Analizziamo prima le cifre e razionalizziamole, cercando di estrapolare qualche scenario.
Rosario Crocetta: 30.5% i suoi voti, sostenuto da PD, UdC, Mp e Unione Consumatori.
Totale dei seggi in consiglio: 30.
Nello Mesumeci (PdL, Cantiere Popolare, Mesumeci Presidente, Adc): 25.70% di voti.
Totale: 20 seggi.
Giancarlo Cancellieri, M5S, 18.20% dei voti.
Totale: 15 seggi.
Giovanni Miccichè (Mpa, Grande Sud, Fli, Ppa): 15.40%.
Totale: 15 seggi.
SEL e IdV fuori dai giochi. Così come Fli, che singolarmente non ha raggiunto il 5% necessario per avere consiglieri.
Primo partito, come quasi sempre, quello degli astenuti, questa volta con un imbarazzante 52.58%.
Osservando così i numeri, svuotati da populismo, proclami e retorica, appare uno scenario desolante, che prelude all'ingovernabilità se non addirittura a qualche "ribaltone".
Ma andiamo con ordine, partendo dall'ultimo dei dati: quello delle astensioni.
Quasi a ogni elezione il mantra del "partito degli astenuti" con percentuali sempre tra il 30 e il 40% diventa talmente ripetitivo da averlo quasi svuotato di significato. Riunisce i delusi dalla politica, gli indecisi, i menefreghisti, tutti i partiti lo vedono come un'oasi nel deserto, carica di voti, un'oasi che finora si è sempre spostata un passo più avanti, irragiungibile.
Un'oasi alla quale soprattutto il M5S si è spesso rivolto, eslicitamente: portare al voto i delusi, gli sfiduciati, gli astenuti, questa deve essere la grande "rivoluzione culturale".
Ma il segnale è chiaro: i delusi, gli sfiduciati, gli astenuti, non si sono fidati neanche del nuovo che avanza.
Senza dimenticare una cosa importante, che Grillo ha sempre sostenuto, assolutamente condivisibile e che i suoi attivisti non devono dimenticare proprio ora: gli astenuti, le bianche, le nulle devono rientrare nel conto, per avere un quadro ridimensionato e realistico del sentimento di un popolo di votanti.
Almeno, questo Grillo lo diceva e l'ho sentito spesso dire agli attivisti con i quali ho discusso.
Ora che gli astenuti si sono dimostrati così ottusi da non fidarsi, saranno ancora così coccolati?
Sinceramente a leggere i commenti a caldo, mi pare che siano già scomparsi, come al solito.
Rivoluzione culturale, quindi, che rischia di morire sul nascere.
Guardando i numeri un po' da lontano e giocando un po' a scacchi con i pezzi che compongono questa scacchiera, notiamo qualcosa di curioso. Partiamo da un assunto: il M5S siciliano non farà alleanze, a quanto sostiene. Persevera quindi nella sua strategia anti-partitica, dove si è autonomi, indipendenti e non si parla con gli altri. Crocetta ha invece subito detto di voler cercare un dialogo, riconoscendo l'importanza del risultato dei movimentisti.
Arriviamo quindi allo scontro politica-antipolitica, alle strategie conseguenti e agli scenari possibili, per rispondere alla domanda: a chi giova l'antipolitica?
Crocetta ha bisogno di un'alleanza. Questo per via di alcune possibili sommatorie che rendono il Consiglio Regionale Siciliano potenzialmente tra i più ingovernabili in Italia. Come? Mescoliamo un po' di carte: se il PD (14 seggi) perdesse il sostegno dell'Udc (11), e questa ricomponesse un centrodestra con PdL (12), MpA (10) e Grande Sud (5), avremmo un centrodestra con ben 38 seggi in consiglio regionale, ma ancora molto lontani dai 46 seggi necessari (su 90) per poter essere sicuri di governare.
E' anche vero che pur alleandosi con il M5S (fantascientificamente), la coalizione di Crocetta raggiungerebbe 45 seggi, uno in meno del necessario, ma sarebbe sempre meglio di niente.
A quella coalizione di centrodestra è però facile che si sommino, in un'ottica di potere, Cantiere Popolare (4) e Mesumeci Presidente (4), raggiungendo quindi i 46 seggi.
Ribaltone?
Pare di sì. Ma chiunque governi la sicilia, se non si trova con un numero di seggi importante, rischia di fallire. Conviene far fallire il consiglio? Certamente no.
E' quindi probabile che se il M5S continuerà sulla sua linea autarchico-oltranzista, avremo un unico risultato, scontato e previsto già dai più attenti analisti: la Grande Coalizione.
