Effetti collaterali

Creato il 13 maggio 2013 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1


Quando seppi dell'ultimo film di Soderbergh, e quando capii che la storia trattava un tema piuttosto delicato come quello degli psicofarmaci, pensai subito tra me e me, che avremmo assistito finalmente a un altro grande titolo coraggioso. Un altro, dopo un più recente periodo abbastanza sottotono. La mia mente ingenua  è tornata inevitabilmente a uno dei più coraggiosi film del regista statunitense, quello "forte come la verità" e la sua protagonista, Erin Brockovich. Bene, onde evitare ulteriori delusioni vi dico fin da subito, non aspettatevi qualcosa di lontanamente simile a ciò che Soderbergh fece nel 2000 con quel film. 
Effetti Collaterali sembra avere i presupposti necessari a far parlare di film d'inchiesta, "sembra"... A ben vedere poi rimane soltanto un'idea interessante, forte, ma poco elaborata, se non per niente. L'idea ci piace, la protagonista è una giovane moglie depressa, Emily (Rooney Mara) alle prese con il complicato "ritorno" a una vita normale, segnato dalla scarcerazione del marito Martin (Channing Tatum). La situazione si complica dopo un primo tentativo di suicidio della donna, la quale si convince a (ri)mettersi in cura, seguita dal dottor Banks (Jude Law). I problemi di Emily necessitano di cure e, dopo una serie di farmaci testati e interrotti perché non efficaci, arriva una nuova pillola, l'Ablixia. Sfoltendo i più tipici retroscena da rapporto complesso tra il medico e il/la paziente, Soderbergh sceglie la via più semplice (?) oppure quella meno prevedibile, almeno registicamente parlando. Diciamo che la storia si conclude in un risvolto abbastanza scontato e arriva un punto in cui la visione stanca e appesantisce, proprio perché lo spettatore ha già capito come andrà a finire. Il film si fa thriller interessante e dall'impegno psicologico, quando una notte Emily, "probabilmente" colta da un attacco di sonnambulismo, uccide il marito con un coltello da cucina.

Da qui in poi partono quegli interrogativi necessari a comprendere un problema che oggi si fa sempre più invadente, e che coinvolge sempre più persone, soprattutto donne. La depressione, i farmaci e l'abuso di questi in situazioni ancor più complesse. La fiducia che non può darsi per scontata a quel medico che pur di alzare lo stipendio è disposto a prescrivere una pillola che potrebbe essere letale, in alcuni casi clinici. Le case farmaceutiche che lucrano sul male della gente, questo sarebbe stato il cuore pulsante di un grande film d'inchiesta, perché aveva tutto il necessario per esserlo. Ma Soderbergh non vuole questo, sceglie di intricare la trama con un colpo di scena smascherante non le colpe dei farmaci, bensì quelle che sporcano la coscienza dell'uomo. Qui devo ammettere, il film non si sfilaccia del tutto, anzi. E' apprezzabile da un lato questa scelta del regista, poiché lo spettatore si aspetta il film denuncia sulle case farmaceutiche, e finisce per assistere a un film denuncia sulla coscienza, sulle scelte di ogni singolo essere umano, forse proprio per dire che spesso dietro una pillola c'è ben altro che la ricetta del medico. Dietro quella pillola c'è tutta la nostra vita, il nostro passato, le nostre decisioni e prima di ogni altra cosa la nostra consapevolezza. Seppur messa in grossa difficoltà da una condizione psicologica compromessa, artefice della nostra vita è pur sempre la nostra coscienza. 

Tutto sommato, diciamo che il film non è un disastro totale, e alla fine per chi ama il genere può valere la pena una visione anche in sala (c'è la Festa del cinema, tre euro si può fare dai...). Vorrei concludere riconoscendo almeno un grosso merito al regista, quello di aver fatto uscire di scena abbastanza presto Tatum, che mi è davvero indigesto. Merito che al tempo stesso però mi vacilla, perché vedere Catherine Zeta - Jones come l'abbiamo vista in questo film (non dico altro ovviamente) fa veramente troppo ridere. E ricordo che il film, non è una commedia...

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