Oggi, venerdì 4 febbraio, come tutti i venerdì è giornata di preghiera in ogni Paese musulmano.Quindi anche in Egitto.
Ed è un venerdì gravido di paure per il mondo intero, perché gli avvenimenti delle ultime ore e quelli della giornata di ieri non fanno ben sperarare.
Oppositori del regime e fedeli di Mubarak ieri, infatti, si sono apertamente e pesantemente scontrati al Cairo.
I Fratelli Musulmani ,intransigenti, cominciano già a far sentire la propria voce dai toni molto stentorei specie a sud del Paese.
Le violenze nei confronti di giornalisti stranieri e locali, che cercano semplicemente di fare il loro lavoro, sono reali.
Addirittura sono stati arrestati operatori umanitari, sempre stranieri, e di essi non si hanno notizie.
Ma vediamo,al di là degli abusi di potere del governo egiziano in particolare e dei governi viciniori (Tunisia e Algeria) geograficamente ma anche per stile, e dunque dell'assodato malgoverno di certa classe politica, perché la gente è stata costretta,in Africa settentrionale, a scendere in piazza anche a costo di mettere a rischio la propria stessa vita?
La cosa certa è (perché sotto gli occhi di tutti) che questi regimi repressivi e corrotti, in definitiva, hanno platealmente deluso ovunque le aspettative di sviluppo economico e di progresso sociale.
Vi pare poco?
Senza contare che hanno tradito quegli ideali di giustizia, di libertà, di uguaglianza e di rispetto del diritti umani, che dovevano necessariamente essere bandiera di una vittoria tutta africana contro l'abietto colonialismo europeo-occidentale.
Dotati d'imponenti apparati di sicurezza hanno represso, controllato e censurato.
Hanno creato autentici imperi economici per sé e per i propri familiari e per una specialissima ristretta cerchia di sostenitori.
Le modifiche costituzionali non si contano in questi Paesi purché il" tiranno" continui a conservare e ,semmai, a tramandare il suo potere.
E ancora questa incuria altro non ha fatto che spalancare le porte al all'integralismo e al terrorismo islamico, che vi ha trovato un ideale" brodo" di coltura.
Sotto il profilo strettamente sociale poi non va dimenticato l'elevata concentrazione della popolazione nei centri urbani, dove è più facile dare fuoco alle polveri, perché a questa gente manca ogni cosa per poter vivere con dignità di persona.
Gente che vive in prevalenza di un'economia informale tout court.
Le campagne invece sono state abbandonate a loro stesse, perchè il potere politico avrebbe dovuto investire in moderne infrastrutture e non lo ha fatto.
Piuttosto ha fatto razzia invece dei redditi agricoli tramite istituti quali, ad esempio, le casse di stabilizzazione dei prezzi.
I contadini hanno così abbandonato i villaggi e si sono ammassati, senza né arte né parte, nelle degradate periferie urbane, vivendo alla giornata.
La scolarizzazione poi ha fornito ai giovani, in questi Paesi, strumenti di conoscenza, comunicazione e discernimento ma alle aspettative di promozione sociale si sono sostituite subito soltanto delusioni e frustrazioni.
E' venuto a mancare, in sostanza, ciò che rende veramente libera la persona: il lavoro.
Infine queste realtà, che si chiamino Egitto,Tunisia o Algeria, hanno una popolazione per tre quarti di almeno trent'anni.Quindi una popolazione giovane.
Poteva, dunque, lì andare diversamente, dopo anni e anni di attese e di delusioni?
L'auspicio è che, per raggiungere determinati sacrosanto obiettivi , il tutto ovvero il legittimo cambiamento (perché legittimo è senza ombra di dubbio) avvenga senza eccessivo spargimento di sangue.
La diplomazia USA per l'Egitto, ad esempio, sta lavorando proprio per questo.
Ovvero: transizione pacifica e subito possibilmente.
E, volendo (pena il continuare dell'effetto- domino nel vicino e nel lontano), io dico che si può fare.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)