Egitto: Al Sisi e l’esercito

Creato il 10 marzo 2014 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

Dopo la candidatura alle presidenziali di Al Sisi, si prospetta per l’Egitto un altro regime militare?

Mentre tutto l’Egitto continua a sprofondare nel caos più totale, vedi i continui scontri al Cairo ed alla disastrosa situazione nel Sinai, Abd Al Fattah Khalil Al Sisi ( a tutti noto come Al Sisi) comandante delle forze armate egiziane ed attuale capo dello stato, ha recentemente fatto un appello a tutta la nazione per affrontare la gravissima crisi economica che la terra delle Piramidi sta affrontando: “L’Egitto è in una situazione economica molto difficile, è dunque importante lavorare sodo e non perdere tempo in eccessive discussioni” dice Al Sisi. E lo dice in un momento cruciale, quando la prima vera risorsa economica del paese, il turismo, è in ginocchio.

L’Italia, che da tanti anni fornisce la clientela più richiesta negli Hotel di Sharm El Sheik, ha sconsigliato i viaggi in Egitto. Troppo pericoloso, troppi rischi, troppe paure. A chi era convinto che la cacciata di Hosni Mubarak del 11 Febbraio 2011 avrebbe portato l’Egitto all’alba della di una nuova primavera la disillusione è servita. Al Sisi, che è un militare che si è addestrato negli Usa e in Gran Bretagna, continua la  rappresaglia contro i fedelissimi Fratelli Musulmani mai domiti dell’ex presidente Mohamed Morsi. Lo stesso presidente che nel 2012 lo aveva voluto a capo delle forze armate al posto del generale Tantawi e, successivamente, da lui stesso fatto fuori con un napoleonico colpo di stato il 3 Luglio 2013.

Ora  si aspetta la sua candidatura alle annunciate elezioni presidenziali, alle quali la sua vittoria sembra scontata. Ed è scontata perché l’Egitto è una nazione che è sorretta da oltre 60 anni dal potere assoluto ed illimitato dell’esercito. È questo il punto fondamentale su cui riflettere se si vogliono comprendere e analizzare bene i problemi del paese dei Faraoni. Dalla fine della monarchia e del suo ultimo rappresentante, il re Faruq, il trend della storia egiziana è caratterizzato solo dai militari e dal loro assolutismo.

Si parte nel 1953 con il generale Neguib, seguito nel 1954 dal colonnello Gamal Nasser. Alla morte di Nasser succede un altro militare, Anwar al Sadat. Morto in un attentato, gli succede il 6 Ottobre 1981 il suo vice Hosni Mubarak, che era anche all’epoca il capo dell’ aviazione nazionale. Quattro presidenti dopo la fina della monarchia, quattro militari. E non dobbiamo neanche  dimenticarci il ruolo determinante che ebbe proprio l’esercito nella fine del trentennale potere di Mubarak . Era quello l’anno in cui il Rais stava per spianare la strada del potere a suo figlio Gamal, che non era un militare. Il mandato di Mohamed Morsi non poteva essere altro che una parentesi, come lo è stato.

Le forze armate hanno conservato nel tempo  un enorme potere a cui non possono assolutamente rinunciare. Ed ecco servito il nuovo generale . Questa volta toccherà ad Al Sisi impugnare lo scettro dell’assolutismo . Ma i conti con la gravissima crisi economica e sociale che attanaglia il paese potranno essere fatti solo quando l’Egitto diventerà una democrazia compiuta e non l’indiscusso territorio di un esercito. E solo in questo modo si potranno avere quelle tanto attese riforme che né Morsi ha fatto e né Al Sisi sarà in grado di realizzare.

Per il momento dobbiamo rassegnarci a non ricevere più cartoline dalle spiagge di Sharm.  Le uniche immagini che avremo dall’Egitto saranno quelle di vittime piene di sangue.




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