La critica alla società industriale ha da sempre avuto un rapporto privilegiato con il cinema, Metropolis di Fritz Lang, 1926, ci raccontava di un mondo alienato, ugualmente, ma con sagace ironia, Chaplin in Tempi moderni, 1936. L’indice accusatore era puntato sulle macchine, la loro progressiva introduzione nei processi lavorativi avrebbe generato automatismi che svuotavano le attività di ogni parvenza di umanità.
A distanza di poco meno di un secolo macchine e tecnologie sono divenute pervasive, non c’è nessuna delle nostre azioni quotidiane che possa esimersi dal loro utilizzo. L’umanità non è scomparsa, si è adattata al cambiamento. Macchine al servizio della tecnologia, tecnologia al servizio dell’uomo, uomini al servizio di altri uomini. Siamo tutti oggetti a usati da qualcuno, questo il (triste, ndr ) pensiero di Santiago ‘Bou’ Grasso che ha realizzato il pluripremiato corto d’animazione El Empleo (L’impiegato)
Nella visione nel regista argentino la nostra è una società apatica, in cui tutte le relazioni esistono solo per il loro carattere funzionale generando una moderna schiavitù. La storia dell’impiegato, raccontata con l’animazione 2D, rende il concetto, con un cinismo neanche tanto velato.