Origine: Spagna
Anno: 2012
Durata: 108'
La trama (con parole mie): Mayka Villaverde, ricca industriale, viene ritrovata morta dal marito a causa di un infarto e portata in obitorio. Quando, la stessa notte di quel giorno fatale, il cadavere scompare ed il guardiano della struttura fugge terrorizzato finendo per essere investito da una macchina di passaggio, le forze dell'ordine cominciano ad indagare più approfonditamente sull'accaduto. Alex Ulloa, ricercatore e chimico, nonchè coniuge della defunta, viene dunque richiamato per un colloquio notturno con il capo delle indagini, il commissario Jaime Pena, che intende dipanare la matassa proprio sul luogo della scomparsa del corpo della donna: il confronto tra i due uomini porterà a galla i segreti di Alex - che intratteneva una relazione clandestina ed ha pianificato proprio con l'amante la morte della moglie - e metterà a dura prova i nervi di Jaime, già segnati da anni di dolore legati a loro volta alla scomparsa della sua compagna.
Il confronto con la blogosfera, fin dai tempi dell'apertura del Saloon, ha portato, oltre parecchi stimoli personali e ad alcuni incontri decisamente importanti - come quello con il mio fratellino Dembo - alla scoperta di pellicole che, se non fossi mai passato da queste parti, probabilmente avrei finito per perdere lungo la strada: una di queste è senza dubbio El cuerpo, interessante thriller di marca spagnola che prosegue l'ottima tradizione di titoli notevoli come La notte dei girasoli recuperato grazie al buon Caden Cotard, che di recente ne aveva parlato più che bene dalle sue parti.Il lavoro di Orion Paulo, che si affida ad una veterana del genere come Belen Rueda - che i più ricorderanno per il noto The Orphanage - riprende gli schemi dei classici di Hitchcock mescolandoli ad uno stile più vicino ai thriller hollywoodiani, senza dimenticare un tema molto caro al Cinema attuale come la vendetta ed una costruzione giocata su un crescendo di tensione con colpo di scena conclusivo che non avrebbero sfigurato in un'opera targata Nolan: El cuerpo, dunque, si fa seguire più che bene per tutta la sua durata, incollando allo schermo lo spettatore in attesa di scoprire non solo quale sarà la direzione presa dalle indagini della polizia, ma anche e soprattutto la verità sulla misteriosa sparizione del cadavere della protagonista, pronta anche da morta a rubare la scena al resto dei personaggi.Ma se tutto funziona così bene, sulla carta, per quale motivo il voto finale risulta solo discreto - come il risultato stesso della pellicola, del resto -?Semplicemente perchè, con tutta la schifezza che dagli States arriva ad intasare le sale - non prendo neppure in considerazione la robaccia nostrana, che naviga su livelli decisamente più bassi -, la professionalità ed il piglio dei nostri cuginoni ammmeregani finisce per avere un impatto nettamente più incisivo rispetto al risultato finito: un lavoro come El cuerpo, prodotto con tutti i crismi - ed un budget più alto -, affidato ad attori di livello - non me ne voglia Josè Coronado, ma il suo Jaime Pena, più sosia di Renato Zero di Piton in Harry Potter, non aiuta lo spettatore a mantenere alta la tensione, ed ha prodotto una serie di imitazioni del Renatone Nazionale da parte di Julez ad ogni apparizione del commissario in scena - e ad un regista di maggiore impatto - perchè no, il già citato Nolan - avrebbe avuto tutte le carte in regola non solo per essere distribuito in tutto il mondo senza finire in un ingiusto dimenticatoio - scandaloso, comunque, come non sia arrivato dalle nostre parti -, ma anche per diventare un vero e proprio cult.Perchè El cuerpo, con tutti i suoi limiti ed il suo essere, di fatto, acerbo, è senza dubbio un lavoro convincente e tosto, che vale la pena di andare a cercare e gustarsi tutto d'un fiato, memori delle lezioni di pellicole come Bed time e di quanto, almeno fino a pochi anni fa, quello spagnolo pareva essere diventato il Cinema di riferimento in Europa: un cocktail teso al punto giusto di vendetta, tensione, elementi quasi horror ed altri decisamente crime ed un gioco ad incastro tra passato, presente e futuro che spinge a chiedersi cosa sarà di quello che, di fatto, è un colpevole, e se davvero - come lui stesso progressivamente è portato a credere - qualcosa di più grande e cattivo di lui ha deciso di chiedere il conto per i suoi peccati.Qualcosa che affonda le sue radici nell'esempio del già citato Maestro Hitchcock e nelle sue origini inglesi - Rebecca la prima moglie, su tutti - e porta dritti verso l'attualità della cronaca nera, e gli abissi dell'animo umano: ed il gioco della caccia, il rapporto tra preda e cacciatore, sempre pronto a cambiare, conduce anche lo spettatore a chiedersi se, alla fine, non sia stato davvero giusto così.In fondo, se colpiti dove fa più male, rischiamo tutti di diventare gli assassini più spietati che possano esistere.
MrFord
"Questa vita ci ha puniti già
troppe quelle verità
che ci son rimaste dentro...
Oggi che fatica che si fa
come è finta l'allegria
quanto amaro disincanto..."Renato Zero - "Cercami" -