Marina Betto racconta una degustazione unica tenutasi a Roma sui vini dell’Etna ed in particolare un vitigno autoctono molto elegante: il Nerello Mascalese. C’è un vitigno siciliano, tra i tanti noti e meno noti, fedelissimo all’Etna; non lo trovate coltivato in altre zone della regione ma soltanto sulle pendici assolate del vulcano, ( Passopisciaro, Castiglione di Sicilia) sul versante nord orientale che guarda lo stretto e il Canale di Sicilia, da cui provengono i vini migliori. Presente sull’isola già quattro secoli fa, veniva utilizzato per fare il cosiddetto vino di “Riposto” ( piccolo porto sul mare da cui partivano le navi , con il carico di vino), esportato fin nelle Americhe, ma mischiato e vinificato con altri vitigni. Molti lo hanno paragonato al Pinot Nero, per l’eleganza e il tannino poco aggressivo, ma l’analisi scientifica ha escluso questa connessione.
Lo si coltiva fino a Faro, lì dove ancora c’è terreno lavico e pomice, perché la simbiosi del Nerello Mascalese ( Nero della Piana di Mascali) è totale con il territorio dell’Etna; qui sopravvivono piante che hanno 120 anni, coltivate ad alberello, capaci di dare a quest’uva dal grappolo violaceo e acino piccolo, con maturazione tardiva, un carattere minerale molto profondo.
Il Nerello Mascalese ad un certo punto scompare,perché era diventato difficile da coltivare, in una zona come l’Etna dove la pendenza è massima, e le condizioni generali sono abbastanza estreme; E’ stato Benanti il primo produttore a ripopolare e a spingere per la ripresa della viticoltura, insieme a Salvo Foti l’enologo che ha creduto in questo vitigno, rimettendo in funzione negli anni ’80 i vigneti a Nerello Mascalese, ed è stato così che molti altri lo hanno seguito, quasi come un passaparola, che ha richiamato poi gli investitori dalle altre regioni e perfino dall’estero.
Rosso rubino trasparente dal bouquet magnifico di fiori freschi ed erbe, fruttato di pesca e fragole con sentori di foglia di limone. In bocca entra delicato con la sua freschezza, riportando le sensazioni fruttate avvertite al naso, con una discreta mineralità di fondo. E’ il “Graci” Castiglione di Sicilia 13.5° vol, Etna Rosso 2010 un vino che vi si imprimerà nella memoria per il suo incredibile profumo.
scorcio dei vigneti pietradolce
Rosso rubino scarico e trasparente dal profumo di frutta matura, agrume, e finocchio selvatico; in bocca ha un buon equilibrio tra la componente acida e la tannicità sottile, chiude con una nota salina, è il”Pietra Dolce” 2010 Archineri, Etna Rosso ( Nerello Mascalese 95% e 5% Nerello Cappuccio)di Michele Faro.
Profumo etereo, minerale, balsamico di erbe aromatiche con sentori di tabacco e legna arsa in un poutpourri delicato è quello che arriva al naso. All’assaggio è equilibrato, con un tannino morbido ed elegante, un vino veramente ben fatto che è vessillo di un terroir sorprendente e molto vocato, questo è il “ Musumeci” Tenuta di Fessina 2008 14 ° vol.
Un trittico di Nerello Mascalese che merita di essere conosciuto e apprezzato sempre di più.