Il nuovo Presidente ad interim, dopo aver sciolto il Parlamento, ha nominato El Baradei a capo del Governo. Intanto i militanti pro-Morsi stanno costituendo delle milizie. Gli scontri tra fazioni si moltiplicano, decine di morti nel Paese. L’Egitto si avvia verso una guerra civile.
Morsi, democraticamente eletto un anno fa alla guida dell’Egitto, nell’arco di questi pochi mesi ha compiuto molti errori, peccando di despotismo ed inimicandosi vari settori della società. L’incapacità di risolvere la crescente crisi economica ha scatenato il resto.
Da Squer.it
I 10 errori di Morsi
1 – La “Fratellizzazione” del paese: nel giro di pochi mesi, Morsi ha collocato diversi appartenenti alla Fratellanza in varie istituzioni statali. Ha collocato cinque membri in altrettanti ministeri, otto nell’ufficio presidenziale, oltre a sette governatori, 12 assitenti di governatori, 13 consiglieri di governatorato consiglieri e 12 sindaci, responsabili per 40 milioni di egiziani.
2 – Giudici e Magistratura: i tentativi di Morsi di controllare il potere giudiziario è andato contro la costruzione di uno Stato democratico. Il Faraone ha destituito il procuratore Abdel Meguid Mahmoud scorso novembre, un passo che è stato poi dichiarato da un tribunale egiziano come incostituzionale.Inoltre lo scatto autoritario messo in atto a Novembre, con cui i decreti presidenziali vennero dichiarati immuni dalla supervisione giudiziaria, è stato anche considerato un passo che ha indebolito i tribunali.
3 – La cacciata di Tantawy nello SCAF: In seguito al licenziamento del Generale Mohammed Tantawy, il ministro della difesa sotto l’ex presidente Hosni Mubarak, le potenti forze armate del paese hanno guardato Mursi con diffidenza. Non solo Tantawy, insieme ad altri alti comandanti dal Consiglio Supremo delle Forze Armate, furono quelli che costrinsero Mubarak a lasciare il potere. Tentativi consecutivi di screditare i militari da parte dei Fratelli Musulmani, da dove proviene il presidente, hanno messo a repentaglio la relazione tra Morsi e l’establishment militare.
4 – Giro di vite sui media: il licenziamento di alcuni caporedattori dei giornali del paese, oltre alla confisca di un certo numero di giornali, ha sollevato guai riguardanti il futuro della libertà dei media in Egitto sotto il dominio di Morsi. Più di 200 giornalisti sono stati interrogati dal pubblico ministero del paese. L’ufficio presidenziale ha depositato 100 cause contro giornalisti e figure dei media, tra cui il famoso scrittore satirico Bassem Youssef.
5 – Fallimento dell’economia: Non riuscendo a mantenere le promesse che aveva fatto durante le elezioni presidenziali (aumentare i salari e migliorare le condizioni di vita), Morsi ha alimentato la rabbia della gente contro di lui. Ci sono state circa 558 manifestazioni, 514 scioperi e 500 sit-in quest’anno in Egitto. Il deposto presidente ha cercato di arginare la crisi economica del paese con la sua decisione di modificare le leggi fiscali nello scorso novembre. Tuttavia, ciò ha determinato un aumento dei prezzi delle materie prime essenziali per i cittadini.
6 – Affari esteri: la scelta del momento della visita di Morsi a Teheran e Mosca ha influenzato il modo in cui è stata percepita la sua posizione riguardo alla crisi siriana, soprattutto dal momento che è salito al potere a seguito di una rivoluzione popolare che in seguito ha ispirato la rivolta siriana.
7 – I veri decisori: I leader dei Fratelli Musulmani hanno annunciato continuamente decisioni e fatto dichiarazioni riguardanti gli affari di stato nel corso di eventi pubblici. Questo ha dato alla gente l’impressione che fossero i veri responsabili politici dietro le decisioni di Mursi. Questo ha indebolito l’immagine del presidente di fronte al pubblico.
8 – Le dichiarazioni di emergenza: le dichiarazione di Mursi di uno stato di emergenza in tre città vicine al Canale di Suez, a seguito di quattro giorni di disordini civili, è stato ritenuto inefficace. Le città sono state sottoposte ad un coprifuoco di 30 giorni, che secondo la Costituzione, deve essere approvato dai membri del Parlamento o dal Consiglio. La restrizione è stata contestata seriamente dai residenti delle città, che hanno riempito le strade nonostante il coprifuoco.
9 – Detenuti graziati: La decisione di Mursi di emettere un decreto per amnistiare 22 imputati detenuti che scontavano pene nel carcere di Wadi Natrun. Su alcuni dei prigionieri graziati pendevano accuse di spaccio di droga e di omicidio.
10 – Accuse alle opposizioni: Avanzare reclami contro esponenti dell’opposizione come l’ex capo dell’agenzia nucleare Mohammad ElBaradei, i leader dell’opposizione Hamdeen Sabahi e Amr Moussa, e una serie di figure di spicco dei media accusandoli di incitare la gente contro il neo-eletto presidente.
Due pareri sulla crisi egiziana. Massimo Campanini, docente all’Università di Trento:
La crisi egiziana decreta il fallimento del progetto dei Fratelli musulmani o mette in discussione le cosiddette “primavere arabe”?
Non credo che la caduta del regime di Morsi – con tutti gli errori compiuti – sia la fine dell’islam politico. Innanzitutto perché c’è un forte radicamento dell’islam nella coscienza popolare, nei popoli arabi, soprattutto in quello egiziano. In secondo luogo, proprio in seguito alle cosiddette “primavere arabe”, si stanno sviluppano nuove forme di pensiero politico. Per esempio lo sheikh Yusuf Al Qaradawi, uno degli intellettuali della Fratellanza musulmana, ha elaborato il concetto moderno di “stato civile”, per cui lo stato islamico non sarebbe un sistema teocratico, ma – appunto – uno stato civile basato sul diritto. Questo pensiero non viene messo in discussione dal fallimento dell’esperienza del regime di Morsi. Questa vivacità nell’islam politico promette un futuro non completamente oscuro.
La crisi egiziana accredita l’idea che sia impossibile nei Paesi arabi una democrazia liberale o – al contrario – che sta crescendo il desiderio di ottenerla?
Una democrazia liberale all’occidentale mi sembra molto difficilmente praticabile nei Paesi arabi, non solo per l’incidenza dell’islam, ma anche per la loro tradizione storica, perché i regimi militari hanno sempre dominato nei Paesi arabi. Però questo non vuol dire che non ci siano potenziali soluzioni. Occorre che i partiti di orientamento islamico assumano quella che Gramsci chiamerebbe “una funzione egemonica”, cioè una funzione di direzione morale, intellettuale, economica, sociale e politica delle masse. Questo garantirebbe una democrazia che non possiamo definire liberale, ma che potrebbe comunque essere una nuova forma di democrazia.
L’opposizione rappresentata da El Baradei che idea di governo, di democrazia ha in mente?
Credo che El Baradei abbia una visione occidentale della democrazia. Ma dobbiamo tenere conto che il fronte dell’opposizione in Egitto è molto frammentato, manca di un coordinamento.
Adbel Fattah, esponente di spicco della Fratellanza Musulmana egiziana, movimento a cui appartiene il Presidente deposto, Morsi:
Da reset.it