1. 3. 3. Attività metallurgica
In epoca argarica incontriamo “villaggi metallurgici”, sistemati in posizione strategica in località dove si trovano forti concentrazioni metallifere; la produzione e la distribuzione dei metalli doveva essere nelle mani dell’élite aristocratica. Il metallo circolava da una comunità all’altra dentro e fuori della cultura Argarica. Grazie agli scavi archeologici realizzati nei villaggi argarici, sappiamo che la fase di estrazione e trasformazione si realizzava esternamente al villaggio, la fusione, in spazi aperti all’interno della casa, e la manifattura negli ambienti domestici.
I primi elementi fabbricati in rame arsenicale si riscontrano in contesti del Calcolitico, solo nel Bronzo Tardo, intorno al 1500 a. C. compare la nuova tecnologia del bronzo che però non sostituisce quella del rame ma convive con questa, per circa un millennio.
In epoca argarica, appaiono diversi oggetti realizzati in altri metalli, come piombo in stato naturale, argento e oro nativo. (Contreras et alii, 1997).
Fra gli oggetti in metallo numerosi sono i punteruoli e le lesine, hanno dimensioni variabili, uno o le due estremità appuntite. Possono avere sezione circolare o quadrangolare o incluso combinarsi le due nello stesso elemento (Montero Ruiz, 1992).
1. 3. 4. Le armi
Fra le armi menzioniamo le asce, elementi di forma rettangolare con un bordo in una delle due estremità, le punte di freccia di forma lanceolata, a spalla marcata o con alette (sempre con codolo), e le alabarde che presentano nervatura centrale, larga base e un numero variabile di chiodini per fissare l’immanicatura.
Numerosi sono i pugnali, Lull (Lull, 1983), distingue morfologicamente i pugnali dai coltelli. Questi ultimi sarebbero infatti più larghi e corti, con lati paralleli, punta acuta o arrotondata, mentre i pugnali sarebbero caratterizzati da lati convergenti e punta sempre acuta.
I pugnali della cultura di El Argar, hanno una lunghezza massima di 20 cm, e una larghezza massima di 5,4 cm e un numero di ribattini indistinto (alcuni presentano resti di chiodini in argento) forma triangolare e bordi affilati, la base è variabile (dipende dal manico). La sezione è lenticolare appiattita (Lull, 1983).
In alcune delle armi recuperate negli scavi archeologici si riconoscono resti della possibile impugnatura che è sempre di legno.
Possiamo classificare questo tipo d’arma dall’analisi dei lati (pugnali con lati convergenti, appuntiti o arrotondati) o della base (pugnali con base arrotondata, appiattita, trapezoidale, rettangolare, aperta arrotondata) o dal sistema di immanicatura (pugnali con escotadura, pugnali con ribattini).
Scarsi esemplari come il pugnaletto di una delle sepolture infantili di Peñalosa, Baños de la Encina (Jaén), presentano una perforazione centrale, potrebbe trattarsi di pendenti.
La presenza di forme combinate come pugnali a linguetta con escotadura, pugnali con ribattini e escotadura suggerisce un’evoluzione formale nei pugnali del sud - est spagnolo dal Calcolitico all’età del Bronzo, dalla lama semplice si sarebbe passati all’uso di linguetta o spighe, escotaduras e ribattini disposti nella zona centrale del manico, (Montero-Ruiz, 1992).
Le spade sono artefatti compresi entro i seguenti parametri tra i 24 e i 65 cm di lunghezza e tra i 3,6 e gli 8 cm di larghezza, con numero di ribattini tra 5 e 7 (Lull, 1983).
Le spade argariche sono caratterizzate da una lama larga, lunga, priva di nervatura mediana, con un restringimento nel terzio superiore o nella base della lama, base semplice con diversi chiodini disposti a semicerchio, gli elementi che si trovano nei due estremi sono generalmente di dimensioni inferiori e rientranti, queste armi presentano inoltre un profilo a doppio archetto del limite inferiore dell’immanicatura, (Lo Schiavo, 1991)
In alcune delle armi recuperate negli scavi archeologici si riconoscono resti della possibile impugnatura che è sempre di legno, in un unico caso relativo al Bronzo Finale, a Guadalajara ritroviamo una spada con immanicatura in bronzo con una leggera cappa in oro, sicuramente appartenente a un personaggio di alta condizione sociale.
