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Egon Schiele: autoritratti ed erotismo nei suoi quadri

Creato il 21 aprile 2011 da Witzbalinka

La sua linea peculiare, il suo tratto irregolare, la deformazione alla quale sottponeva le sue figure per mostrarci altre prospettive, altri modi di percepire il quadro, e la sua enorme carica erotica fecero si che fin dall’inizio il lavoro di Egon Schiele mi intrigasse, attirasse la mia attenzione.

egon schiele

La scoperta del pittore nato a Vienna la devo a Vargas Llosa, che ha usato la forte componente erotica dei suoi quadri per esprimere la relazione conflittuale tra Fonchito e la sua matrigna nel libro “I quaderni di Don Rigoberto” (una lettura raccomandata). Quando ho finito il libro mi sono immersa nell’opera di Schiele.

Nonostante abbia pensato per un momento che la sua fissazione per l’autoritratto fosse una semplice evidenza del narcisismo dell’autore, leggendo le critiche ho potuto conoscere lo speciale processo d’introspezione che Schiele rivelava nei sui quadri: non ha mai mostrato un ritratto fedele del suo volto perché non era colui che vedeva ciò che voleva rappresentare, quello che gli interessava era catturare la sua anima, il suo stato animico, le sue complessità. Per spiegarlo con un esempio, gli autoritratti di Schiele sarebbero per lui come lo specchio di Dorian Gray, che gli mostra la sua vera essenza, non l’apparenza che vedono tutti. Per questo Schiele deformava coscientemente il suo autoritratto, per presentare una tensione tra il vero Io e l’Io rappresentato, cercando di riconoscere se stesso in tale conflitto.

E fu questo sguardo peculiare ciò che ha regalato una prospettiva differente a tutto il suo lavoro, e che gli ha fatto guadagnare il rispetto e la considerazione di Gustav Klimt, il pittre che fu per lui così determinante.

Nonostante l’opera di Schiele sia originale ed innovatrice, il suo grande modello da seguire fu Klimt, senza conoscerlo, la sua ammirazione per lui era così grande che ha avuto il coraggio di ricreare alcuni suoi quadri, come la “Fanculla seminuda sdraiata” del 1904, “Judith II” del 1909, “Serpenti acquatici II” del 1904-1907, tra gli altri.

Dal 1910 possiamo vedere che nel lavoro di Schiele inizia il distanziamento dall’influenza del suo maestro, e si fa più frequente e forte la devozione all’erotismo,  nei suoi quadri vediamo corpi nudi, uomini e donne esplorando le proprie parti intime, amanti facendo l’amore, prostitute mostrando i seni, il tutto sotto lo sguardo acceso di Schiele, quell modo peculiare di cercare di decifrare le cose. Per lui l’erotismo era così importante che affermò: “Anche l’opera d’arte erotica è sacra”. Erotismo era solo un sinonimo di vedere il mondo con allegria, liberamente, senza catene, e a questo si è dedicato non solo nei suoi quadric ma anche nella sua vita personale, senza arrivare mai alla promiscuità, visto che le sue compagne sono note e le sue relazioni furono stabili.

Senza dubbio Egon Schiele è uno dei pittori più importanti del secolo scorso, vale la pena conoscere la sua opera.

Per quelli che amano dare un tocco culturale ai loro viaggi turistici, una visita al Museo di Belle Arti di Vienna può offrire un’eccellente occasione per apprezzare alcuni dei quadri più rappresentativi della produzione di Schiele.

 

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