Mohammed Morsi è, a tutti gli effetti, un presidente senza Parlamento e l’Egitto, oggi, un Paese che ha come contro-altare l’esercito, con tutti gliantichi strapoteri di cui purtroppo conosciamo ampiamente luci e ombre, vizi e virtù.
Dobbiamo per questo, allora, di necessità essere inclini a pensare che, a breve, il fondamentalismo avrà la meglio sui sogni di democrazia delle giovani generazioni (e non solo di esse).
Non è detto.
Molti intellettuali egiziani sono attendisti e possibilisti.
Riconoscono- essi sostengono- che occorrono tempi lunghi , perché la Storia del Paese possa imboccare la strada giusta.
E,quindi il loro pensiero è altro rispetto agli allarmismi degli osservatori occidentali.
Quasi certamente gli intellettuali egiziani ipotizzano che potrebbe esserci un' intesa in positivo tra presidenza (uomo dei Fratelli Musulmani) e militari, anche perché gli occhi del mondo sono al momento tutti puntati e guardano con interesse, e a ragione, alle prossime mosse politiche egiziane.
La vittoria elettorale di Mohammed Morsi, inoltre, a dirla tutta è stata caratterizzata nel complesso da un numero maggiore di voti moderati rispetto al radicalismo intransigente della “prima ora”.
E questo è già un dato importante, che allontana sospetti di degenerazioni oligarchiche.
E poi, con la vicinissima Israele, una deriva fondamentalista significherebbe un assurdo in termini, inaccettabile per le complicazioni destabilizzanti, che di certo comporterebbe e di cui bisognerebbe dare inevitabili spiegazioni alla piazza.
In più non tarderebbe la fine certa degli aiuti economici da parte degli Stati Uniti.
E, ancora , vorrebbe dire, senza dubbio alcuno, dare di nuovo maggiore spazio e potere all’esercito.
Cosa che non è affatto negli intenti di Morsi.
Possibile è al contrario un pragmatico dialogo con formazioni come Hezbollah e Hamas, proprio perché, nei loro contesti, queste svolgono compiti di assistenza alle popolazioni, non dissimili da forme d’intervento paragonabili a quelle nate in ambito cristiano.
L’estremismo, infatti, di queste popolazioni, a ben vedere, è nato essenzialmente da condizioni di vita di enorme difficoltà.
E anche questo non può essere più, a lungo, ignorato.
E i Fratelli Musulmani , che comunque non aborriscono lo Stato laico (sono presenti nella vita politica egiziana da ben vent’anni con una percentuale almeno del 20% in parlamento), costituiscono per buona parte degli egiziani un riferimento culturale molto importante.
Se le premesse del discorso d’apertura di Morsi (difesa dello stato di diritto- rispetto dei diritti universali, delle donne, dei minori e delle minoranze religiose), subito dopo l’ufficialità della vittoria, saranno conseguenti, l’Egitto quasi certamente avrà fatto un buon passo in avanti.
E questo è quanto si augurano tutti i Paesi amici dell’Egitto.
In particolare quelli che si affacciano nel Mediterraneo, mare che agognano pacifico e non certo ricettacolo di turbolenze e di contrasti.
E gli scettici, chissà, liberatisi magari da certi pregiudizi, potranno anche avere modo di ricredersi dinanzi a nuovo scenario politico.
Le dietrologie, infatti, non aiutano mai il processo della Storia .
Semmai fanno esattamente il contrario.Intralciano.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)