La dottoressa Romo descrive la sua esperienza professionale di istruttrice ambientale nello stato di Aguascalientes, le soddisfazioni e le difficoltà che lei e la sua squadra vivono in questo affascinante angolo di mondo. Spero che le sue parole siano fonte di ispirazione per chi lavora nello stesso settore in Italia.
Dottoressa Romo, ci può brevemente raccontare la sua carriera professionale?
Chi si avvicina all'educazione ambientale in genere lo fa per esigenze lavorative o per un qualche incidente di percorso.Io ho cominciato nel centro di educazione ambientale statale «Los Alamitos». Era un lavoro molto bello ma pesante, sono rimasta lì due anni, abbastanza perché l'educazione ambientale diventasse il fulcro della mia carriera professionale.
Va detto che il pioniere dell'educazione ambientale nello stato di Aguascalientes è stato il Centro Ecologico los Cuartos; un'organizzazione privata senza fini di lucro, che si dedica principalmente all'organizzazione di campeggi di sensibilizzazione ambientale rivolti a bambini di differenti età. Sono stati loro i nostri maestri. Dopo l'esperienza di Los Alamitos ho lavorato quattordici anni nel centro di educazione ambientale municipale. All'inizio, avevamo cominciato con un piccolo progetto di sensibilizzazione alla raccolta differenziata dei rifiuti rivolto alle scuole. Ci era stato messo a disposizione un magazzino in un parco pubblico della città: il Parque Mexico. Anche noi lavoravamo con gli studenti delle scuole ma, durante il fine settimana, proponevamo anche corsi per i docenti.Con il tempo, il nostro progetto è cresciuto, permettendoci di occupare più spazi all'interno del parco.
Nel 2000 è stata fondata la Scuola di Educazione Ambientale. Durante i primi anni abbiamo avuto il sostegno «morale» dei sindaci, e questo è stato un elemento importante, non per il budget destinato al progetto, che è sempre stato limitato, bensì per la promozione alla cittadinanza. Fortunatamente il progetto ha avuto continuità e ciò qui non è scontato. In Messico, un cambio di amministrazione pubblica comporta il rinnovo del personale e le attività si ripropongono ogni volta ex novo con la conseguente perdita dell'esperienza maturata.I nuovi funzionari ci presentavano la loro visione dell'educazione ambientale che non sempre era la più attuale o la più adatta al contesto locale. La nostra strategia è stata quella di comunicar loro i nostri obiettivi alla luce delle esperienze passate, di coinvolgerli il più possibile e andare avanti lungo la strada che ritenevamo più giusta. Ci è sempre andata bene!
Lavoriamo all'interno del Parque Mexico con i ragazzini. All'inizio avevamo un approccio molto tecnico, e quindi non riuscivamo a comunicare efficacemente. Successivamente, con l'inserimento di nuove figure professionali come pedagoghi, maestri, artisti, tecnici e biologi abbiamo notevolmente migliorato la qualità dei nostri laboratori.Usiamo elementi di paesaggio (dal parco si gode della vista della città e del vicino sistema montuoso) raccontiamo la storia della diga del parco ai bambini. Mescoliamo cultura e storia locale con temi di educazione ambientale e coinvolgiamo i ragazzi in attività pratiche.
Oltre a questo, alcuni colleghi si dedicano alla diffusione di tecnologie ecologiche moderne come i biodigestori e le caldaie solari. Abbiamo anche aperto un blog: Voces por el planeta. Va detto che il nostro parco soffre di gravi problemi di ordine sociale perché è il punto di congiunzione fra due colonie avversarie e non è raro che in esso si svolgano battaglie campali fra gruppi di ragazzini che si aggrediscono a sassate. Quando questo succede, l'unica guardia del parco è costretta a fuggire per mettersi in salvo. Nonostante l'insicurezza, sopravviviamo.Il nostro sogno è quello che gli abitanti delle colonie si approprino del parco e che diventi quindi un centro nel quale esprimersi e crescere a livello umano.
Abbiamo provato a riappacificare le bande proponendo loro di disegnare alcuni murales. Ci rispettano molto, nonostante qualche furtarello. Un segnale positivo è stato il caso di una ragazza che, anni fa, ha partecipato alle nostre attività di sensibilizzazione e che adesso ha messo su famiglia e ci porta i suoi figli.
Qualcosa abbiamo indubbiamente seminato.
Il nostro maggiore riferimento è Carta della Terra, un codice di etica ambientale internazionale. Una delle difficoltà è stata quella di trasmettere i principi astratti contenuti nel documento contestualizzandoli nella nostra realtà. Per questo sono stati preparati dei quaderni di lavoro studiati apposta per i bambini, contenenti racconti, canzoni, giochi ed attività didattiche. Oltre ai laboratori rivolti ai ragazzi portiamo avanti altri progetti come una guida sull'avifauna locale per bambini. Abbiamo sempre molte idee, purtroppo non tutte si concretizzano perché, come istituzione pubblica, dobbiamo dare la priorità alle iniziative volute dagli amministratori come la Linea Verde. Nonostante lo scarso budget economico, siamo ugualmente riusciti a portare avanti svariati progetti e ciò grazie alla nostra rete di conoscenze professionali.All'interno dei nostri laboratori abbiamo coinvolto maestri di educazione fisica ed espressione corporale, prestateci, per l'occasione, da altre istituzioni. C'è molta collaborazione fra i sette centri di educazione ambientale presenti nello stato e questo è una ricchezza perché ci permette di condividere esperienze e informazioni utili per portare a termine nel migliore dei modi le nostre iniziative.
