Effeta. Di Francesco Cito

Il problema della sordità nella Palestina rurale è una delle piaghe di una società che per ragioni culturali continua a programmare matrimoni fra consanguinei, membri della stessa famiglia, anche tra cugini di primo grado. Si vuole così evitare di disperdere il patrimonio economico, consolidando la proprietà del clan familiare

 Reportage pubblicato su Witness Journal 50

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A Bethlehem, l’istituto Effeta gestito dalle suore del Sacro Cuore di Vicenza,  si prende cura di questi ragazzi fin dalla più tenera età per insegnare loro l’uso della parola. La sordità è anche causa di mutismo e aggiunge problema a problema. Attraverso un lungo percorso le suore, coadiuvate da tecnici formati da loro, trasmettono a questi ragazzi e ragazze i rudimenti dell’istruzione e spesso anche le risorse emotive per affrontare una vita difficile segnata da uno stigma che senza aiuto relegherebbe queste persone ai margini della società.  Qui viene loro insegnato a dialogare attraverso la lettura del labiale e così molti di loro riescono ad accedere all’istruzione universitaria.

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Per questa regione è un grande risultato, ma è ancora importante che i ragazzi siano supportati da famiglie attente al problema e al futuro dei propri figli.

Una terra dove non è raro, anzi a volte diviene la norma, incontrare nuclei famigliari con tutta la prole affetta da sordità, famiglie di dieci figli dove la metà sono sordi o altre con tutti i figli portatori di handicap identici. Manca la prevenzione; i conflitti, l’ignoranza e sopratutto la povertà ne sono la causa prima.

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L’ Istituto è frequentato da 170 ragazzi, purtroppo non sempre tutti presenti per le difficoltà dovute ai problemi di trasporto e alle distanze in una Palestina ancora oggi tagliata in due da un muro.