Post apparentemente off topic, ma nemmeno tanto. Ci siamo già occupati in passato - per esempio qui: Vive la France (e abbasso Andreas Hofer) –. di questo tema: gli incontenibili tic austriacanti e reazioni di cui è preda un giorno sì e un giorno anche, l’assessore alla Cultura della Provincia di Trento, il signor Panizza Franco. Anche in questo caso si tratta, nuovamente, di ragionare attorno alla questione della rappresentazione corretta e verosimile del territorio. Sia in chiave culturale e storica, sia in chiave produttiva e agricola. Penso che il territorio vada rappresentato per quel che è (comprese le sue contraddizioni e le sue fragilità) e non per quel che si immagina sia o che più o meno nascostamente si desidera sia. E così la storia. Ma il signor Panizza Franco fa con la storia, un pò quello che le centrali vitivinicole trentine fanno con il territorio: un esercizio retorico.
Ed è per questo che pubblico qui di seguito l’intervento del compagno Nicola Zoller, segretario regionale del PSI – Partito Socialista Italiano, che sulla sua newsletter socialista di oggi prende finalmente una posizione chiara e rigorosa nei confronti di quello che egli stesso definisce un vulnus “fra i più vistosi della gestione del centrosinistra autonomista dellaiano”.
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di Nicola Zoller – L’assessore provinciale Panizza – in genere sempre abbastanza ecumenico e “accontentatore” delle più varie istanze – non riesce tuttavia a nascondere i suoi tic vetero-austriacanti. Affermare – come dichiara al Trentino di sabato 10 novembre a proposito dell’insegnamento dell’inno italiano nelle scuole - che “rispetto al Risorgimento italiano la storia del Trentino è assolutamente equiparabile a quella dell’Alto Adige – è una enormità grottesca. Un assessore alla Cultura non potrebbe ignorare le battaglie per l’Autonomia del Trentino/Tirolo di lingua italiana rispetto al Tirolo di lingua tedesca che per tutta la seconda metà dell’Ottocento e nel primo Novecento tutte le rappresentanze politiche trentine condussero con corale impegno, dai liberali, ai cattolici, ai socialisti. Cosa c’entra dunque quel discorso sulla “equiparabilità” della storia del Trentino con quella dell’Alto Adige?Panizza conosce ovviamente la storia, ma – a forza di dichiarazioni e provvedimenti a pro di lapidi marmoree e costumi tiroleseggianti – vorrebbe correggerla. E’ uno dei pochi nei – ma fra i più più vistosi - della gestione del centrosinistra autonomista dellaiano che i prossimi governi provinciali potranno risanare.
Dunque, a proposito di Inni da insegnare a scuola: va benissimo quello europeo, assieme a quello italiano, e se si cerca quello trentino basta riandare a quello che già c’è. E’ l’Inno al Trentino scritto da Ernesta Bittanti Battisti e pubblicato il 28 giugno 1911 a pagina 2 su “Il Popolo”, il battagliero giornale trentino che – pur sotto l’occhiuta censura imperialregia austriaca pronta a infliggergli centinaia di sequestri – fu tra il 1900 e il 1914 un faro di cultura progressista. Un inno che parla con tanto amore per la terra trentina e per la sua dolce parlata italica (chi vorrà, potrà trovarlo anche sul sitowww.socialistitrentini.it alla info del 29 luglio 2011).
Lo ricorda uno come il sottoscritto che porta un cognome di ascendenza sveva/bavarese, con un nome postomi da mio padre in ricordo di un suo commilitone pugliese. A proposito: i miei avi bavaresi coi tirolesi/austriaci hanno sempre avuto molte questioni da regolare. Già, storie di confine, che tra rivalità e amori, si sono svolte e protratte nei tempi dei tempi. Ma le Alpi sono “porose” – dicono giustamente gli storici e gli antropologi – finiscono per favorire più i collegamenti che le separazioni. Dunque rispettiamoci e integriamoci, promuovendo l’Europa contemporanea. Ma perché stravolgere la Storia?