Magazine Cucina

Educazione siberiana – Nicolai Lilin

Da Gialloecucina

Educazione siberiana – Nicolai LilinTrama :

Cosa significa nascere, crescere, diventare adulti in una terra di nessuno, in un posto che pare fuori dal mondo? Pochi forse hanno sentito nominare la Transnistria, regione dell’ex Urss autoproclamatasi indipendente nel 1990 ma non riconosciuta da nessuno Stato. In Transnistria, ai tempi di questa storia, la criminalità era talmente diffusa che un anno di servizio in polizia ne valeva cinque, proprio come in guerra. Nel quartiere Fiume Basso si viveva seguendo la tradizione siberiana e i ragazzi si facevano le ossa scontrandosi con gli “sbirri” o i minorenni delle altre bande. Lanciando molotov contro il distretto di polizia, magari: “Quando le vedevo attraversare il muro e sentivo le piccole esplosioni seguite dalle grida degli sbirri e dai primi segni di fumo nero che come fantastici draghi si alzavano in aria, mi veniva da piangere tanto ero felice”. La scuola della strada voleva che presto dal coltello si passasse alla pistola. “Eravamo abituati a parlare di galera come altri ragazzini parlano del servizio militare o di cosa faranno da grandi”. Ma l’apprendistato del male e del bene, per la comunità siberiana, è complesso, perché si tratta d’imparare a essere un ossimoro, cioè un “criminale onesto”. Con uno stile intenso ed espressivo, anche in virtù di una buona ma non perfetta padronanza dell’italiano, a tratti spiazzante, con una sua dimensione etica, oppure decisamente comico, Nicolai Lilin racconta un mondo incredibile, tragico, dove la ferocia e l’altruismo convivono con naturalezza.

 

Recensione a cura di Alessandero Noseda.

Mi hanno regalato questo libro dicendomi: “Leggilo, è bellissimo”. Non conoscevo Nicolai Lilin, né sapevo nulla del suo primo libro “Educazione Siberiana”. Mi sono, quindi, approcciato alla lettura senza contaminazioni esterne.

Una buona recensione, per rispetto ai lettori, dev’essere onesta, sincera,  non offendere l’autore, l’editore e chiunque abbia lavorato al progetto,  non deve anticipare la trama, il finale  o  dettagli che possano rovinare la lettura e, soprattutto, non lesiva. Mi atterrò scrupolosamente alle regole di Giallo&Cucina.

Ciò premesso, devo dirvi che questo libro è scritto male. È la trascrizione di una deposizione, nulla di più. Come se l’autore raccontasse a braccio la propria vita ed uno stenodattilografo verbalizzasse. Nessuna attenzione stilistica, nessuna ricercatezza espositiva, niente di niente. I contenuti, poi, sono proprio modesti. L’elogio di una comunità di criminali che segue le medesime regole che vigono nelle mafie di tutto il mondo, l’elencazione di riti, usanze e credenze che governano l’esistenza delle “famiglie”, i codici d’onore da applicare finanche nell’uccidere, le formule di cortesia per parlare con anziani e sovraordinati. Esattamente quello che avviene nella camorra, nella ‘ndrangheta, nella sacra corona ed in tutte le organizzazioni criminali al mondo. Qual è la novità?

Inoltre non c’è una trama, un filo conduttore, un principio ed una fine. Una serie di episodi mal legati l’uno all’altro, senza amalgama, solo cronologicamente sequenziali. Ma, soprattutto, non c’è un testimone. Qual è il messaggio che deve arrivare al lettore?

Vi prego: leggetelo e spiegatemelo!

Dettagli :

  • Copertina rigida: 343 pagine
  • Editore: Einaudi (3 aprile 2009)
  • Collana: Supercoralli
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8806195522
  • ISBN-13: 978-8806195526


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :