Nell’ “era del consumismo”, l’ARCI (Associazione Ricreativa e Culturale Italiana) propone un’iniziativa semplice ma efficacissima: perché gettare via un oggetto inutilizzato creando rifiuti, quando lo si può barattare con un altro, più o meno bello, più o meno costoso, attraverso un vero e proprio “scambio di beni”?
Sono numerosi i progetti che, ormai da parecchi anni e in tante città europee, incentivano il riciclaggio e lo scambio. Il più noto è sicuramente “El día de los trastos” di Barcellona: durante dei giorni ben precisi si possono depositare per strada oggetti inutilizzati, comunque integri e funzionanti come mobili, sedie, elettrodomestici, libri…e prenderne degli altri.
Per alcune ore le persone di Barcellona possono riciclare oggetti che, altrimenti, sarebbero rimasti inutilizzati o si sarebbero trasformati in dei rifiuti.
L’ARCI Sassari ha già avviato a dicembre 2009, in via sperimentale, un servizio analogo in occasione della Notte Bianca.Nella speranza che un progetto di questo tipo possa avere delle ripercussioni positive sulla qualità della vita della nostra città, l’iniziativa messa in piedi la mattina di sabato 24 aprile in Piazza Fiume, invita i passanti a riflettere sulle nostre abitudini di vita e di consumo.
È innegabile il fatto che gli oggetti di uso comune, nel ventesimo secolo, abbiano un’aspettativa di vita sempre minore. I beni vengono rimpiazzati senza sosta e senza alcuna preoccupazione; senza dare alcun peso al problema ambientale e senza considerare il fatto che quei beni, quelli che finiscono nelle discariche, potrebbero ancora essere utili a qualcuno.Mi sono recato in Piazza Fiume per intervistare alcuni dei volenterosi ragazzi impegnati in questa esperienza. Ecco le loro dichiarazioni:
Chi siete e quando è nata l’idea “Effetti solidali”?
Alessandro P. “Effetti solidali è un progetto dell’organizzazione ARCI. Lei ci permette di mandare avanti l’idea ma fondamentalmente il progetto lo portiamo avanti noi: siamo giovani e viviamo a Sassari. Abbiamo semplicemente voglia di trasmettere una visione della città diversa, uno stile di vita diverso…
L’Arci porta avanti dei discorsi molto simili ai nostri quindi molto spesso le nostre strade si incrociano. È proprio grazie a questa associazione se riusciamo a organizzare degli eventi di questo tipo.
Questa iniziativa si è già svolta a Sassari. Come andò quella volta e come ti aspetti che vada oggi la giornata dedicata allo scambio dei beni ancora utili?
Alessandra V. La scorsa volta è stato a dicembre. È andata molto bene! Era un pomeriggio. È arrivata molta gente che ha portato molti oggetti. Stamattina invece è venuta molta meno gente, quindi molti meno oggetti. Comunque le persone, anche se poche, vengono…prendono…portano. Sono contenti di trovare degli oggetti gratis; non ci credono quando diciamo che è gratis! Certi chiedono: “Quanto viene?..Quanto costa?” Si passano dei buoni momenti e si scambiano delle belle parole con le persone..
Tra la scorsa e questa volta, vi è mai capitato di ricevere pareri contrari all’iniziativa?
Alessandra V. No, assolutamente ..tutti contenti! Bè, quando la merce è gratis…
È oramai evidente: viviamo in una “società di consumi”. Ma voi andate letteralmente contro corrente! Come mai stamattina a Sassari una persona dovrebbe pensare allo “scambio” piuttosto che all’acquisto di un bene?
Alessandro P. Quando stavamo organizzando la prima iniziativa ci siamo chiesti se la gente avrebbe apprezzato. Io penso ai miei genitori e mi rendo conto che per loro magari l’idea di prendere la “cosa” di un’altra persona, sembra quasi brutto! Come se stessi “raccattando la mondezza degli altri”..
La gente dovrebbe capire che stai semplicemente continuando ad utilizzare delle cose che funzionano! Quindi perché comprarle? Puoi riciclare delle cose che agli altri non servono più..
Ma ci stiamo rendendo conto che le persone lo capiscono e fortunatamente hanno molti meno problemi di quelli che pensavamo noi: si sta entrando in un’ottica diversa. Si possono usare delle cose che appartenevano ad altri..
Mi rendo conto che possa sembrare fastidioso. L’oggetto è comunque un qualcosa di molto personale: “è mio e quando lo butto non voglio che un altro lo usi”…o “non voglio usare l’oggetto di un altro”…per molte persone è così! Ma la scommessa è proprio questa: diffondere l’idea che ciò che non serve a noi possiamo metterlo a disposizione degli altri .
Ho visto che durante lo “scambio del bene” non vi limitate a imbustare, ma cercate di diffondere la vostra ideologia…
Alessandro P. Ovviamente “scambio” è la parola più adatta per descriverlo, però non si tratta solo di scambio; puoi venire anche solo a prendere. Se una cosa non mi serve la do volentieri e non devo prendere necessariamente qualcosa in cambio; allo stesso modo chi non ha nulla da dare può tranquillamente ricevere. “Prendere” non è la cosa fondamentale! Una volta tanto qualcuno sta donando.. si tratta forse più di donare che scambiare perché lo scambio implica il tornaconto; qua io vengo e dono, poi se trovo qualcosa che mi interessa bene, altrimenti pazienza. Mi fa piacere che qualcuno usi qualcosa che io tenevo fermo in cantina. Stai dando un’altra possibilità ai tuoi oggetti!
Dunque siete fiduciosi e pensate che nell’ “epoca dell’usa e getta” ci sia ancora qualcuno che da la giusta importanza al valore dei piccoli beni materiali?
Alessandro P. Queste iniziative servono anche a socializzare e a far nascere dei confronti. Si stanno creando delle belle conoscenze e delle “reti di persone”. Grazie a questi eventi mi sto accorgendo che sono in aumento coloro che, quando gli viene data la possibilità di farlo, preferiscono scambiare invece che comprare: è un modo diverso di agire! È proprio uno stile di vita diverso..acquistare sempre e comunque non è una reale necessità..
Alessandra V. La gente sta iniziando a capire che si sta esagerando. Bisogna darsi una “regolata” con i consumi! Abbiamo già abbastanza; meglio recuperare quello che c’è già in giro piuttosto che andare a comprare e alimentare ulteriormente il mercato e il consumismo. Poi ci sono ovviamente quelli a cui non importa..quelli che continuano a basare la propria vita sull’acquisto sfrenato..
Sabato mattina Piazza Fiume era piena di mobili, lampade, piccoli elettrodomestici, stoviglie, giocattoli, giochi di società, orologi e sveglie, vestiti, scarpe, pattini e libri usati…
Ho donato la mia prima chitarra elettrica. Non aveva un grande valore economico ed era stata rimpiazzata già quattro anni fa. Era praticamente diventata un soprammobile!
Vedendo la gioia negli occhi di chi l’ha ricevuta mi sono accorto che ciò che diceva Alessandro era estremamente vero. Qui il tornaconto non si misura in denaro, ma in semplice gratitudine.
Cristian Barracu.