1995: El Dia de la Bestia di Alex De La Iglesia
Grottesco? Horror? Parodia? Pochade? Cinica caricatura? Opera blasfema? Thriller dissacrante? Satira della società massmediologica? Atto d’accusa nei confronti del consumismo? Difficilmente definibile questo lavoro che il Morandini ha definito “un film sbracato e frenetico all’insegna dell’esagerazione”.
Originale il punto di partenza: un sacerdote in base ai suoi studi sul Vangelo di Giovanni è persuaso che il giorno dell’Apocalisse è il 25 dicembre prossimo: in quella notte nascerà l’Anticristo. Per evitarlo, decide di mettersi in contatto con Satana compiendo azioni «nefande». Ma ben presto El dia de la bestia si rivela un mix di generi tutt’altro che armonico, una mescolanza che vede ogni genere vivere per proprio conto, stridere uno con l’altro: l’ironia sembra fuori posto in mezzo a tanti morti, i morti sembrano fuori posto nel susseguirsi di equivoci e sberleffi, gli sberleffi sembrano fuori posto nel ritratto di una città violenta e indifferente… Se il regista voleva stupire lo spettatore, vi è riuscito in pieno… ma è uno stupore non gradevole. Infastidisce e irrita il comportamento sconclusionato dei vari personaggi, infastidisce l’abuso di battute banali e superflue, irrita il ripetersi di situazioni riempitive e inconcludenti, infastidisce e irrita il cattivo gusto che sembra dominare l’intero film.Inconcepibile che Alex De La Iglesia (pupillo e seguace di Pedro Almodovar) abbia ricevuto il premio Goya (il più prestigioso per il cinema spagnolo) per la regia e che alcuni critici lo paragonino al messicano Guillermo Del Toro.
Da condividere in pieno quanto scritto da Amos Gitai: “Quello che al principio sembrava interessante… sprofonda nella totale idiozia con situazioni ridicole e senza senso, terminando in maniera davvero imbarazzante”.
Modesta la performance dell’intero cast che oscilla da una recitazione sopra le righe a una prestazione da minimo sindacale (in una particina appare anche Maria Grazia Cucinotta, con tanto di parrucca: tentativo di rendersi irriconoscibile?).
p.s.
di positivo ho trovato solo la ricostruzione, ad opera dei bravi scenografi, di una Madrid «catastrofica», “una Madrid post movida, rockettara, convulsa” (Il Corriere della Sera).
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