Momenti di immigrati italiani. . = . Ho visitato un paio di volte il museo di Ellis Island e mi ha fatto abbastanza impressione. Perché nel vedere i registri e gli elenchi di persone che sono passate da lì si ha la percezione diretta di come l’immigrazione sia un fenomeno che intreccia, più di altri, le storie personali e la Storia con la < S > maiuscola. Nei documenti custoditi a Ellis Island, negli atti di nascita e di arrivo negli USA, si sono fermati quei momenti in cui milioni di vite oscure sono entrate in un < sistema >, per dirla con Foucault, nell’archivio del potere. In quel momento quelle persone sono state identificate. Non a caso uno dei punti di forza del museo di Ellis Island è la possibilità di rintracciare le schede con cui venivano catalogati gli immigrati e quindi di ritrovare i propri avi su quei pezzi di carta ingiallita, scannerizzati e inseriti nel computer. I dati personali sono spesso storpiati, come accade anche oggi: è la conseguenza della difficoltà tra immigrato e funzionario di frontiera. In questo museo, nella straordinaria raccolta di fotografie degli immigrati appena arrivati e anche nella ricostruzione della vita e delle lotte dei lavoratori che giungevano da ogni parte del mondo, si respira quella che è stata una gigantesca epopea. L’impatto dell’immigrazione sulla vita delle persone è enorme, non appartiene al territorio della quotidianità ma a quello dell’eccezionalità, che segna le vite, le memorie individuali e collettive. Non è esagerato dire che l’emigrazione è una rottura dell’orizzonte lineare della temporalità, come una guerra o una rivoluzione, L’emigrazione non è uno scherzo, l’emigrazione è per sempre, segna la vita e la modifica. Non a caso sono sempre i più ardimentosi che partono per primi, coloro che accettano il rischio, che ci provano. L’emigrazione è il punto di incontro tra una condizione subita e il tentativo di cambiarla giocandosi tutto. L’emigrazione è nello spazio quello che la rivoluzione è nel tempo. -Angela Scarparo intervista Paolo Ferrero: IMMIGRAZIONE- (CLAUDIANA- TORINO, 2007).
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FESTA DI SAN NICOLA
Ha! Finalmente musica e canzoni
che bellezza e quale gioia
nei volti logorati dagli anni
e in quelli devastati dai malanni.
La Casa di Riposo
non più monotona attesa
ma vera da ballo sala
esprimeva spontanea voglia di vita.
E chi con difficoltà camminava
oggi addirittura ballava,
chi male respirava cantava,
chi era dimenticato, dimentico esisteva.
-Renzo Mazzetti-
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