Edward mani di forbice
MTV (canale 8) ore 21:10
Probabilmente la storia la conoscono anche le pietre: Peggy, una ragazza che vende cosmetici porta a porta, scopre un castello apparentemente disabitato, dove al suo interno però trova Edward, un Frankestein dei giorni nostri “assemblato” da un inventore morto prima di mettergli le mani, infatti al posto di esse si ritrova due forbici. Compresa fin da subito la natura pulita e sincera del suo animo, la ragazza decide di portarlo a casa, mettendolo a contatto con la sua famiglia e la vita di una tranquilla periferia americana.
Al suo quarto film Tim Burton tira fuori il suo lavoro forse più completo, una favola modernissima ancora oggi, per niente datata, che attinge al classico senza snaturarlo. Un capolavoro, per me, per due motivi.
Prima di tutto perché ci ha lasciato un personaggio che è diventato cardine della storia dell’uomo da quel momento in poi. Johnny Depp con le forbici al posto delle mani è ormai dentro l’immaginario di chiunque, anche di chi non ha mai visto il film, e al pari dei grandi della letteratura mondiale come Dracula o Frankestein. Impossibile da dimenticare, e tutt’oggi un film che consiglierei tranquillamente di far vedere ad un bambino, molto più formativo del 90% delle sciocchezze che passano in tv spacciate per educative, quando in realtà non fanno altro che riempirli di preconcetti, anche discutibili.
Secondo per la messa in scena, funzionale a mostrarci tutte le contraddizioni di una società che appare in superficie perfetta, limpida, coloratissima nell’aspetto, ma che in realtà nasconde egoismo, cattiveria e un senso morale distorto. Tutto ciò si riflette negli abitanti del luogo, che non esitano a trattarlo come giullare di corte prima e come mostro da allontanare poi, perché non colgono l’ingenuità e l’integrità di un cuore puro, anche se di plastica, ma libero dagli schemi corrotti e prestabiliti che formano l’americano medio. Una critica durissima raccontata in modo leggero, mai pesante né melodrammatico. Un film per tutti, da vedere ad ogni costo almeno una volta nella vita.
The Tree of Life
RAI 5 (canale 23) ore 21:15
Ci sono i bravi registi, i grandi autori e poi ci sono quelli che parlano un’altra lingua. Malick fa parte dell’ultima categoria. Impossibile spiegare un film del genere senza correre il rischio di banalizzarlo. Come ogni suo lavoro, The Tree of Life va visto come si vede un Picasso o un Dalì, senza dire una parola, lasciandosi travolgere dalla bellezza e dall’armonia che sprigiona. Quello che posso dire io, da non critico, sono solo le mie umili sensazioni: l’impressione di una vita infinitamente piccola in confronto alla grandiosità dell’universo, ma non per questo insignificante, perché comunque parte di esso, parte di un tutto a noi incomprensibile, come lo è un oceano per una singola goccia. Si può discutere che a livello contenutistico non ci sia niente di nuovo, ma è la forma qui che fa la differenza, una forma che non ignora la sostanza ma la completa.
Le mie parole valgono relativamente, ma se avrete voglia di vederlo vi consiglio tre recensioni da leggere dopo la visione e che potrebbero darvi interessanti chiavi di lettura. Il consiglio è esteso a ogni film, è chiaro che serve un certo grado di sensibilità insita in ognuno di noi, ma leggere aiuta moltissimo a comprendere non solo l’arte, ma anche la vita stessa.
La prima recensione è quella più diretta e breve ed è stata scritta da Roberto Escobar su Repubblica, la seconda si snoda in due commenti di due diversi autori e la trovate sulla rivista di cinema online gli Spietati, la terza, la più completa, è di Effettonotte. Buona visione e soprattutto buona lettura.
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