna portarlo proprio a chicchessia: vecchi brontoloni, donne, bambini, cani, criceti e malandrini. E pure alle maglie, minchia se glielo devi portare, alle maglie. Altrimenti accade che uno di quei brontoloni sopracitati, arrivato bello bello dal Friuli-Venezia Giulia, che poi è una regione sola, assorbito il mos maiorum della terra degli agrumi manco fosse l’HIV, ti mette fuori rosa e tanti saluti!
Perché in effetti Zamparini Maurizio è uno che a scherzare col membro del maiale (traduzione di un giocondo modo di dire di derivazione catanensibus) non ci pensa proprio per nulla. Ti pare che uno che dagli anni 70 mette su aziende che diventate miliardarie fruttano una fortuna appioppandole al francese di turno, sopporterebbe mai l’impudenza di tre stronzacchiotti viziati che non onorano la maglia del suo Palermo? Maresca, che da quell’anziano, come lo definì il buon Rigoni (anche lui messo fuori rosa) qualche giornata fa, si era beccato pure una bella presunzione d’ignoranza: pare che il mal capitato avesse preso male l’esonero di Iachini. Cazzi suoi. E pure di Daprelà, altro indegno escluso a “cauci n’do culu” dall’ambizioso progetto tecnico rosanero.
Tecnico, tecnico. Mai termine fu più galeotto dalle parti del Monte Pellegrino. Perché in effetti chi vuol fare il tecnico, da quelle parti ha più gatte da pelare di un vegano in Argentina, perché se a Mauro bello gli girano…
Insomma una volta si diceva che a Palermo ammazzavano più le “femmine” che l’infarto. Poi, si scoprì chi ammazzava davvero, più o meno… Adesso invece le vittime le fa tutte lui, Mauro bello che, dai tempi dei tempi scarica le colpe di una personalissima incompetenza in materia sulle spalle di quattro malcapitati che volevano solo guadagnarsi qualche soldino, mangiare due “Arancine”, che poi da noi si chiamano arancini, e prendere un po’ di sole. Ma lui niente. Li caccia tutti. Insomma, pare che una volta arrivati lì, diventino tutti dei buoni a nulla. Sarà colpa delle “Arancine?” Poi c’è Sorrentino, non quello che colleziona statuette, che con quella fascia intrisa d’autorità bella stretta al braccio ci mette la sua bella dose di furbizia, dicendo cose del tipo: “È una decisione della società e dobbiamo rispettarla bla, bla, bla… Dobbiamo pensare alla trasferta di Bergamo cazzi e mazzi… Non dobbiamo più ripetere prestazioni del genere nel rispetto della maglia che indossiamo”. Insomma, pare che lui abbia imparato bene.
Andateglielo a dire voi invece, a quei tre degenerati che prima di firmare un contratto all’ombra del civico 11 di Via Del Fante, si farebbe meglio a documentarsi un po’ sull’identità culturale del del soggetto capeggiante, altrimenti è logico che fai ste figure di mer… Scusate, ho raggiunto il limite di oscenità trascrivibili. Solo oggi, state tranquilli. Quindi parto con i consigli sui libri da leggere nel week-end. Ma tanto a voi che ve fotte di Joyce o D’Annunzio… allora facciamo così: Adesso,dal basso dei miei poteri mi congedo da voi, simpatici lettori non paganti che presto, annebbieranno il ricordo di queste quattro righe con fiumi di alcool da venerdì sera. Io ho smesso, già da anni, fatemi i complimenti per favore…
Gabriele Fonti
