Thriller raffinato e psicanalisi. Soderbergh allarga lo sguardo sulla società e lo restringe sul virus dello psicofarmaco. Effetti collaterali (Side Effects, 2013) denuncia e non permette redenzione. Una pellicola che convince perché duplice e non priva di ombre.
Emily Taylor è una donna esaurita dalla depressione. Il marito Martin è in prigione e lei lo aspetta. Purtroppo dopo la scarcerazione la coppia comincia a scricchiolare. E mentre lui cerca di ricostruirsi una vita, lei tenta il suicidio. Emily viene presa in cura dal dottor Banks che le prescrive numerosi anti-depressivi. E tra un’insonnia e l’altra, Emily compie il fattaccio: uccide il marito Martin.
Disturbi, diagnosi e pillole. Soderbergh torna dietro la macchina da presa, realizza (un altro) film e lo fa con un il suo stile riconoscibile ed etichettabile. Non importa se viene meno la fotografia cromatica; il regista colpisce per la sua capacità si scandagliare la società partendo da una piccola pillola o dall’abuso della stessa. Un film privo di positività e catarsi. Tutti sono colpevoli, nessuno escluso. Nemmeno il dottore, che cerca di salvare la faccia e il suo lavoro, perché lo fa perpetrando ogni mezzo possibile. La denuncia appare lieve, ma decisamente abbagliante, perché non si nasconde dentro un thriller alla Hitchcock (senza brivido), ma si fa sempre più evidente nel momento in cui il contesto nella quale è immersa si fa sempre più visibile. Ed è qui che Soderbergh convince maggiormente, muovendosi abilmente su due piani narrativi diversi, ma compiutamente amalgamati: il thriller e il film di denuncia. Difatti Effetti collaterali mostra truffe finanziarie e rapporti logori, mogli depresse (?) e amanti insospettabili. L’opera di Soderbergh si nasconde, si maschera da pellicola tradizionale per invece essere qualcosa di più. Accatasta domande, ma gestisce bene tutte le risposte. Difatti lo sguardo di Steven scruta la piaga (con la sua macchina da presa) e la fa sanguinare con abilità e competenza. E dove non arriva la macchina da presa, arrivano una sceneggiatura ben costruita e le convincenti interpretazioni del cast (Rooney Mara su tutti), un assortimento fragilmente e caratterialmente oculato.
Regista dalle molteplici forme (ma non tutte mimetiche), Soderbergh affronta i generi cinematografici con classicità estrema. Mai un aspetto fuori posto e sempre aderente agli stilemi riconoscibili. Effetti collaterali non si prefigge obiettivi diversi. Tuttavia qualche buon risultato arriva; difatti dopo qualche buco nell’acqua, torna il cinema di denuncia di Soderbergh, senza sarcasmo da Las Vegas o angoscia da contagio.
Uscita al cinema: 1 maggio 2013
Voto: ***1/2