Effetto ALBEDO. Il futuro è scritto nel passato

Creato il 29 ottobre 2014 da Lucastro79 @LucaCastrogiova
Musica

Published on ottobre 29th, 2014 | by radiobattente

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ALBEDO, il gruppo milanese formato dal sosia di Balasso, da un vecchio e da uno juventino. Le loro canzoni come un’operazione chirurgica musicale.

Non è passione per la Fisica: per “EFFETTO ALBEDO” non intendo il potere riflettente di una superficie.

ALBEDO è una delle più belle e affascinanti realtà nel mondo della musica indipendente italiana. Nasce a Milano sullo svanire del 2006 .

Batteria, basso, due chitarre e una voce: Ruggiero Murray, Gabriele Sainaghi, Luca Padalino, Raniero Federico Neri. “Il cantante è il sosia di Natalino Balasso – attore, comico e scrittore italiano – e uno dei mIgliori scrittori di canzoni qui in Jamaica. Il chitarrista è un signore. Nel senso che è vecchio. Il batterista è juventino però è di Milano” li ha descritti il loro produttore Michele Montagano.

ALBEDO è una formazione quindi assolutamente lontana dalle tendenze musicali degli ultimi tempi della scena milanese: suona un indie rock anomalo, con spunti che vanno dal cantautorato italiano al pop rock inglese e americano. Età diverse garantiscono influenze ed esperienze che rendono il sound atipico e per nulla derivativo.

I loro album confermano un bisogno comunicativo che, a volte, una canzone da sola non riesce a sintetizzare: per questo i ragazzi si trovano bene a maneggiare album che si avvicinano a dei concept sulla vita, sui suoi fallimenti e sulle speranze che mai devono restare sopite.

Dopo due dischi autoprodotti, “Il male” e “A casa”, nel 2013 il loro nome quasi si impone su tutti gli altri con il terzo album “Lezioni di Anatomia”, firmato dall’etichetta V4V-Records, etichetta discografica indipendente nata meno di due anni fa a Vasto (CH) per opera appunto di Montagano.

Gli ALBEDO effettuano un’operazione di chirurgia musicale. Sezionano il corpo umano e ascoltano ciò che gli organi hanno da dire.

Il cuore cerca autonomia nella lotta tra sentimento e ragione; bisogna lasciare che la percezione delle dita distingua l’odio dall’amore, nutriente che sembra mancare allo stomaco. Il fegato racconta ciò che abbiamo il coraggio di metabolizzare: la fatica nella conquista di piccoli traguardi, la pazienza nel sopportare un lavoro che opprime e rovina, le ingiustizie, il dolore. Ma quando recupereremo fiato, in un attimo di assoluta quiete, dopo una ricerca estenuante e affannosa della felicità, sarà come rinascere e sarà bellissimo, garantiscono i polmoni; e aspettando che tutto ciò accada sono la schiena e le gambe che ci aiutano a restare in piedi.

Una narrativa sublime, non troppo articolata e complessa, per nulla banale; un suono intenso, camaleontico, ricco di dettagli, e una voce piena e consapevole danno vita a un disco intenso, molto originale e variegato.

Hanno condiviso il palco con artisti del calibro di Niccolò Fabi, Ministri, Brunori Sas, Zen Circus. Hanno suonato in tutta Italia, partecipando a manifestazioni nazionali, tra cui due edizioni del MIAMI (2012 e 2014), di cui l’ultima sul palco principale.

Il prossimo album, il quarto, si chiamerà “Metropolis” e verrà prodotto dal Massive Arts Studios di Milano.

A loro dire è “ciao proprio”. E Michele Montagano, in una recente intervista, ha concordato: “È bellissimo. Di gran lunga il più bello che hanno fatto. Personalmente credo sarà un disco che rimarrà. È una produzione abbastanza grande e ben fatta”.

Sappiamo che sarà un concept album composto di 9 tracce sui viaggi nel tempo e che è tra i dischi più attesi del 2015.

E se è vero che, come si suol dire, “il futuro è scritto nel passato”, allora possiamo solo che aspettare un’altra gran bella storia.

Martina Muroni

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