Il fattaccio di ieri a Lungotevere Flaminio ci dice tante, tantissime cose. In primis si tratta di un fatto simbolico ed emblematico di una città che cade a pezzi. Ora anche letteralmente. Un fatto simbolico che ci conferma, viste le responsabilità del crollo, come la città sia devastata, distrutta, diroccata certamente a causa dei politici, degli amministratori, dei dirigenti corrotti, dei govrnanti, ma che queste entità abbiano una responsabilità che, pur elevata, non arriva mai alla responsabilità dei cittadini che sono, restano e saranno finché le cose non cambieranno radicalmente i veri artefici dell'omicidio di questa città.
A Piazza Gentile da Fabriano hanno fatto tutto da soli. Ma la cosa non sarebbe così grave (un fattaccio può pur succede, beninteso) se non quella piazza e quell'area della città non fossero state così connotate negli anni passati. Connotate da una battaglia che noi, da soli, abbiamo combattuto sul fronte opposto dei cittadini, dei residenti, del bobbolo di questa città.
Quella battaglia ci racconta di persone che, quando vogliono, sono in grado di mobilitarsi, di partecipare, di fare opinione, di fare pressione verso chi amministra. Peccato che si impegnino a farlo solo per il male pubblico e il bene privato e mai all'incontrario.La battaglia di cui parliamo fu quella relativa al parcheggio interrato in Piazza Gentile da Fabriano. La retorica terrorista del "parcheggio che fa crollare i palazzi" ci ha visti contrapporci alla cialtronaggine di comitati e residenti per anni (stiamo parlando del periodo 2010-2012, quando a Roma ancora si costruiva qualche parcheggio sotterraneo). Il parcheggio bloccherà una falda acquifera, il parcheggio distruggerà il verde, il parcheggio farà crollare i palazzi. Erano queste le cantilene. I palazzi della piazza erano avvolti da lenzuola bianche con sopra scritte assurde contro chi stava realizzando il parcheggio.
Dopo qualche tempo la struttura venne terminata, il verde molto migliorato, al posto del degrado spuntò un parco piacevole, gli alberi aumentarono e la sicurezza per i palazzi fu totale. Certo la conclusione non fu ideale perché la sistemazione della piazza purtroppo lasciava ancora spazio alle vetture in sosta abusiva di residenti e non, ma di certo le immonde fandonie (qui ne avete una sintesi) dei residenti vennero totalmente smentite.
Con la stessa retorica ignobile e falsa gli stessi cittadini riuscirono più o meno a far saltare altri parcheggi come quelli di Via del Vignola o di Piazza Perin del Vaga che avrebbero permesso altrettante riqualificazioni. Il tutto solo ed esclusivamente per continuare a conseguire tornaconti privati a scapito del bene comune. In primis, lo sapete, continuare a parcheggiare la macchina gratuitamente sotto casa, possibilmente in divieto o in aree pericolose. Il parcheggio è visto come fumo negli occhi perché riduce (seppur troppo poco a nostro avviso) gli spazi destinati alla sosta selvaggia delle tre o quattro auto a famiglia che il romano medio ritiene costituzionalmente garantito possedere. E questo non è accettabile. No è accettabile limitare gli interessi privati per generare un vantaggio comune e pubblico: è contrario alla filosofia di vita (vita?) di questa città. Così come non è accettabile limitare chi vuole trasformare in un loft open space un appartamento di una casa progettata nel 1928 o chi vuole tramutare la propria casa in uno sconfinato giardino pensile fatto di vasi in cemento, metri cubi e metri cubi di terra ovviamente ben annafiata e dunque pesantissima.
Per chi stava devastando il loro palazzo facendogli rischiare la vita al massimo qualche occhiataccia o mezzo esposto, per chi stava banalmente realizzando un parking interrato con procedure professionali e garantite, manifestazioni, convegni, slides e dichiarazioni terroristiche che qui, qui, qui e qui abbiamo raccontato all'epoca.