Intanto, il Paese si scontra e vengono a crearsi due fazioni: gli oppositori di Morsi ed i sostenitori. Proseguono dunque gli scontri tra le due “piazze”: i cittadini si radunano, infatti, nel centro della città del Cairo dando vita a violenti scontri. Per il momento, si contano almeno trentasette morti, tra cui un prete copto, ed un migliaio di feriti in tutto il Paese.
La fazione pro-Morsi si è radunata nel sobborgo ad est della Capitale, a Nasr City, nelle vicinanze della moschea di Rabia al-Adwaiya. Il luogo viene considerato una roccaforte dei Fratelli Musulmani. Qui, le forze di sicurezza hanno aumentato la loro presenza lasciando intendere che l’esercito è pronto a reprimere eventuali rivolte. Intanto, i pro-Morsi campeggiano nella zona con ritratti dell’ex Presidente, indossando giubbotti antiproiettile. La fazione ha dato vita ad alcuni posti di blocco e si sono armati anche con ordigni artigianali. Anche in altre zone del Cairo sono presenti gruppi minori di sostenitori di Morsi.
Nella serata di Sabato, il Premio Nobel per la Pace Mohammed El Baradei è stato nominat premier ad interim dell’Egitto. Il gioramento avverrà, però, solamente quando sarà completata la formazione del nuovo Governo. L’unica condizione che ha posto è stata quella di poter agire nella massima libertà.
I Fratelli Musulmani ed i Nou, secondo partito dell’ex Governo, hanno immediatamente bocciato Mohammed El Baradei, affermando: «E’ un uomo degli Stati Uniti in Egitto». I due gruppi politici hanno fatto sapere che continueranno le proteste finchè Morsi non verrà liberato e rieletto, disconoscendo la carica di El Baradei.
La tensione è alle stelle e sembra che, più passino i giorni, più l’Egitto si avvicini alla guerra civile. Enrico Letta ed Emma Bonino hanno diffuso una nota nella quale viene espressa grande preoccupazione: «L’Italia auspica l’immediata fine di ogni violenza e l’avvio di una transizione rapida e inclusiva».