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J.K. Rowling: Harry Potter e la pietra filosofale

Creato il 24 giugno 2015 da Martinaframmartino

J.K. Rowling: Harry Potter e la pietra filosofaleSulla saga di Harry Potter sono state scritte un'infinità di cose. Io ho letto L'incantesimo Harry Potter, Harry Potter A Test, La metafisica di Harry Potter, Harry Potter. Il cibo come strumento letterario, tutti di Marina Lenti, sia perché Marina è mia amica che perché scrive benissimo. Volete sapere come mi piacerebbe saper scrivere? Come Marina. Per la saggistica è lei il mio modello, per la narrativa non c'è perché sono arrivata alla conclusione che non so scrivere narrativa e quindi non ci provo neppure.

L'incantesimo Harry Potter è una bella carrellata sull'intera saga, parla dell'autrice, della nascita dei romanzi, del loro contenuto e di tutto quello che vi ruota intorno. Fra l'altro questo saggio mi ha anche indicato un po' di libri interessanti da leggere. Harry Potter A Test è un libro di test, divertente e con risposte interessanti perché non si limita a indicare la risposta giusta ma perché spiega anche per quale motivo quella è la risposta giusta e approfondisce un bel po' di argomenti. La metafisica di Harry Potter per me è il libro più interessante, analizza la saga in profondità. Harry Potter. Il cibo come strumento letterario propone l'analisi di un singolo argomento, ed è per me la dimostrazione più evidente di come per realizzare una finzione convincente il suo autore debba curare ogni dettaglio, e questo alla faccia di chi pensa che gli appassionati di fantasy siano disposti ad accettare di tutto.

J.K. Rowling: Harry Potter e la pietra filosofaleE poi ci sono stati Potterologia, raccolta di dieci saggi curata da Marina, i cui saggi più interessanti erano proprio il suo, quello di Chiara Codecà (peccato non fosse possibile per motivi economici inserire delle belle illustrazioni a colori) e soprattutto quello di Rita Ricci: Luci dall'Ombra: tracce archetipiche in Harry Potter. Di Rita Ricci avevo già letto due interessanti articoli, uno su La collina dei conigli di Richard Adams apparso sul secondo numero di Effemme e uno su La caduta di Malazan di Steven Erikson apparso sul terzo numero di Effemme, e il fatto che io abbia apprezzato un saggio su una saga che invece non mi è piaciuta indica quanto mi è piaciuto il modo di scrivere dell'autrice del saggio. Inevitabilmente ho letto anche l'interessante saggio di Rita Harry Potter. L'avventura di crescere, il cui limite principale è che, visto che è stato pubblicato prima che J.K. Rowling finisse di scrivere la sua saga, non si occupa degli ultimi libri. Peccato, avrei letto volentieri qualche altro capitolo. Quindi sono finita su Lucchetti Babbani e medaglioni magici di Ilaria Katerinov, anche lei presente in Potterologia. Lucchetti babbani e medaglioni magici parla della traduzione della saga di Harry Potter, e visto che anch'io mi sono trovata a parlare di problemi di traduzione, in particolare per quanto riguarda Le cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin, ma anche per La Ruota del Tempo di Robert Jordan la traduzione è discutibile, ho voluto vedere il suo approccio. E questi sono i libri che ho letto io, ma ne esistono ancora molti altri.

Probabilmente proprio per quest'abbondanza di pubblicazioni, e perché non mi sento un'esperta, ho quasi sempre evitato di parlare di Harry Potter e dei romanzi di J.K. Rowling. Ora però li sto rileggendo, uno dei millemila impegni che mi sono presa in questi mesi, e qualche commento ci sta. Nulla di troppo serio o approfondito, ma almeno una mia impressione sui vari volumi che compongono la saga.

J.K. Rowling: Harry Potter e la pietra filosofaleHo letto per la prima volta Harry Potter e la pietra filosofale nella primavera del 2001, quindi ormai la saga era già un fenomeno mondiale e io lo sapevo. Non che sapere che un libro è un bestseller sia una garanzia, ho letto romanzi vendutissimi che si sono rivelati poco più di nulla, ma l'aura da fenomeno editoriale c'era già.

Onestamente non ne sono rimasta folgorata, tanto è vero che ho letto i due successivi solo qualche mese più tardi, quando dovevo consolarmi perché avevo il cuore infranto e dovevo decidere come andare avanti nella vita. In assenza di meglio (a livello di letture) mi sono buttata su Harry Potter 2 e 3, ma per ora restiamo sulla pietra filosofale. Non un fenomeno per me ma leggibile.