L'inciucio, secondo la terminologia populista.
Quindi, tirando le somme, avremmo il M5S costretto dagli eventi a buttare via un eccezionale patrimonio di voti e seggi, non spendibile in ottica politica, perché la politica, alla fine, potrebbe rinunciare a cercare di allearsi con chi dice "siete tutti uguali" (vero o no che sia, visto che l'antipolitica non ammette la presenza di "buona politica", neanche in contesti locali, se legata ai partiti).
Strategicamente, un disastro. Ci fosse stata quella sperata "rivoluzione culturale", un M5S con la maggioranza dei seggi farebbe bene ad agire da solo (ma chiunque conosca la politica locale sa benissimo che non si può mai, realisticamente, fare da soli, se non in un'ottica totalitaria).
Visto che non c'è (ancora) stata, il risultato rischia di essere uno solo: potenza buttata via. Con lo smacco di vedere formarsi dall'altra parte quell'odiatissimo inciucio che vede centrodestra e centrosinistra decidere e votare insieme.
Quindi, questa anti-politica, questo populismo anti-casta, alla fine, a chi serve, se non ai "soliti partiti"?
Il segnale da trasmettere agli astenuti non è l'anti-politica e la propaganda internet fatta di "meme" anti-casta, ma è la voglia di fare "buona politica". Soprattutto in contesti più ristretti rispetto a quello nazionale: a livello di comune, provincia, regione esistono persone oneste e volenterose in tutti gli schieramenti politici, ed è stupido (e pauroso) pretendere che tutte le persone oneste confluiscano in un unico movimento. Proprio perché spesso le persone oneste hanno un cervello, vogliono provare a cambiare le cose nel piccolo del loro comune, odiano sentirsi dire "stai buttando via tempo" e amano discutere con tutti, indipendentemente dalla casacca. Le persone oneste che hanno voglia di fare buona politica si spaventano, di fronte a chi dice: la parte giusta è questa, fidati. Perché chi ha voglia di fare buona politica non può concepire un sistema nel quale non ci siano persone che la pensino in modo anche diametralmente opposto.
Molti astenuti sono delusi dai partiti, è vero. Ma non vedono nell'antipolitica altro che l'ennesimo raccoglitore di voti di protesta, come ai tempi fu la Lega, che poi è finita come sappiamo.
La maturità del M5S passerà attraverso l'ammissione di dover correggere strategia, con gli astenuti, e da una riflessione che porti a considerare o anche solo a ipotizzare l'esistenza di un mondo "fuori" dal M5S con il quale parlare è costruttivo. In questo senso è interessante rivedere il video di un Grillo insolitamente pacato (qiundi controllato, pianificato, attento) che abbandona i toni caldi, comincia a mettere paletti e pare più stratega che in campagna elettorale. Che sia un preludio a un cambio di atteggiamento del M5S? Il tempo lo dirà. Sicuramente è auspicabile.
Lezione che devono imparare anche gli altri partiti, dando spazio ai molti bravi e onesti che meritano di emergere.
Ma davvero.
Francesco Lanza | @bedrosian
Elections in Sicily: the unexploded boom
The Regional elections in Sicily have been followed by everyone as the litmus test of the political moment, of the revolutions that were promised and hoped. But has something really happened, in the Leopard's land?
Something yes, but we need to analyze it without being superficial and with a clear mind, in order to understand how much has happened, and what.
Let's analyze the numbers and rationalize them, trying to extrapolate some scenarios.
Rosario Crocetta: 30.5% of votes, sustained by PD, UdC, Mp and Consumer Union.
Total of seats in council: 30.
Nello Musumeci (PdL, Cantiere Popolare, Mesumeci Presidente, Adc): 25.70% of votes.
Total: 20 seats.
Giancarlo Cancellieri, M5S, 18.20% of cotes.
Total: 15 seats.
Giovanni Miccichè (Mpa, Grande Sud, Fli, Ppa): 15.40%.
Total: 15 seats.
SEL and IdV out of the games. As Fli, that alone hasn't reached the necessary 5% to have members in the council.
The first party, as almost always, the abstained, with an embarassing 52.58%.
Just observing the numbers this way, and leaving populism, proclaims and rhetorics aside, we have a desolating scenario, that is the sign of impossibility to govern, if not even some turnaround.
But let's go forward in order, starting with the last piece of data: the abstained.
