16 agosto 2014 Lascia un commento
Della rivoluzione portata dall’elettronica in ambito musicale e di tutto il bagaglio teorico conseguente, il grande pubblico oggi conosce quel poco che la musica di massa elemosina e senza comunque domandarsi che esperienze e know-how ci siano dietro, intrappolati in un piccolo ambito rispetto a quanto si avrebbe davvero a disposizione. Per un certo periodo negli anni ’60 e ’70, tutto sembrava potesse accadere mentre invece e’ accaduto solo il peggio possibile e se un certo tipo di ascolti erano usciti dalle accademie, si commise pero’ l’errore e l’orrore di imporre il nuovo come unico, provocando di fatto una ribellione di massa che ha gettato via il bambino con l’acqua sporca.
L’occasione ando’ irrimediabilmente perduta e certo se ve ne sara’ un’altra, non potra’ essere in tempi troppo stretti considerando la tragica banalita’ che l’ascoltatore medio riesce a recepire attraverso i pasti precotti senza alternative.
E’ qui che Giacomo Fronzi interviene con un lungo ed esaustivo saggio che innanzitutto ripercorre la storia della musica elettroacustica in tutte le possibili declinazioni e lo fa iniziando per zona geografica perche’ in nazioni come Francia, Germania e Italia, troviamo le teorizzazioni stilistiche e tecniche dalle quali poi tutto quanto il seguito e’ germinato. Tre vere e proprie scuole, la musica concrete di Pierre Schaeffer in Francia, l’elettronica di Karlheinz Stockhausen in Germania e l’Italia a fare da ponte con Maderna, Berio e Nono sono alla base della quasi totalita’ delle esperienze elettroacustiche alle quali vanno aggiunti s’intende gli Stati Uniti con Cage ma soprattutto il minimalismo che Riley , Adams, Glass e Reich tra i tanti sono riusciti ad elevare forse ad arte non popolare ma almeno a farla uscire dai recinti riservati a pochi adepti. Concluso l’ambito geografico, Fronzi dedica altrettanto spazio a percorsi prettamente stilistici quindi transnazionali con riferimento a nomi ben noti anche a coloro che la musica si limitano ad ascoltarla senza troppo impegno e all’ultima parte che lo vede impegnato nell’analisi storica e filosofica dell’elettroacustica
Bel libro che riesce a non annoiare laddove poteva essere complicato non limitarsi ad un banale elenco di luoghi, fatti e persone. Se v’e’ un difetto e’ nel soffermarsi troppo su Africa e Jamaica che si completano il quadro ma poco hanno a che fare in senso stretto con l’elettroacustica e al contrario restando troppo in superficie del krautrock, prog e di tutto il panorama europeo dei decenni a seguire, saltando a piu’ pari synthpop e tutti i derivati EBM, IDM cosi’ come restando nella musica dance, nemmeno un accenno all’Italo Disco o al New Beat che pure tanta influenza hanno ancora oggi ed esemplari in quanto strumentazione e il loro uso. Tolto questo un buon testo forse non un riferimento ma di certo un inizio importante sulle tracce della musica elettroacustica.