Siamo molto orgogliosi dei nostri corsi estivi nei quali invitiamo i bambini che vivono nelle colonie povere della città. Riusciamo a coinvolgerne circa un centinaio. L'anno scorso ci siamo certificati per la qualità. Non appena abbiamo cominciato a mettere mano al nostro sistema, ci siamo resi conto che eravamo stati piuttosto disordinati con il nostro materiale e l'archiviazione dei dati. Prepararci per la certificazione ci ha spronato, abbiamo lavorato duro incoraggiandoci vicendevolmente. Nonostante lo sforzo abbiamo ricevuto la certificazione con il livello più basso.Lo abbiamo considerato come un risultato incoraggiante, un buon inizio.
Poi siamo stati fortunati, perché abbiamo collaborato con un professore universitario esperto di certificazione. Ci siamo rimessi a lavorare e quest'anno abbiamo ottenuto la certificazione di qualità ai massimi livelli.
Siamo fieri nel nostro lavoro perché ogni anno cresciamo, mettiamo nuovi progetti in cantiere e i risultati cominciano a farsi vedere.Qual è la ragione per la quale l'America Latina è così interessata nelle questioni ambientali? Secondo la mia opinione l'amore per l'ambiente è relazionato alle vicende storiche dell'America Latina. Come afferma Galeano nel suo «Le vene aperte dell'America latina», il nostro è stato un paese saccheggiato.
Il Messico per le sue ricchezze e la sua forma era considerato il corno dell'abbondanza. Sappiamo che ancora oggi è depredato in maniera sconsiderata e quindi, chi protegge l'ambiente, cerca di opporsi allo stato delle cose.
Inoltre, parte della cosmovisone delle popolazioni preispaniche che vedevano l'uomo in relazione armonica con il suo ambiente, fanno ancora parte della nostra cultura e quindi la gente lotta animata dalla speranza che questo possa compiersi. Secondo lei, quali sono i problemi ambientali prioritari dello stato di Aguascalientes? L'erosione e la conseguente siccità. Aguascalientes ha un suolo duro e la ricarica degli acquiferi è lentissima. Si sta esaurendo il manto freatico a causa della crescente urbanizzazione ma soprattutto per la produzione lattiero casearia che comporta un uso eccessivo di suolo e di risorse idriche. Ricordiamo che il clima di Aguascalientes è semidesertico, le vacche da latte si allevano meglio nelle praterie umide. La città di Aguascalientes sta crescendo e nel prossimo futuro si apriranno grandi impianti industriali che miglioreranno l'economia locale. E' stato compiuto uno studio per calcolare la sostenibilità potenziale di Aguascalientes? E' una questione di interessi politici. Ti faccio un esempio. Qui ad Aguascalientes c'è un bosco di mezquite chiamato la Pona. E' il polmone verde della nostra città però gli appezzamenti sono proprietà private e i proprietari vogliono venderli come terreni da costruzione. Esiste già il decreto di espropriazione per pubblica utlità, rimarrebbe solo da liquidare i proprietari e fare de la Pona un parco pubblico a beneficio dell'intera popolazione. I nostri politici parlano molto di cultura dell'ambiente e di ecologia ma quando bisogna compiere delle scelte risolutive e coraggiose si tirano indietro. Preferiscono spendere i soldi in ponti stradali quando, con la metà delle risorse destinate a quel progetto, si poteva benissimo comperare la Pona. I consumi eccessivi portano all'esaurimento di suoli e risorse naturali. Esistono programmi per educare la popolazione al consumo critico? Sì, quello che dobbiamo evidenziare di più è proprio il consumo critico. Vogliamo che le famiglie si sensibilizzino ed abbassino i consumi. La gente va al supermercato per comprare pane e latte e poi esce con un sacco di prodotti di cui non ha bisogno. Quello di comprare e accumulare cose è un'abitudine difficile da cambiare, specie per le classi sociali più ricche che sono cresciute con il desiderio di essere qualcuno. Ed essere qualcuno qui vuol dire vivere nel nord della città edavere i propri figli che studiano in istituti prestigiosi.
Io e la mia famiglia, per esempio non la pensiamo così. Per scelta non abbiamo né auto né il frigorifero. Cerchiamo di catturare l'acqua piovana. Mia figlia studia scienze ambientali e mio figlio agronomia. Ci sforziamo di essere congruenti alla nostra visione del mondo. Per la gente siamo, los rechas, i diversi, dai quali è meglio non essere contagiati. Ci dicono, che ci rispettano, che ci ammirano. E noi ribattiamo che possiamo fare di più. Allora cambiano argomento perché la conversazione si fa scomoda.
Viviamo vicino agli Stati Uniti. A chi non piace vivere come los gringos? In una grande casa super accessoriata. Con questa illusione la gente emigra perché ci hanno insegnato che il loro stile di vita è la neta, meraviglioso. Esiste un osservatorio ad Aguascalientes che si incarica di monitorare le azioni di educazione ambientali con criteri qualitativi? Non possiamo. Alla fine dei conti ai politici interessano i numeri; a quante migliaia persone abbiamo dato assistenza. Ci fanno pressione perché i numeri crescano. Quando abbiamo cominciato lavoravamo con centinaia di persone e adesso sono migliaia. SEMARNAT, La segreteria dell'ambiente, ci ha fatto un'osservazione; di lavorare sul serio con le persone che vivono nei dintorni della scuola ambientale. Però dall'alto non ci danno la possibilità. Per esempio, come dicevo prima, abbiamo in cantiere il progetto sociale dei murales con i ragazzi delle colonie. Vogliamo realizzare un cinema comunitario, laboratori per ragazzi e zumba per signore. Queste azioni aiuterebbero a conquistare i territori da parte delle popolazione.