Elemòsina
Voce dotta, dal latino cristinao eleemosўna(m), dal greco eleēmosýnē, da eleēmôn ‘misericordioso’, derivato di éleos ‘pietà’, di etimologia sconosciuta.
Sostantivo femminile.
1. Secondo precetto cristiano della carità, soccorso materiale che si dà al prossimo bisognoso: fare, chiedere l’elemosina.
(per antonomasia) Beneficenza fatta ai poveri, a una chiesa o a un convento: dare in elemosina.
L’offerta data in chiesa durante la messa.
Ridursi all’elemosina: (figurato) in totale miseria.
2. Compenso dato al sacerdote per celebrare una messa.
Compenso, tassa percepita per le concessioni di dispense e di atti amministrativi ecclesiastici.
3. (spregiativo) Ciò che si fa o si dà con superiore degnazione o controvoglia: ti ho chiesto un favore, non un’elemosina.
Una (parola) giapponese a Roma
Barter ['barter]
Voce inglese, propriamente ‘baratto’.
Sostantivo maschile invariabile.
(televisione) Forma di sponsorizzazione per cui le aziende producono e offrono direttamente a network determinati programmi, in cambio del diritto di inserirvi sponsor pubblicitari.
Cui prodest ['kui 'prodest]
Locuzione latina interrogativa cui prodest?, letterariamente ‘a chi giova?’, a volte anche resa come cui bono?, ‘chi ne beneficia?’. È tratta dalle parole pronunciate da Medea nell’omonima tragedia di Seneca, dove ella afferma: "cui prodest scelus, is fecit", cioè "colui al quale il crimine porta vantaggi, egli l’ha compiuto".
Domanda con cui ci si chiede a chi possa recare vantaggio un determinato fatto. Applicata nella ricerca investigativa significa che la scoperta di un possibile movente costituisce un indizio nella ricerca del colpevole.