Una storia, per chiudere Marzo nel migliore dei modi, e iniziare Aprile, mese della Rinascita...in tutti i sensi!
La prima volta che la vidi, eravamo sedute entrambe in sala d'attesa. Lei, anziana, accompagnata dalla figlia. Io, giovane, da sola. Le andai accanto, chiedendo di potermi sedere sulla sedia vuota vicino a lei, e lei fece cenno di sì con la testa, osservando attenta i miei movimenti, studiandomi.
Mi rivolse le tipiche domande che una persona di una certa età rivolge a una giovane quando ci si incontra in un posto come quello, in un ospedale.
"Tu perchè sei qui? Io sono qui per...". Quattro chiacchiere, scambio di idee, speranze, timori. Avrebbe potuto benissimo esser mia nonna, mi ci affezionai subito. Le presi la mano quando lei iniziò a piangere, spiegandomi il motivo del suo ricovero, facendomi partecipe della sua sofferenza.
Mi rincuorò quando le parlai di me, della mia situazione, dell'operazione, disse "non temere che tutto andrà bene".
Poi ci separammo, lei al suo piano, un nome che mi fa paura. Oncologia. Io al mio.
Non la vidi più.
La sera chiesi all'infermiera dove poter trovare quella signora anziana che m'aveva parlato. Un numero di stanza, tre piani di differenza, salii per andarla a trovare, passai un paio d'ore con lei, diventate improvvisamente amiche. Io mi affeziono sempre alle persone, sono fatta così, che posso farci, è più forte di me!
Il mattino seguente, la data fatidica, qualcosa da fare, un primo tentativo andato male, una nuova tecnica da sperimentare, qualcosa di nuovo da fare, più profondo stavolta, necessità di dormire profondamente.
Un ago nel braccio, il torpore mi assale, le palpebre che si fanno pesanti....pesanti......pesanti..............di piombo...............................
"Hai visto? Te l'avevo detto che sarebbe andato tutto bene! Sei forte, sei coraggiosa, sei brava. C'è bisogno di te, hanno bisogno di te, una volta andata male non significa nulla, un tentativo mal riuscito non ha nessuna importanza, la prossima volta andrà meglio, non aver fretta che ciò che è a te destinato nessuno può portartelo via".
"Cesira, tu qui? E come sei bella! Hai visto, tutto è andato bene anche per te! dai che torniamo a casa!"
"Sì, sono passata a salutarti, quelle rose rosse sono davvero belle, ma i tulipani bianchi sono meravigliosi, e il sentimento di chi li ha portati è ancora più forte e sincero, fossi in te ci penserei di più prima di fare passi falsi".
"Ma che hai Cesira, sei così pallida...stai male? E mi sembri così lontana! Che succede? Credo sia l'effetto dell'anestesia ma non mi sento più le gambe......".
"Stai ancora dormendo mia cara...stai ancora dormendo...e ora io devo andare. Sono contenta di averti conosciuta, un giorno ci rivedremo ne sono certa!".
Una luce abbagliante, un rumore forte, un fischio stridulo nelle orecchie, che fastidio! Aiutatemi che non sento più nulla, mi sembra quasi di esser sospesa a mezz'aria, che sensazione strana!
Dov'è andata la signora Cesira? Perchè nessuno mi risponde? Mi sento così strana, pesante, intontita, un dolore atroce dentro di me, viene da dentro, un fuoco che mi arde le viscere, una sete assurda. Provo a muovere le gambe, una mano che mi stringe la mano, voci, risate, parlottamento...
Apro gli occhi e Ti vedo. Mi osservi con i tuoi occhi castani, i riccioli sulla fronte, ma non eri qui prima, cos'è successo, per quanto tempo sono stata addormentata?
Mi hai risvegliato tu con un bacio? Scuoti la testa, dici "ciao", l'altro sbuffa, tocca le rose rosse, sono in fondo al comodino, davanti ci sono i tulipani bianchi. Dov'è Cesira?
Mi dicono di stare a letto, sono ancora debole...
2 giorni lì, come una principessa, servita in tutto e per tutto, ma la mia amica, voglio parlare con la mia amica...sono quasi tre giorni che non la vedo, da quando è venuta a trovarmi in stanza, subito dopo l'operazione.
Chiamo l'infermiera. Ora posso alzarmi, voglio andare da Cesira, tre piani non sono tanti, voglio vederla, sapere come sta.
"Oh mi spiace, la paziente di cui parli è morta 3 giorni fa. Se n'è andata nel sonno".
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