Ora... all'inizio mi sono stupita di quanto la storia scorra. Ci sono cose che non mi tornano, anche conoscendo profezie e retroscena narrati nei romanzi successivi non mi suona tanto bene il fatto che Silente abbia lasciato Harry in balia dei Dursley, che lo hanno trattato così male, senza fare nulla per anni. Alla trama serviva l'orfano maltrattato, nelle fiabe è una figura che incontriamo davvero spesso. Una delle abilità della Rowling è quella di piazzare archetipi in giro in modo da agganciare per bene il lettore.

J.K. Rowling: Harry Potter e la pietra filosofaleAvete mai letto Il codice rivano di David e Leigh Eddings? Secondo me dovrebbe essere una lettura obbligatoria per tutti gli aspiranti autori di fantasy, così la maggior parte di loro, quelli convinti che basti scrivere qualsiasi cosa tanto noi ce la beviamo, rinuncia a scrivere perché capisce quanto è difficile e noi rischiamo meno di imbatterci in tavanate galattiche. Bene, per quanto la maggior parte del testo sia noioso (sono i loro appunti di lavoro, il divertimento sta nei romanzi) l'introduzione fa ridere e ogni tanto mi ritrovo a citarla. David Eddings citando gli archetipi ha scritto " Ho seminato più ami archetipici nel primo paio di libri della Saga dei Belgariad di quanti se ne trovano in un negozio di caccia e pesca. Sapevo che, lette le prime cento pagine, nessun lettore avrebbe rimesso giù il libro. L'uso degli archetipi nella creazione di una storia di fiction è l'equivalente letterario dello spaccio di droga." (pag. 13)

J.K. Rowling: Harry Potter e la pietra filosofaleSe vi va di approfondire la questione leggetevi i libri di Marina, L'incantesimo Harry Potter e La metafisica di Harry Potter, e anche quello di Rita, Harry Potter. L'avventura di crescere. Notato, fra l'altro, che sia Harry che Garion sono orfani e che chi si occupa di loro non glie la racconta giusta sul loro passato?

Una parte del mio cervello osservava le strutture narrative, e magari diceva "questo l'ho già visto qui, qui e qui", ma l'altra si divertiva. La Rowling dimostra una fantasia notevole nell'inventare un mondo così simile e così diverso dal nostro, completo e coerente. Ci sono elementi che compaiono già in altre storie? A ben vedere probabilmente lo potremmo dire per tutta la narrativa moderna, la differenza viene data da come questi elementi sono presentati. La Rowling, come detto, è scorrevole, caratteristica fondamentale in un libro per bambini che, se faticassero, si annoierebbero e per lo più abbandonerebbero la lettura. Per la profondità vi rimando ai già citati saggi. La trama a volte mi è parsa un po' contorta, o rigida, come se il meccanismo narrativo non fosse stato oliato alla perfezione. La funzione del troll all'interno della storia più grande si scopre alla fine, ma il modo in cui è narrata la scena, il combattimento e le reazioni dei protagonisti, mi sembrano un po' farraginosi. Ci sono piccoli dettagli che mi sembrano più necessari a quello che l'autrice ha previsto come necessario punto di arrivo che non come elementi naturali, o necessari, della narrazione nel momento e nel modo in cui vengono narrati. Insomma, un buon libro per bambini ma con ancora alcune cose da sistemare. E poi ci sono alcune considerazioni interessanti, frasi che sono l'anima del nostro genere ma che hanno importanza anche per noi e su cui si dovrebbe riflettere.

"Bene e male non esistono. Esistono soltanto il potere e coloro che sono troppo deboli per ricercarlo..." (pag. 276).

Bene e male. Mmm... devo smetterla, ho fin troppe cose da scrivere. O ancora

"Lo vedi che cosa sono diventato? disse il volto. "Pura ombra e vapore... io prendo forma soltanto quando posso abitare il corpo di qualcuno..." (pag. 278).

C'è davvero bisogno di sottolineare l'importanza dell'ombra?

"Bisogna sempre chiamare le cose con il loro nome. La paura del nome non fa che aumentare la paura della cosa stessa" (pag. 283).

E in meno di dieci pagine sono ben tre gli spunti per articoli veri, se solo ne avessi il tempo. Ci sono altre considerazioni interessanti all'interno di un'avventura che ha raggiunto momenti di coinvolgimento emotivo notevoli. No, forse quella di Harry Potter non è solo una saga per bambini, e se io mi diverto di più con diversi altri autori questi sono comunque ottimi libri.


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