Appartengono a un gruppo intermedio alcune armi che possiamo definire per le loro dimensioni come spade corte, daghe o grandi pugnali. Presentano: un lunghezza compresa tra i 20 e i 50 cm, e una larghezza tra i 2,4 e i 7,5 cm, e da 2 a 7 ribattini (Lull, 1983)..
Nella società argarica le armi in metallo acquistano una gran importanza, non solo come strumenti bellici ma anche come simbolo del potere delle classi aristocratiche.
1. 3. 5. Gli oggetti d’ornamento in metallo
Numerosi sono gli oggetti d’ornamento in rame, argento e oro, incontrati nei giacimenti argarici, molti dei quali sono stati ritrovati nelle sepolture come adorno dei defunti.
Gli elementi in metalli preziosi sono sempre associati alle sepolture di maggior condizione sociale.
Anelli e orecchini sono barrette o fili piegati in forma circolare, con le estremità aperte, che possono presentare uno o più giri, la differenza tra questi due elementi ornamentali é difficile da stabilire, si conosce solo grazie alla posizione anatomica quando appaiono nella sepoltura o dal diametro (orecchini tra i 0,4 e i 4,7 cm, anelli tra i 0,9 e i 2,2cm) (Montero-Ruiz, 1992)
I bracciali sono barrette o fili piegati in forma circolare, con le estremità aperte, che possono presentare uno o più giri, esistono rari casi in epoca argarica di braccialetti con gli estremi chiusi.
Infine ricordiamo i diademi sono nastri di metallo prezioso con un appendice discoidale o nastri di diversa larghezza (Montero-Ruiz, 1992).
1. 4. Le sepolture e i rituali funerari
Nella cultura argarica la tipologia tombale varia a secondo delle caratteristiche geografiche del giacimento. Si suole dividere le sepolture in 5 tipi fondamentali: “Groticelle artificiali scavate nella roccia, con o senza dromos; grandi ciste con ingresso frontale al quale si può accedere con dromos; grandi ciste in fosse; ciste di piccole dimensioni; sepolture di bambini (ma non solo) in urne sepolcrali, in fossa semplice” (Contreras, 2001; Camara, 2001)
Come abbiamo visto i morti si seppellivano nelle case, questo spiega il significato che le popolazioni argariche conferivano ai defunti; non solo realizzavano culti relazionati con la credenza del “al di lá”, ma sicuramente veneravano i morti come antenati.
Solitamente il morto era inumato e sistemato in posizione fetale, generalmente individualmente, anche se ci sono casi di sepolture doppie, con segni evidenti che le sepolture siano state utilizzate in due momenti diversi. Normalmente non si da gran importanza ai resti del primo cadavere. In rari casi troviamo sepolture triple o quadruple solitamente si tratta di giovani e bambini sepolti con i genitori. In un solo caso (Castellòn Alto) é stato incontrata la inumazione di un uomo decapitato, il cranio era collocato su una mano. Le offerte che accompagnano il morto, consistono in vivande per la nuova vita. Sono stati incontrati in numerose sepolture resti di piante, rametti di fiori, che potevano essere utilizzati per profumare l’ambiente o come medicinali (Peña, 1995; Contreras et alii, 1997; Contreras 2001).
Il repertorio degli oggetti che compaiono nei corredi funebri è vario, e comprende praticamente il materiale utilizzato nella vita quotidiana; gli oggetti più frequenti sono vasi ceramici e elementi in metallo (Contreras et alii, 1997).
...domani la 3° e ultima parte
Questa relazione è tratta dal convegno di Barumini "Viaggio nella Storia" del 7.11.2010 e farà parte degli atti dei convegni della rassegna.
La fonte delle immagini è visibile all'interno delle foto stesse.