Almost at every election the mantra of the "abstained party" with percentages always between 30 and 40% become so repetitive that it has been emptied of meaning. It reunites the disappointed by politics, the undecided, the ones who don't care, and all parties see it as an oasis in the desert, full of votes, an oasis that until now has moved ever a step forward, becoming unreachable.
An oasis to which M5S has often talked to, explicitly: taking the disappointed to vote, the ones who have no trust, the abstained, this must be the great "cultural revolution".
But the signal is clear: the disappointed, the trustless, the abstained, didn't even trust the advancing news.
Without forgetting one important thing, that Grillo has always sustained, absolutely true and that his activists must never forget, especially now: the abstained, the whites, the nulls, must enter in the count, in order to have a redimensioned and realistic image of the sentiment of the voters.
At least, this is what Grillo said and I've often heard it said by activists which I talked with. Now that the abstained have proved themselves to be so closed and have no trust, will they continue to be treated as well? Honestly, reading the first comments, it seems they have already disappeared, as usual. A cultural revolution that risks to die before it is born.
Looking at the numbers from a distance and playing chess with the pieces that compose this board, we notice something interesting. Let's start from an assumption: the Sicilian M5S won't do any alliances, as it claims. They perseverate in the anti-party strategy, where they are autonomous, independent and not talking with others. Crocetta however has immediately said he wants a dialogue, recognizing the importance of the M5S results. We thus arrive at the politics-antipolitics battle, the consequent strategies and the possible scenarios, to answer the question: who takes advantage from antipolitics?
Crocetta needs an alliance. This because of some possible sums that make the Sicilian Regional Council potentially among the most ungovernable in Italy? How? Let's mix the cards: if PD (14 seats) loses the support of UdC (11) and the latter recomposed a center-right with PdL (12), MpA (10) and Great South (5), we'd have a center right with 38 seats in regional countil, still very far form the 46 necessary (out of 90) to be sure they can govern.
It's true that even in the case of an alliance with M5S (science-fictionally), Crocetta's coalition would reach 45 seats, one less than the necessary, but it would be better than nothing. To that center-right coalition it's easy to imagine that others will add, in a power prespective, Cantiere Popolare (4) and Mesumeci Presidente (4), reaching the 46 seats.
Turnaround?
It looks like that. But whoever governs Sicily, if the number of seats isn't reasonable, risks to fail. Is it convenient to make the council fail? Certainly not.
So it is probable that, in the case M5S continues on its autarchic-oltrancist line, we'll have one result, granted and foreseen by the analysist: the Great Coalition.
The mash-up, as the populist terminology states.
So, if we draw a line, we'll have a M5S constrained by events to throw away an exceptional patrimony of votes and seats, not usable in a political perspective, because politics in the end might give up trying to ally with who says "you're all the same" (whether it is true or not, since antipolitics doesn't admit the presence of "good politics", not even in local context, is linked to parties).
Strategically, a disaster. If there had been that "cultural revolution", an M5S with the majority of seats would have done well to act by itself (but anyone who knows local politics knows very well that they can never, realistically, do things alone, if not in a totalitarian perspective).
Since that hasn't happened (yet), the result risks to be one alone: power thrown away. With the irony of seeing on the other side the hated mash-up that sees center right and center left decide and vote together.
So this antipolitics, this anti-caste populism, in the end, who does it advantage, if not the "usual parties"?
The signal to send to the abstained isn't antipolitics and Internet propaganda done with anti-caste memes, but the will to do good politics. Especially in more restrained contexts than the national one: at a level of town, province, region, there are honest and hard working people in all political movements, and it's stupid (and scary) to pretend that all honest people go in one single movement. Because honest people often have a brain, they want to try and change things in their own little town, they hate to hear that they're wasting time and love to discuss with anyone, regardless of the political color. Honest people who want to do good politics are scared by those who say: this is the right side, trust me. Because who has the willingness to do good politics cannot conceive a system in which there are no people who have different, even opposite beliefs.
Many abstained are disappointed by parties, it's true. But they only see in antipolitics another protest votes box, as it was for the Lega, and it ended as we all know. The maturity of M5S will have to go through the admission that they must correct their strategy, with the abstained, and from thoughts that take them to consider or even hypothize the existence of a world out there ouside M5S, talking to which may be constructive. in this sense it's interesting to see the video of a unusually calm Grillo (controlled, planned, careful) who abandons the hot tones, starts putting limits and looks more like a strategist than he did during the campaign. May this be the beginning of a change in M5S? Time will tell. Surely it would be better.
Lesson that the other parties must learn as well, giving space to the best and honest who deserve to emerge.
For real.
Francesco Lanza | @bedrosian