"Tra tutti i santi forse San Francesco è quello che più facilmente illumina il quotidiano e riesce ad aprire una strada che parte dalla comunione squisitamente terrena con la natura, con gli animali, con gli esseri più umili e sprovveduti e fa intravedere il cammino che porta più in là, sopra l'immediato e il tangibile, verso la comunione con l'assoluto. Il raggiungimento di questa meta finale, che nel linguaggio mistico tradizionale viene designata come "nozze mistiche", può essere difficile e doloroso, può implicare una profonda sofferenza fisica e spirituale.."
Così inizia la prefazione di Martha L. Canfield al libro di Elena Bartone, Francesco, nel silenzio, edito recentemente da LietoColle.
Ed è una premessa, questa, più che opportuna perché il cammino della poetessa verso la comunione con l'assoluto di sicuro è stato arduo.
Una vita la sua probabilmente con un rapporto diretto con la sofferenza che, alla fine, non le ha portato solo dolore ma anche una forte sensibilità:
"Come quando placasti l'ira
del lupo di Gubbio, placa
la mia smania d'immensità.
Placa la mia sete di divino,
non dirmi come, non dirmi
quando." (Il lupo di Gubbio)
Di questa sensibilità ne ha guadagnato sicuramente la sua poesia.
Elena Bartone, in questo libro, è riuscita a contaminare della sua essenza ogni suo verso. Il suo è un libro non solo da leggere ma anche da vivere profondamente.