In teoria è una buona notizia, ma sono alquanto sgomenta dall’iniziativa di celebrare una giornata dell’etica. Tra l’8 e il 12 marzo a Lucca si riunira’ il prossimo Consiglio della Federazione mondiale dei club Unesco, durante il quale verra’ lanciata la proposta di trasformare l’11 marzo – data del disastro alla centrale giapponese di Fukushima- nella Giornata dell’etica globale. Il collegamento mi sembra un po’ peregrino; non è questo il punto.
Il mio sgomento ha in primis una motivazione per così dire di metodo. Quando un “valore” ( si tratti di mamma, memoria, cultura e via elencando) diviene oggetto di “culto” a date fisse, significa che esso non esercita (più) nel concreto la virtuosa funzione che gli compete e per la quale merita attenzione e rispetto.
Un minimo di storia. Il termine ( da ethos=comportamento, costume) risale ad Aristotele, che lo usa per indicare la parte della filosofia che studia la condotta dell’uomo, cioè l’insieme dei criteri che guidano le sue scelte. In seguito passa a indicare anche quali debbano essere i principi e valori da seguire all’atto della scelta. Ed essi, quale origine hanno? La filosofia ha continuato a chiederselo, e anche a fornire risposte.
Spinoza, autore di una Ethica ordine geometrico demonstrata, riteneva che tali principi possero impliciti nella struttura ordinata dell’universo e che all’uomo toccasse di adattarvisi con razionale consapevolezza. La distinzione tra eticità e moralità è stata introdotta da Hegel: la prima indica i valori portanti del nostro vivere sociale (famiglia, società stato), la seconda l’aspetto soggettivo della condotta.
E ovvio che la riflessione sull’etica torna di attualità quando questi valori entrano in crisi, le norme vengono messe in discussione o accantonate, la moralità decade, dando luogo a comportamenti illeciti e/o lesivi della dignità e libertà delle persone. Che tutto ciò si verifichi nei nostri paesi, è sotto gli occhi. A meno di non assegnare all’etica un taglio religioso, sconsigliatissimo (vedi islam e integralismi vari), i suoi valori non sono eterni. Sono gli uomini a modificarli. Sappiamo però da tempo che la loro evoluzione deve avvenire nel rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, della laicità dello stato e delle regole della democrazia.
Celebrare l’etica allo scopo di richiamarne la basilare funzione, iniziativa lodevole nelle intenzioni, rischia di trasformarla in una delle molte icone mediatiche di cui siamo già provvisti. Omaggiate nel giorno deputato, vuote di senso e contraddette quotidianamente nel decidere e nell’agire.
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