A me cucinare piace un bel po’. Non sempre mi rilassa, ma certamente mi dà grosse soddisfazioni. Ovviamente (ma non è scontato) il piacere per la cucina a me deriva dal piacere di mangiare. Cucino, sperimento, provo, studio e ricerco ricette che mi stuzzicano in primo luogo gola e palato.
L’effetto collaterale più evidente è chiaramente… la ciccia che “abbonda sul corpo dei golosi”, e che cerco di contrastare non con la dieta, ma in altro modo (ginnastica, camminate a piedi, e pranzi leggeri – per potermi sfogare a cena). Ma questo non è l’unico effetto prodotto dalla mia cucina.
Quello più fastidioso ve lo racconto io. In 3 esempi.
#1 La scorsa settimana avevamo a cena (per la prima volta) il ragazzo della mia Nipote Numero 2. Insieme a Spicy (scontato specificare “senza l’aiuto di Laura”) abbiamo pensato che dovevamo preparare un po’ più cibo di quello che abbiamo sul desco nei nostri normali venerdì sera dove ci accontentiamo di un primo e un secondo (se dovessimo cucinare dei banchetti perderemmo il piacere di stare insieme tutte le settimane). Così io, che in questo momento ho più tempo libero (pare vero!) mi sono presa la parte più sostanziosa del menù che avevamo previsto. Fatto sta che ho passato la mattinata a cucinare: porri, zucca, pane, gelato… A metà del cucinamento, mi accorgo che non avevo il sesamo per il pane (mai più senza!), e quindi esco per andare all’erboristeria sotto casa. Sarà stata colpa soprattutto dei porri con i quali dovevo fare una delle torte rustiche previste, fatto sta che mi sentivo nel naso una puzza un odore nauseante. Mi auguravo di avercelo solo nel naso… ma purtroppo sono stata immediatamente smentita dalla deficiente dell’erborista che appena sono entrata nel negozio mi ha salutato e ha detto: “Umh… c’è odore di… cucinato! Non lo sentite anche voi?” Chiede rivolgendosi a noi clienti. A quel punto (escusatio non petita, accusatio manifesta) mi giustifico spiegando che probabilmente ero io, che stavo cucinando e che ehm… speravo non si sentisse… ehm… speravo di sentirlo solo io… nel mio naso… invece evidentemente no. Ragazzi che imbarazzo! Perfino la proprietaria del negozio ha fulminato con gli occhi la sua collega idiota . Si, ma ormai la grezza l’aveva fatta. E anche io, nel mio piccolo, avevo fatto la mia porca figura!
#2 Questo episodio appena raccontato me ne ha ricordato un altro, che risale a dire il vero a qualche anno fa, precisamente al giorno del mio quarantesimo compleanno (praticamente ieri) e (chevvelodicoaffà?) stavo cucinando come una matta per la festa che avrei fatto la sera. Anche lì, giù di porri, cipolle, e via dicendo. Mi prendo una pausa e così com’ero, in tuta, struccata, col mollettone in testa, scendo in farmacia per acquistare il fondotinta che avrei dovuto mettere la sera (sarà che i fondotinta mi attirano la sfiga?). Entro e chiedo il prodotto alla commessa che si occupava del settore cosmetici. Mi porge il fondotinta che avevo chiesto facendomi la solita, classica, domanda di prammatica: “Ha bisogno di altro?” No, grazie! “Creme per il viso? Contorno occhi” . No, grazie… ehm… sono incostante, non le uso molto. E lei piccata: “Fa male! La sua pelle è asfittica, disidratata e poco luminosa!” Ah che bel complimento da ricevere per il proprio quarantesimo compleanno! Avrei voluto risponderle con un vaffa… di quelli giganteschi, ma mi sono trattenuta! Avrei voluto vedere lei in quelle condizioni come avrebbe avuto la pelle! E c’è da ringraziare se non mi ha proposto un bel bagno di schiuma, o in alternativa un profumo per coprire l’odore di cipolle che sicuramente emanavo da ogni poro! Epperò! Che meraviglioso augurio involontario di compleanno che abbia mai ricevuto!
#3 Ultima puntata. Forse la migliore. Mi ero fissata con la marmellata di cipolle di Tropea. Avevo trovato in internet una ricetta che mi sembrava buona. Sbuccio la mia chilata di cipolle riducendo i miei occhi (e quelli di tutti i condomini) come due carcioncini, e le metto a cuocere con aceto, zucchero, sale e alloro. Restano sul fuoco un bel po’ nell’attesa che la marmellata arrivasse ad avere la giusta consistenza. Nel frattempo non solo la mia cucina, ma tutto il palazzo si era impregnato del tipico odore di cipolla che spesso si confonde con quello di sudore. Avete presente? Ecco, moltiplicatelo per 100.
Si fa l’ora di uscire. Dovevo accompagnare i miei genitori non ricordo dove in tassì. Li raggiungo sotto casa loro proprio mentre arrivava la macchina. Salgo sul sedile di dietro, e mia mamma mi raggiunge un attimo dopo mentre mio padre si stava accomodando sul sedile anteriore. Mia mamma, dovete sapere, è un po’ dura di orecchi, ma ha il naso che le funziona benissimo. Non appena mette piede nell’abitacolo dice (a voce altissima): ”Mamma mia ‘sto tassista quanto puzza di sudore!” A quel punto io, la vera puzzolente, cerco di sussurrarle, viola in viso, che in realtà a puzzare non era il povero tassista, ma io, e non di sudore: di marmellata di cipolle! Povero tassista: due volte oltraggiato: dalla puzza di ALicE (che non doveva essere un piacere averla in macchina) e dalla malevolenza della mamma!
L’immagine del post di oggi è opera di Claudia!