Nessuno si stupisce a sentir dire che ci sono politici, anche ai vertici dello Stato, eletti con i voti della mafia: si tratta infatti di quelle cose che tutti sanno, ma nessuno dice, perché (per carità) bisogna proprio possedere una documentazione inoppugnabile per fare affermazioni del genere.
Si tratta di potenti: gente che può pagare fior fiore di avvocati e mettere nei guai chiunque, senza documentazioni, prove concrete e sentenze in terzo grado di giudizio osi fare affermazioni del genere, ma l'accusa oggi (tutta da verificare, peraltro) parte da un pentito di mafia, Carmelo D'Amico,
che nella sua deposizione al processo sulla trattativa Stato- mafia, ha dichiarato che sia Angelino Alfano (attuale ministro degli interni) che Renato Schifani (presidente di NCD) sono stati eletti con i voti della mafia ed entrambi sarebbero nel novero dei politici che hanno concluso accordi con l'organizzazione malavitosa, ma si tratterebbe di informazioni di seconda mano, in quanto sarebbero cose che D'Amico è venuto a sapere in carcere .
Certo le parole di un pentito non fanno testo, se non supportate da prove concrete, d'altro canto dopo l'uccisione di Falcone e Borsellino nel 1992 e gli anni di tensione che ne seguirono, qualche tipo di mediazione per fermare gli attentati e la guerra probabilmente venne ricercata e raggiunta.
Berlusconi con Forza Italia vinse le elezioni nel 1994: chi lo avrà votato?
Sempre secondo la deposizione di Carmelo D'Amico si trattò di un accordo tra i vertici dei Servizi segreti ed i capi di Cosa Nostra: una ricostruzione fantasiosa per ottenere privilegi e sconti di pena o magari per colpire politici scomodi?
Una verità segreta e nascosta? Ecco alcune domande alle quali neanche la storia riuscirà a dare risposte.
La successione temporale non corrisponde ad un rapporto causa effetto, ma delinea sul piano analogico della concretezza reale ciò che il nesso causale rappresenta invece sul piano logico: si tratta di livelli distinti e non coincidenti, ma che suggestivamente rimandano l'uno all'altro.
La domanda che resta è: fino a che punto le istituzioni sono state contaminate e cosa è possibile fare oggi per eradicare realmente il cancro della corruzione e delle collusioni con la malavita?