El Gato Chimney è in mostra fino al 14 novembre alla Galleria Antonio Colombo di Milano.
Marco Campori nasce nel 1981 a Milano, dove ancora oggi vive e lavora.
Ha un’iconografia molto riconoscibile, mutuata dalla street art e altrettanto vicina alla sensibilità statunitense. Inizialmente ha lavorato per strada, con stickers, poster e graffiti, puntando tutto, o quasi, come fa ancora oggi, sul colore e sul suo tratto calligrafico.
I quadri – alcuni anche di grande formato – in mostra in via Solferino uniscono suggestioni fiamminghe a irruenza steampunk, un’iconografia antica, da miniatura, calligrafica, che richiama le guerre medioevali ed i grandi spostamenti di papi e imperatori, è resa attraverso figurette irreali, uccelli con le braccia, passerotti con la maschera, mostriciattoli celati da cappe.
Si osservano i quadri, si colgono i personaggi, non si capisce se si stia assistendo ad una raffigurazione dell’irreale, di qualcosa di fantastico, o a personaggi travestiti perché intenti a celebrare magici rituali.
Nonostante i colori caldissimi, con l’indaco e il porpora dominante, pesa un senso di morte, di precarietà e di consunzione, come nei quadri di Hieronymus Bosch e dei fiamminghi in generale.
In questi crocicchi senza tempo, steppe desertiche, abissi sconfinati, fiumi in secca, con cieli plumbei, divisi praticamente sempre in due come si fosse tra una colonna e una volta, si affollano i simboli: civette, chiavi, ex voto, maschere, campanelli.
Dettagli abbandonati in qualche angolo, su cui pesa una valenza magica. Il simbolismo è evidente, messo in mostra, ma non sempre comprensibile.
Ci coglie l’enigma ma non lo sappiamo risolvere. Cosa significano i volti coperti di queste figure giganteggianti, nascoste da paramenti dai colori aztechi, con rami al posto delle braccia?
Le bocche cucite, i campanelli? Il numero tre, le casette per uccelli, i becchi colorati?
A ciascuno la sua risposta.
L’esposizione all’Antonio Colombo presenta un’istallazione site specific, con un volto / fiore su un muro, un’installazione di legno e fili rossi, ed alcune maschere (le stese dei personaggi uccello che si vedono nei quadri su tela e su carta) ed è da non perdere.
Written by Silvia Tozzi