Particolare dello scarabeo ritrovato nella necropoli
dell'Osteria, nel parco di Vulci
Riposava in una delle grandi tombe a camera destinate agli aristocratici etruschi, il sigillo egizio a scarabeo rinvenuto nella necropoli dell'Osteria, nel parco archeologico di Vulci. "Una scoperta che potrebbe contribuire a riscrivere la storia degli Etruschi e dei loro rapporti con il Mediterraneo orientale, aprendo nuovi orizzonti di ricerca", spiega la Soprintendente ai Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale, Alfonsina Russo.
Il sigillo, databile fra il primo e il secondo quarto del VII secolo a.C., è stato riportato alla luce nei giorni scorsi dagli scavi diretti dalla soprintendenza e coordinati da Patrizia Petitti, direttore del Museo di Vulci, e da Carlo Casi, direttore di Mastarna, la società che gestisce il sito archeologico di Montalto di Castro. Nella necropoli, in tempi recenti, era stata già scoperta la tomba della Sfinge e ora si stanno indagando proprio le grandi tombe a camera, realizzate tra il VII e il III secolo a.C.. Da lì proviene lo straordinario scarabeo-sigillo, attualmente in fase di studio, che riporta un cartiglio e il segno "HR" del dio falco Horus, insieme alle iniziali "NB", che secondo gli studiosi rimanderebbero al faraone Nekao I (672-664 a.C.).
L'oggetto ritrovato serviva a imprimere i decori sui bolli di argilla destinati a sigillare grandi vasi, cofanetti, casse o rotoli di papiro. "Si tratta di una scoperta straordinaria, unica nel suo genere - spiega Russo - Se a Tarquinia, infatti, era già stata rinvenuta una fitula egizia risalente alla fine dell'VIII secolo, uno scarabeo-sigillo come questo qui non si era mai visto".
Il ritrovamento, da un lato conferma l'importanza della necropoli dell'Osteria e, dall'altro, la ricchezza della vita e degli scambi commerciali dell'aristocrazia di Vulci tra l'VIII e il VI secolo a.C., periodo di massimo splendore degli Etruschi nella zona.